Sembra che la storia di Irlanda inizi con San Patrizio perché un certo Patrizio diede alla luce la prima storia scritta di questa terra. In precedenza c’erano solo un mucchio di leggende pagane senza rilevanza ed è solo un caso che la festa del santo cada il 17 marzo. Certo come no! Anche questa festa è cristiana solo di facciata. Dal 16 al 17 marzo si svolgeva un vero e proprio Carnevale per accogliere la primavera qualche giorno precedente all’equinozio con feste licenziose in onore della fertilità e sovvertimento dell’ordine della società. Permane ancora una reminiscenza di queste celebrazioni nel giorno di Sheelah (Sheelah’s Day) corrispondente al 18 marzo, non più festeggiato in Irlanda ma ancora vivo nel Newfoundland in Canada, dove immigrarono molti irlandesi sul finire del Settecento. Sheela veniva indicata come la moglie o madre di San Patrizio, tuttavia è probabile sia stata molto di più. Vi ricordate le sheela na gig?
Le sheela na gig sono incisioni figurative di donne nude (anche se sono talmente stilizzate da sembrare solo persone) che mostrano una vulva enorme aperta spesso allargata con le loro mani. Si trovano soprattutto in chiese e castelli inglesi e irlandesi. In Irlanda c’è la più alta concentrazione di queste figure: ben 115. Non solo è un chiaro simbolo di fertilità ma è la rappresentazione dell’energia cosmica della creazione che incute rispetto e riverenza per essa. Durante il carnevale irlandese si celebrava proprio questa forza, più che divinità. Era anche un’icona di nascita, sospesa tra la vita e la morte, e molte donne invocavano la sua protezione durante il parto. Questi intagli in pietra si trovano anche vicino ai mitici pozzi sacri, a cui sono associati pure San Patrizio e Santa Brigida, presenti a centinaia nel verde Paese. I pozzi pieni d’acqua erano usati dalle donne come fonte di guarigione per problemi ginecologici, per propiziare la loro fertilità, In genere sopra di questi cresce un albero ai cui rami vengono legati dei pezzi di stoffa a simboleggiare delle preghiere. Questi pozzi avevano nomi femminili perché l’acqua, fonte di vita, è da sempre associata alla donna e di conseguenza le divinità sue patrone sono identificate in questo genere. Adesso tanti di questi pozzi portano il nome di santi cristiani.