EROTICASHION| Sessualità, erotismo e lingerie sulle passerelle: Gabriela Hearst mette la mano figas sulle cinture

foto: Vogue Runway

Nelle collezioni autunno/inverno 2021/2022 vince nel campo di femminismo richiami sessuali e sostenibilità da vendere, a mani basse Gabriela Hearst. O forse dovrei dire a mano figas? Grazie a lei ho scoperto questo gesto volgare dimenticato (gesto delle fiche), a differenza del ben noto dito medio, che ha posizionato sull’attacco centrale delle sue cinture. È leggermente più studiato del dito medio: si tratta di mettere il pollice tra indice e medio a pugno chiuso, proprio nel tentativo di riprodurre una vulva. Era usato per scacciare il malocchio, gli spiriti cattivi durante il rituale dei Lemuralia nell’antica Roma, insultare qualcuno o negare una richiesta. Era un gesto tipico dell’Italia del Sud (e anche di altre parti del mondo) e gli immigrati italiani lo portarono in Sudamerica (Gabriela è uruguiana), qui viene spesso usato come talismano di buona fortuna. All’epoca di Ildegarda di Bingen, alla quale è ispirata la collezione della Hearst, si chiamava manu obscena e aveva assunto ormai un’accezione negativa. Gabriela si è ispirata ad Ildegarda perché oltre ad essere una grande studiosa medievale, riconosciuta Dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI nel 2012, credeva nel “potere verde” nel suo essere in armonia con la natura che si adatta benissimo allo spirito del brand. Nel 2020 il marchio ha infatti riconvertito e trasformato in scorte morte il 40% delle sue collezioni e conta di arrivare al 50% per il 2021. Gabriela ha anche inserito delle ruanas (una sorta di poncho lunghi) realizzate da Manos del Uruguay, società nata nel 1968 per migliorare la qualità di vita delle donne della campagna uruguaiana. Spero la fashion designer trasferisca questo spirito green e solidale anche a Chloé di cui è ora direttrice creativa!

Ruana di Manos del Uruguay, foto: Vogue Runway

Restando su questo leit motiv, Daniel Roseberry a Schiaparelli ha applicato seni, orecchie, labbra, occhi, naso, ombelichi, dita dei piedi dorati ovunque, sullo stile della colomba appuntata sul famoso vestito di Lady Gaga portato all’Inauguration Day del nuovo presidente americano Joe Biden. I seni spuntano anche su una super shopping bag in lana, su borse di pelle a mano con manico e sui cappotti. Roseberry ha detto che il suo scopo è celebrare tutto il corpo, anche se in particolare si è focalizzato sulla parte che genera scandalo quasi quanto la vulva: il seno delle donne e di coloro che si riconoscono come tali. Oltre al ben noto suolo pubblico, anche il mondo social lo estromette (a parte Twitter e Telegram). L’intento di Elsa Schiaparelli era di provocare e pure Daniel sembra essere andato dritto al punto con questa collezione. La domanda a questo punto mi sorge spontanea: chissà che il lucchetto dorato che ricorre spesso in borse, orecchini, giacche e cappotti non sia un messaggio subliminale per indicare la vulva?

Schiaparelli, foto: Vogue Runway

Alessandro Dell’Acqua ha espresso la sua nostalgia per fisicità e sensualità, drammaticamente assenti soprattutto sulla scena pubblica, nella collezione del suo brand No.21. Si è ispirato all’erotismo degli scatti in polaroid del fotografo e architetto Carlo Mollino, ritrovate post-mortem. Il set scarno e minimalista di Villa Zaira, sua location per le foto, evidenziava la potenza del corpo delle donne, nudo o semivestito (reggiseni aperti sui capezzoli, il mitico impermeabile MacIntosh, vestiti cinesi anni Cinquanta semiaperti sul davanti, autoreggenti e cuissard) in pose rilassate, languide e libere. Dell’Acqua ha tradotto questi stimoli in una serie di abbigliamento morbido, comodo e chic. Maglioni alzati a metà e mini cappe che rivelano reggiseni di pizzo Chantilly, top a forma di quest’ultimo sotto ampi cappotti, vestiti cipria e lilla anni Settanta dalla stoffa trasparente o di pizzo o a rete nera abbinati a gonne e giacche di lana. Un mix sapiente di materiali leggeri e pesanti che risulta sexy ed elegante.

No.21, foto: Vogue Runway

Kwaidan Editions hanno fatto riferimento al mondo del feticismo anni Settanta inserendo nella collezione proprio l’impermeabile nero in latex Macintosh, che è considerato il punto di partenza della Rubber Fetish Community internazionale. Fu creato con un materiale di latex infuso col tessuto resistente all’acqua inventato dal chimico scozzese Charles Macintosh. A metà degli anni Settanta gruppi di persone si vestivano solo dei suoi impermeabili per piacere personale e avevano creato il Macintosh Magazine dedicato alle fantasie su questo indumento, come riporta il documentario Dressing for pleasure (1977), che influenzò il punk nato negli stessi anni. Hung La e Léa Dickely hanno dichiarato di aver preso spunto dalla rivista AtomAge, nato negli anni Settanta, di John Sutcliffe, che aveva lo stesso nome della sua linea di abbigliamento partorita nel 1957. In Kwaidan Editions il latex quindi fa da padrone su trench, gonne dritte e top, il tutto con un tocco anni Novanta che rimane ancora il main trend della moda di questi ultimi anni.

Kwaidan Editions

Su Fashion East una bella scoperta è stata la designer emergente Nensi Dojaka che mescola elementi di biancheria intima a vestiti e top con bretelle aggiustabili proprio come nei reggiseni. Lingerie e loungewear interessanti sono stati visti anche da Tom Ford, Fendi e Miu Miu (Miuccia Prada li ha mixati con abbigliamento da montagna e da sci). Modelle e pin-up hanno sfilato da Moschino con un guardaroba surreale per la vita delle donne di tutti i giorni: Dita von Teese, Winnie Harlow, Hailey Bieber, Miranda Kerr, Shalom Harlow, Precious Lee, Maye Musk. Ports 1961 invece ha messo immagini in bianco e nero distorte di Bettie Page su un vestito e un cappotto; ha pure intrecciato lana e pelle insieme in modo sexy ed innovativo.

Nensi Dojaka, foto: Vogue Runway

Per quanto riguarda la sfera LGBTQI+, Fausto Puglisi per Roberto Cavalli ha voluto come modella Daniela Santiago, star di Veneno su HBO Max, in cui interpreta Cristina Ortiz Rodriguez, cantante e personalità tv, icona transgender spagnola anni Novanta. Art School di Eden Loweth ha fatto sfilare la collezione Ascension con membri del London Trans+ Pride e due star non binarie di Ru Paul’s Drag Race UK: Bimini Bon Boulash e A’Whora. Loweth è un’attivista che dà spazio alle comunità ancora emarginate e che subiscono violenza da parte della società. Si impegna anche a creare abbigliamento per ogni tipo di corpo. Su questa linea segnalo anche i brand Nihl e Adeam, quest’ultimo con una collezione definita gender fluid. Prabal Gurung ha preso spunto dal vogueing che l’estate scorsa ha visto per le strade di New York con artisti drag e transgender esibirsi in abiti da prom anni Ottanta. Voleva riprodurre quella gioia di vivere e positività che tanto sono mancati nel 2020 e in questo inizio 2021. E io direi che ci è proprio riuscito: i modell* sembrano essere direttamente usciti dalla serie Pose di Netflix!

Daniela Santiago, Roberto Cavalli by Fausto Puglisi, foto: Vogue Runway

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