La persecuzione delle streghe fu un femminicidio di massa – 3a Parte

Foto copertina: Roberto G.

“Se sei una donna e osi guardare in te stessa, sei una strega”. – W.I.T.C.H.

Le streghe e il Diavolo

Ad un certo punto tutte le divinità pagane locali divennero demoni (ad eccezione di Diana). I demonologi e il clero che non capivano l’autonomia delle donne, le sottomisero ad un’altra autorità maschile, quella del Diavolo. C’è chi dice che le streghe venerassero nei sabba divinità con le corna che sono associate nella tradizione anglosassone a Cernunnos, in Italia a Fauno (Pan), ma anche a dee come Artemide, Ecate (dea delle streghe) e così via. Le corna di toro o di capra possono essere simboli di fertilità. Nel 1921 l’antropologa ed egittologa Margaret Murray affermò ne Il Dio delle Streghe che la divinità adorata nei sabba era il Dio Cornuto. Secondo lei questa divinità sarebbe antichissima e la sua prima raffigurazione si trova nella grotta di Trois-Frères ad Ariège. Il dipinto rappresenta un uomo vestito di pelle di cervo che porta sul capo delle corna ramificate, gli ruotano attorno degli animali in una specie di danza. Nel 670 AEC (avanti epoca corrente) l’arcivescovo di Canterbury, Teodoro, sconsigliò ai fedeli di andare in giro travestiti da bestie selvagge, come cervi, tori e capri, marchiando questa pratica come diabolica. Il Dio Cornuto viene chiamato per la prima volta Diavolo in un documento del 1303 in cui il vescovo di Coventry è accusato di omaggiare il Diavolo sotto forma di montone. Nel Rinascimento nacque il concetto di patto con questa divinità malefica per ottenere la conoscenza che finiva sempre male per l’assunzione di piena responsabilità da parte dell’essere umano. Questa tipologia di contratto però risale alla Bibbia, che in genere prevedeva un lieto fine con il soccorso di Dio.

Nelle confessioni spontanee o estorte con la tortura delle presunte streghe spesso il Diavolo è un uomo con delle caratteristiche animali (corna, peluria, coda, zampe, piedi palmati). Secondo demonologi come Francesco Maria Guazzo (Compendium Maleficarum), le streghe baciavano la coda del diavolo (il sedere) per dimostrare la loro sottomissione, in un’inversione del bacio liturgico durante la messa cristiana. Con il bacio dato ad un demone o ad una bestia (caprone, gatto, rospo) l’iniziato dimentica gli insegnamenti del cristianesimo. Il bacio avveniva durante un sabba, il rituale spesso orgiastico in cui le streghe si riunivano con demoni e Diavolo. Quest’ultimo appariva anche vestito da prete, bell’uomo, giovane, innamorato, nero in viso. Per alcune fonti, i demoni, pure loro spesso bellissimi, non sono in grado di procreare con gli umani, quindi possiedono corpi di cadaveri. Siccome non eiaculano seme, prima devono fare sesso con un uomo come Incubi per prendere il suo seme e poi ingravidano una donna come Succubi (San Tommaso, Summa Theologiae, 1274). Tutte le confessioni delle streghe concordavano su un fatto: il liquido seminale del Diavolo è freddo, dà disgusto e non è capace di fecondare. Alcune dicevano che pure il pene della divinità infera fosse freddo oppure che quando erano state penetrate avessero sentito dolore. Il Diavolo poteva far provare alle donne un maggiore piacere sessuale perché riduceva magicamente la vagina oppure aveva un pene enorme o triplice per la contemporanea penetrazione vaginale, anale e orale. Quando il Diavolo si univa ad una donna sotto forma di Incubo, era sempre in una posizione proibita dalla Chiesa.

Il Diavolo dà pupazzi magici alle streghe, processo di Agnes Sampson, 1591

L’orgia delle streghe: il sabba

I Sabba erano una reminescenza dei ludi pagani, organizzati durante festività religiose, ma erano anche feste stagionali della semina e del raccolto che da marzo all’autunno occupavano il vecchio calendario (Equinozio di Primavera, Calendimaggio, Solstizio d’Estate, Equinozio d’Autunno). Soprattutto nelle campagne nell’Alto e Basso Medioevo fu difficile sradicare queste tradizioni e spesso vennero lasciate così com’erano rivestendole di un manto cristiano, fuorché per la parte sessuale che cadde in disuso. Il Canon Episcopi fa riferimento a donne che partecipavano di notte a cavalcate su certe bestie al seguito di Diana o Erodiade (che potrebbe essere anche un connubio tra Era e Diana) o Ecate, e di una moltitudine di donne. Come ho già riferito, Diana si sarebbe poi trasformata in Satana. Addirittura c’era chi credeva che le streghe fossero una setta: Bernardo Rategno di Como nel De Strigiis e Silvestro Mazzolini Prieras nel De strigimarum demonumque. La processione o corteo notturno riuniva diverse mitologie germanico-scandinave, celtiche e greco-romane: caccia selvaggia, fate, demoni di campagna e della notte. Inoltre richiamava quella dei morti presenti nel folclore di tutto il mondo. La Signora del Gioco (Domina Ludi), (gioco, altro termine per Sabba), che guidava questa riunione, ricorda anche le bonae donne o Mater Matronae, creature silvestri femminili a cui si chiedevano intercessioni, indicazioni e venivano lasciate offerte dal popolo agreste. Nei processi per stregoneria di zone rurali si legge che le ossa degli animali uccisi venivano messe dai partecipanti al sabba all’interno delle loro pelli, infagottate e percosse con dei bastoni e gli animali riprendevano vita.

Il luogo per eccellenza per i rapporti sessuali delle streghe secondo gli inquisitori erano i sabba con il Diavolo. Dopo c’erano gli incontri notturni occasionali con i demoni Incubi. Gli incontri sabbatici erano caratterizzati da una sfrenata amoralità e libertà sessuale. Il termine sabba forse deriva da “sabbath”, sabato, il giorno sacro agli ebrei perché nel Medioevo c’era un vero e proprio apartheid nei confronti di questo popolo, considerato colpevole della morte di Gesù. Infatti il sabba veniva chiamato pure “sinagoga”. Per altri è da sabae, capre, ricordando i riti orgiastici delle baccanti che si coprivano con pelle di capra. Margaret Murray lo fa risalire a “s’esbattre”, sollazzarsi in francese. Un altro termine è “barilotto”, spiegato da San Bernardino nelle sue prediche . Il nome è derivato dal fatto che i presenti al sabba prendevano un bambino e se lo passavano di mano in mano finché non moriva. Lo riducevano in polvere e la mettevano in un barilotto che ciascuno beveva per poi non rivelare nulla sulla riunione. La stessa funzione del sors silentii, una poltiglia di fegato di bambino non battezzato e miglio nero cotta nelle notti di novilunio tenendo sotto l’ascella un ciuffo di ortiche. Era ingoiata dalla strega per non riferire nulla agli inquisitori. Nella tradizione nordica il sabba si chiama tregenda da “trecento”.

Il Grande Caprone, Francisco Goya, 1797-1798

L’appagamento sessuale del sabba

Tra il 1330 e il 1340 attraverso le confessioni di alcune streghe giunse notizia del primo sabba nella zona di Carcassonne. Le streghe arrivavano alla riunione diabolica nude volando, spalmate di unguento per volare. Cavalcavano animali privi di ali come caproni, lupi, cervi o puledri. La scopa e il bastone come mezzi di trasporto appariranno solo nel Cinquecento. I rospi erano i guardiani della riunione ed avevano la funzione di spiriti aiutanti e consiglieri. Il sabba era celebrato in un pezzo di terra deserto, ex templi pagani, corsi d’acqua, fonti, crocicchi, sotto grandi alberi come pioppi e noci, radure, montagne, orli di precipizi o in fondo a delle gole. I luoghi erano contrassegnati con simboli naturali come le pietre. Era imbandito un banchetto demoniaco le cui portate variavano a seconda dello Stato in cui aveva luogo. La riunione era sempre di notte e nei giorni del sabato, lunedì, mercoledì e venerdì, alla vigilia di giorni festivi del calendario cristiano, ma anche nelle ricorrenze pagane stagionali come la notte di Valpurga (30 aprile – 1 maggio), solstizi ed equinozi. Gli orari variavano e l’assemblea diabolica se ne andava all’alba. Per i demonologi erano raduni enormi, tipo convention, di streghe e stregoni provenienti da ogni dove.

Il sabba era pieno di relazioni libere, scambi tra coppie e tanto sesso, un vero e proprio sfogo in una società sessuofobica. Stando ad alcuni resoconti, la strega prescelta era portata davanti a Satana con grande fanfara di una banda composta da demoni e stregoni. Appena il Diavolo si coricava con lei, gli altri lo seguivano copulando con le persone sul posto senza pensare a sesso, età o legami di sangue. Le descrizioni dei sabba delle presunte streghe erano molto dettagliati e alcune volte piuttosto compiaciuti (quando non erano sotto tortura) perché rappresentava una sorta di sfida, se non ribellione, nei confronti dei rigidissimi inquisitori.

Cercare i segni del Diavolo sui corpi ovvero lo stupro legale

Il segno del diavolo o dei demoni era la prova del patto con Satana. Dopo averlo ricevuto, secondo Francesco Maria Guazzo nel Compendium Maleficarum (1608), le donne non veneravano l’Eucarestia, offendevano la Beata Vergine Maria e i santi, a parole e con i fatti: ne calpestavano, insozzavano, vilipendevano le reliquie e le immagini. Si astenevano dal segno della croce, dall’acqua lustrale, dal sale benedetto, dai ceri e da ogni altro oggetto consacrato dalla Chiesa. Non facevano mai ad un prete la confessione dei propri peccati, tacevano ostinatamente la tresca con il Diavolo. Dovevano recarsi alle congreghe nei giorni fissati, eseguire con solerzia i propri doveri e indurre quante più persone possibili a servire il Diavolo. Anche i bambini potevano essere segnati da Satana.

Il Diavolo si impadroniva del corpo e dell’anima dell’essere umano possedendolo attraverso la vulva o l’ano, uno dei motivi per cui ci si accaniva tanto a cercare i suoi segni nelle parti intime. Per cercarlo si ricorreva ad una procedura che era un vero e proprio abuso. Per Guazzo, poteva essere non visibile o molto accentuato e assumere qualsiasi forma: nell’uomo era sotto palpebre, ascelle e labbra; nella donna su mammelle o pube. State già sorridendo di sarcasmo, vero? Quando si trattava di donne si finiva a cercare sempre nelle parti intime: seno, vulva, natiche, parti interne delle cosce. Spesso si facevano rasare prima per cercare con spilloni il marchio diabolico che si nascondeva dietro a voglie, nei, cicatrici, segni naturali della pelle. Gli esorcisti soffiavano su genitali e parti intime, facendo scongiuri con l’acqua benedetta o impiegando strumenti per scacciare il demonio. La mancanza di dolore sulla parte interessata accertava che si trattava del vero signum diaboli. Il non sentire nulla poteva essere imputabile alla violenza subita o, se si trattava di genitali, ad infezioni veneree che colpiscono la sensibilità dei nervi.

Particolare del dipinto Esaminazione di una Strega, Tompkins Harrison Matteson, 1853

Le torture

La tortura, a cui si ricorreva già per reati religiosi, era usata perché la stregoneria era ritenuta un “crimen exceptium”, un crimine eccezionale che giustificava l’andare fuori dalle norme. Il supplizio poteva andare avanti per un tempo indefinito e pochissimi riuscivano a resistere e ad essere rilasciati. Nella sala adibita poco illuminata c’erano il giudice titolare, che guidava l’interrogatorio, il cancelliere, che scriveva il verbale, medici fiscali, che valutavano le condizioni fisiche dell’imputato, e i carnefici, che eseguivano le istruzioni ordinate dal giudice. L’imputato veniva sempre denudato, come se fosse spogliato dei suoi diritti, senza distinzione tra giovani e anziani. Nonostante la tortura non dovesse ripetersi per legge, questo particolare era sempre bellamente aggirato. In una società sessuofobica come quella del tempo della caccia alle streghe, la gogna era un qualcosa di estremamente seducente per il popolo spettatore, per gli stessi giudici e per i nobili che si mantenevano in disparte. In particolar modo quando la vittima era una donna. Poteva indossare vesti succinte per la tortura della ruota, avere il petto o le gambe scoperte per flagellazione o fustigazione.

Esistevano innumerevoli tipi di torture strazianti e truculente. Ad omosessuali e streghe era inflitto il supplizio del topolino o dello scarafaggio. Un topolino era introdotto nell’ano di chi era accusato di sodomia e nella vagina di chi era colpevole di stregoneria. Provocava lacerazioni ed emorragie interne. Lo scarafaggio era posto sotto un bicchiere sull’ombelico dell’imputato così da rodere lentamente la pelle e la carne. La sedia delle streghe o ariete era un’invenzione apposita per questa categoria: un sedile rotondo con punte di ferro arroventate sotto da un braciere sulle quali la strega si metteva a cavalcioni. La culla di Giuda, applicata anche agli accusati di sodomia, consisteva nel legare con diverse corde le vittime e appoggiarle con le gambe divaricate su un cuneo di ferro. A corde allentate il peso del corpo faceva penetrare il cuneo nell’ano o nella vagina. A volte la strega veniva legata ad un tavolo di fasci di biancospini dalle spine aguzze e sulla schiena le era passato avanti e indietro un rullo pieno di aculei. Se era restia a confessare, le venivano cavati gli occhi, mozzate le orecchie, stritolati i seni con lo straziaseni (lunga tenaglia che recideva i capezzoli), e bruciato brandy e zolfo sul suo corpo. In altre torture venivano bruciati, punzonati e schiacciati i genitali. In uso fino al XVII secolo fu il toro di Falaride per purificare streghe ed eretici che venivano graticolati dentro il ventre di un enorme toro di bronzo posto su un grande fuoco.

L’ultima tortura era il rogo che era sempre allestito dallo Stato. Il braccio secolare trasportava la donna dal carcere al rogo allestito in piazza. Spesso portava un copricapo di foggia ebraica perché gli ebrei erano visti come suoi pari. Veniva legata al palo sopra alla catasta di legna e il fuoco era acceso dal boia. Un funzionario dell’Inquisizione era presente fino alla fine per riferire al Tribunale che il corpo della strega era stato incenerito. La differenza tra Medioevo e Cinquecento e Seicento è che in questi ultimi due secoli anche se la strega si pentiva ed era disposta alla confessione, il rogo non sarebbe stato spento. Soprattutto in Spagna, confessione e pentimento dovevano accadere prima della condanna finale. La tortura legale sarà abolita in Europa nel Settecento.

Giovanna d’Arco bruciata sul rogo, Hermann Stilke, 1843

Libri a favore delle streghe

Nel Cinquecento e Seicento apparvero quattro difensori delle streghe, anche se questi credevano comunque in esse. Il frate minorita Samuele De Cassinis fu uno strenuo oppositore della persecuzione contro le streghe e sostenne l’impossibilità del volo notturno con argomentazioni teologiche in un trattato. De Cassinis additava gli accusatori delle streghe come eretici e intimava ai tribunali di restituire i beni confiscati alle famiglie delle streghe. Nel 1563 il medico e occultista Johann Wier si schierò dalla parte di queste donne in Sulle illusioni dei demoni e sugli incantesimi e sui veleni. Per lui erano vittime di allucinazioni e malate mentali. Riconosceva la loro conoscenza di farmaci ed erbe curative e che i cosiddetti malefici potevano essere causati da sostanze naturali o veleni. È stato considerato uno dei padri della psichiatria moderna per aver riconosciuto alle streghe il ruolo di pazze. Non negò però l’esistenza del Diavolo perché era un demonologo. La sua opera fu sostenuta solo da un suo amico che la riteneva uno strumento contro la superstizione, per il resto fu bruciata o messa all’indice. Per le sue vedute, fu licenziato dal ruolo di medico personale dal duca Guglielmo V di Cleve.

Nel 1594 il letterato Reginald Scot stampò The Discovery of Witch Craft. Reginald Scot era rimasto traumatizzato alla vista dei roghi delle streghe. Non negava l’esistenza delle streghe ma combatteva le opinioni a cui i giudici, incompetenti e vittime di superstizione, si aggrappavano per spedirle sul rogo. Il re degli scozzesi, Giacomo IV, ordinò di dare il libro alle fiamme e scrisse di contro il suo trattato Demonology in cui ribadiva la necessità di bruciare le streghe perché infestavano l’isola. Dieci anni più tardi il grecista Cornelius Loos non riuscì a pubblicare il manoscritto di Vera e Falsa Magia perché gli fu preso e lui fu imprigionato per il contenuto. In questo affermava che cavalcate notturne, sabba e accoppiate sessuali con demoni erano tutte fantasie. Nelle donne vittime della caccia vedeva una cultura contadina alternativa a quella vigente della classe dominante. Il gesuita Friedrich Spee, assistendo a vari processi sulle streghe, iniziò a chiedersi se la persecuzione non fosse altro che un mostruoso errore. Capì che ogni confessione estorta con la tortura era falsa perché nessuno era una strega e scrisse nel 1631 Cautio Criminalis in cui disse che se un inquisitore riuscisse a torturare il Papa, sarebbe in grado di far confessare anche a lui di essere uno stregone. La sua opera fu ignorata. Spee riuscì a salvare persone o attenuare le crudeltà su di esse solo nei processi in cui fu presente.

The Discovery of Witchcraft, Reginald Scot, 1594

La fine della caccia

La credenza nella stregoneria è tipica di società patriarcali ancora incerte nella propria identità governate da un dualismo socio-mentale. Le fiamme della caccia alle streghe arsero per oltre due secoli. Il primo passo verso la razionalità fu l’emissione da parte del Santo Uffizio della Istructio pro formandis in causa strigum sortilegiorum et maleficiorum nel 1620 dove si indica come sbaglio fondamentale degli inquisitori l’assenza di prove sufficienti per incastrare gli accusati. Questa volta bisognava seguire una lunga sfilza di indicazioni per verificare se una donna fosse una strega: distinguere tra realtà e fantasia nelle testimonianze, applicare tortura solo in casi gravi e non torturare per più di un’ora, col divieto di radere le imputate. Il giudice doveva stare attento a pronunciarsi sulle misteriose morti dei bambini perché non era vero che la responsabilità ricadesse sulle streghe indicate da madri e nutrici. Il documento non riconosce più la magia di certe azioni. Nonostante ciò, la persecuzione continuò con l’espandersi del Puritanesimo in Europa. In Francia, Germania e Svizzera si raggiunse un punto tale di non ritorno che a Rottenburg le autorità dovettero intervenire perché non c’erano più donne. Ci furono migliaia di roghi legali ed illegali tra Austria, Fiandre, Paesi Baschi, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Polonia, Inghilterra, Scozia e gli altri Paesi già nominati. Si pensava che le streghe fossero parte di un gigantesco complotto.

Nel tardo Seicento l’ossessione per la stregoneria recede, come accade di solito dopo grandi exploit e massacri. Altri decreti molto importanti per la fine della caccia furono quelli del ministro francese Jean Baptiste Colbert nel 1672 promulgati da Luigi XIV nel 1682 che misero fine al reato di “stregoneria sabbatica”. Nel 1735 l’Inghilterra introdusse il Witchcraft Act che stabilì fosse un crimine dichiarare che una persona avesse poteri magici o fosse colpevole di praticare la stregoneria. In Polonia l’ultima strega fu bruciata nel 1793 e in Svizzera l’ultima donna fu sottoposta al rogo nel 1782. Si trattava di Anna Göldi, che aveva denunciato per molestie sessuali il dottore per cui lavorava come domestica. Lui rispose denunciandola per stregoneria. Le fu applicata la tortura per farle confessare di aver stretto un patto col Diavolo. Fu condannata a morte per decapitazione. L’accusa ufficiale fu “per avvelenamento” e le carte del processo vennero distrutte. La vicenda causò scalpore e scandalo perché nell’epoca dei Lumi un episodio del genere era inconcepibile. Nel 2007 Göldi è stata esonerata dall’accusa di delitto. Dopo il 1789 la tortura sui colpevoli di reati verrà abolita in tutta Europa. L’ultima persona ad essere imprigionata per stregoneria fu la medium Helen Duncan nel 1944.

W.I.T.C.H., 1968

Cosa rimane oggi

Le cause della persecuzione delle streghe possono essere di natura religiosa socio-economica ma il responsabile è sempre uno: il sistema patriarcale vigente. Sì, perché se continuiamo ad avere problemi noi che siamo considerate “minoranze”, significa che quel modo di pensare c’è ancora e va abbattuto per creare una società paritaria fra tuttə. Il termine “caccia alle streghe” adesso è una metafora per indicare una modalità di disapprovazione morale. È in genere usato nel caso di un’affermazione a scopo sovversivo, minaccia cospiratrice o tradimento nascosto.

La prima a riabiltare la figura della strega e a rivendicare questa parola come positiva nella lotta femminista nel mondo moderno è stata la suffragetta Matilda Joslyn Gage in Donna, Chiesa e Stato (1893). Esaminando la storia della stregoneria, Gage nota tre aspetti: le donne erano le principali accusate; gli uomini credevano nella malvagità intrinseca della donna senza capire nè le caratterische mentali e fisiche del suo essere e attribuivano tutte le sue idiosincrasie alla stregoneria; il clero inculcò l’idea che la donna fosse in combutta col Diavolo e che intelletto forte, bellezza notevole o una malattia inusuale fossero in se stessi la prova di questo legame col Diavolo. Gage ispirò il personaggio della strega buona Glinda ne Il Meraviglioso Mago di Oz, scritto da suo genero L. Frank Baum. Era la prima volta da secoli che ad una strega veniva associata la bontà.

Nel giorno di Halloween del 1968 a New York tredici donne crearono la “congrega” politica femminista W.I.T.C.H., Women’s International Terrorist Conspiracy from Hell, tra cui c’erano femministe luminare come Robin Morgan, Florika e Naomi Jaffe. Furono ispirate dagli Yippies, Young International Party, che cercavano di destare la sensibilità pubblica con atti oltraggiosi. Le ragazze indossavano cappelli neri a punta e impugnavano delle scope. Erano contro il capitalismo, le società per azioni, si battevano contro il sessismo negli uffici. Ballarono davanti alla borsa di Wall Street intonando un canto sacro dei berberi algerini e proclamando il crollo imminente delle azioni. Si dice che qualche giorno dopo queste ebbero un ribasso di cinque punti. Si vestirono con veli neri cantando “Ecco che arrivano le schiave, fuori dalle loro tombe” e liberarono dei topi ad una fiera matrimoniale. Diverse sezioni spuntarono a Washington D.C., San Francisco, Chicago e altre città americane. Tra gli anni Sessanta e Settanta la strega verrà vista come una martire. Compare nel famoso slogan: “Tremate, tremate, le streghe son tornate”! In Francia a Parigi dal 1976 al 1981 fu pubblicata la rivista femminista Sorcière diretta da Xavier Gauthier. Nel 1974 fu organizzato il primo concilio delle streghe americane dove furono gettati i tredici principi del credo Wicca, la cui esistenza è stata rivelata dall’inglese Gerald Gardner nel 1954. Una religione basata sulla natura che prende il nome dall’antico modo britannico di chiamare le streghe, “wiccan”. Su questa scia, nel 1979 esce il libro La Danza a Spirale di Starhawk che sancisce la rinascita del culto pagano della Dea, intesa come Grande Madre Terra, divinità femminile che esiste dagli albori delle società umane.

Oggi praticare magia è rivendicato come diritto legittimo così come l’essere strega. Le streghe vere o simboliche sfilano assieme a movimenti come Black Lives Matter e in cortei femministi. In USA si ricostituiscono nuovi gruppi attivisti di W.I.T.C.H. per protestare contro la negazione del diritto all’aborto. Non è tutto oro quello che luccica. Se grattiamo la superficie, scopriamo che dal Medioevo è cambiato poco a partire dai diritti delle donne, sempre più ritrattati, a quelli di popoli e colori di pelle diversi da quelli dominanti. Nell’ultima campagna per le elezioni americane del 2016 Hillary Clinton è stata chiamata “strega” in senso dispregiativo da Donald Trump, suoi alleati ed elettori. Se una donna ti sta antipatica o non la puoi soffrire, la chiami strega, soprattutto se non ami le donne anziane e le vedi come megere. Questi uomini non hanno paura solo delle donne ma anche di accettare il processo di invecchiamento come normale corso della natura.

Presunte streghe sono ammazzate o ghettizzate ancora oggi. In Ghana ci sono i “campi delle streghe” senza corrente e in recinti di legno in cui vivono donne che non si allineano con la visione di donna della loro società. Sono responsabili di malattie, catastrofi naturali, maltempo. I processi alle donne ancora esistono (se riescono a giungerci vive) e la colpa di essere streghe è determinata da un pollo macellato con la testa bassa e le zambe all’aria. In Congo, in Burkina Faso e in generale in Africa Occidentale si ha paura dei ladri di pene, che spesso sono definiti stregoni. Nel 2015 in Papua Nuova Guinea quattro donne sono state accusate di stregoneria, denudate e bruciate vive. Alcune tribù indigene del Paese credono che ci siano degli spiriti maligni nell’utero e che le donne-streghe provochino morti inspiegabili o conflitti economici o sulla proprietà che si scatenano in queste comunità. Nella costituzione della Papua Nuova Guinea fino al 2013 era contenuta una legge introdotta nel 1971 che riteneva legittima difesa uccidere una strega. Nel 2016 un’anziana è stata accusata di stregoneria e bruciata viva da una comunità indigena della foresta pluviale in Perù. Nella regione di Assam, nel Nord dell’India, le donne sono brutalizzate per essere delle sospette streghe. Per evitare questi scempi dovuti a scarsa cultura e società sessista, Amnesty International ha creato il programma di assistenza Women Not Witches per informare la popolazione locale e sostenere gli attivisti in difesa delle presunte streghe.

Dobbiamo continuare a batterci per l’accettazione di noi diversi dal sistema patriarcale ancora imperante proponendo modelli di collaborazione che coinvolgano tuttə. Solo un’educazione scolastica e familiare onnicomprensiva ed inclusiva può gettare le basi per una società migliore. Smettiamo di cercare il cambiamento nell’altro, autonominiamoci fautori del cambiamento e rimbocchiamoci le maniche. Nutriamo le persone a pane, streghe, femminismo intersezionale ed educazione alla sessualità.

Foto: Roberto G.

2 Replies to “La persecuzione delle streghe fu un femminicidio di massa – 3a Parte”

  1. Devo dire che lascia interdetti la quantità di credenze, in generale, non solo sulle streghe, presente anche oggi, e quanto la superstizione sia ancora radicata che basta qualche arrossamento, un pollo che sanguina e un miagolio sospetto a decretare la colpevolezza…
    Incredibile poi la fantasia nelle torture, da non credere che si possa estorcere la presunta verità e la confessione sbriciolando ossa e straziando carni.
    Non so se tutto derivi da società patriarcali, ma certo, qui c’è qualche problema di troppo nell’accettare la sessualità.

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