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Non ci sono scuse o giustificazioni al ghosting nell’epoca dei social. Abbiamo cellulari connessi 24 ore su 24. Anche se non abbiamo notifiche da nessuna applicazione di messaggistica, prima o poi si va a vedere se ci sono messaggi. Nelle relazioni di qualsiasi tipo, si fa più bella figura a dire subito come stanno le cose usando la sincerità: “Non ho tempo di rispondere”, “Non mi interessa/i”, ecc.
Sparire per poi tornare come se niente fosse è paraculaggine. E noi non dobbiamo aiutare il carnefice a sentirsi a suo agio quando accade. Ve lo dice una persona che ha dato troppe chance a chi non se le meritava e ora è stufa marcia di essere trattata senza rispetto.
Non dobbiamo nemmeno imitare il comportamento di chi fa ghosting trasformandoci in fantasmi cafoni e irresponsabili. Meglio sempre mettere nero su bianco il suo comportamento scorretto. E non perdonare, a meno che non ci siano delle motivazioni forti o azioni concrete per farsi perdonare. Niente parole a vanvera (che tra l’altro era un oggetto antico a forma di uovo, con due fori comunicanti che durante i lunghi banchetti degli aristocratici veniva infilato nell’ano per attenuare la puzza delle flatulenze). Ovvero non date fiato alle scorregge verbali di queste persone.
Il verbo gerundio inglese ghosting è troppo romantico. “Sparizione cafona irresponsabile” è un appellativo più lungo ma carico di significati.