L’equinozio d’autunno è una festa pagana che si celebra quest’anno il 22 settembre alle 20:21. La celebrazione è un ringraziamento dei frutti donati dalla Terra per il raccolto e la loro condivisione con gli altri. Il termine latino viene da aequs, uguale, e nox, notte, perché la durata del giorno e della notte durante l’equinozio è uguale. È il momento di godere dei prodotti del suolo. La cornucopia è il simbolo di questa festa, legata alla Grande Madre. La parola significa sia contenitore a forma di corno sia grande abbondanza. È simbolo di fertilità perché le corna, soprattutto di toro, erano associate all’utero che nelle tube di Falloppio ricorda proprio questo animale.
Nell’antica Grecia erano celebrati i Misteri Eleusini ad Eleusi, dove si trovava l’antico santuario di Demetra, la dea delle messi alla quale era stata rapita la figlia Persefone dal dio Ade, divinità del Tartaro, l’Oltretomba. La madre si era disperata, per nove giorni e nove notti (nove, numero sacro), non aveva mangiato e aveva vagato per la Terra. Ecate, dea dell’aldilà, della notte, della magia, le consigliò di consultare il titano Elios, dio del sole che vede ogni cosa, e questi le riferì che Persefone era prigioniera di Ade. La dea lasciò il monte Olimpo arrabbiata con suo fratello Zeus, con cui aveva concepito sua figlia, che aveva dato un consenso ambiguo al rapimento. Demetra disperata arriva ad Eleusi nella quale viene accolta dalla regina Metanira che non sa della sua divinità e le lascia in custodia il figlio Demofonte. La dea cerca di trasformarlo in immortale ma scoperta da Metanira lo getta a terra, rivela la sua immortalità e chiede la costruzione di un tempio ed un altare per continuare il suo lutto (quello che poi sarà il Telesterion). Intanto non cresceva nulla sulla Terra e gli umani chiesero aiuto a Zeus. Gli dei le offrirono a turno doni per convincerla a far rifiorire il suolo ma Demetra disse che la situazione sarebbe cambiato solo con la restituzione di Persefone. Quest’ultima era caduta nel tranello di Ade, dopo aver digiunato come la madre, che aveva tentato la sua grande sete con un melograno di cui lei mangiò alcuni chicchi. La legge eterna stabiliva che chi avesse assaggiato qualunque cibo nel Tartaro vi sarebbe rimasto per sempre, ma non solo: il melograno è simbolo della consumazione del sesso, e così la dea aveva reso indissolubile il legame matrimoniale col dio. Ade acconsentì al suo ritorno alla luce e Zeus trovò un compromesso con Demetra. La figlia sarebbe rimasta nell’Ade per il numero di semi ingeriti da Persefone e il resto del tempo lo avrebbe passato sulla Terra. Così la dea tornava a Primavera per stare con la madre e se ne andava in autunno per stare con l’imposto marito. Questo mito ci è stato raccontato da Omero nel settimo secolo AEC (avanti era comune) nell’Inno a Demetra. È profondamente influenzato dalla visione patriarcale dei popoli conquistatori della Grecia. Nelle sue versioni precedenti risalenti all’era neolitica Persefone era un aspetto di Demetra che riposava durante i mesi autunnali e invernali. I Misteri ritualizzavano il mito di Omero che racchiude la storia della morte e della rinascita secondo i cicli delle stagioni. Non ci è dato sapere cosa accadesse nei rituali perché i partecipanti facevano voto di silenzio, pena la morte se avessero rivelato qualcosa. Si rifletteva di sicuro sul grande mistero di trasformazione della Terra: nascita, morte e rinascita.
I misteri erano divisi in minori (mese di Antesterione, febbraio) e maggiori (mese di Boedromione, settembre). Sono stati rappresentati dal XIV secolo AEC al IV secolo EC (era comune), in cui il decreto papale di Nicea bandì il concetto di reincarnazione. Questi rituali furono proibiti dall’imperatore bizantino Teodosio e il re dei Goti Alarico distrusse il santuario di Eleusi nel 396 EC. I misteri maggiori duravano nove giorni e si compiva una processione da Eleusi ad Atene lungo la Via Sacra per depositare oggetti sacri nell’Eleusino all’interno dell’agorà della città. Nel diciannove del mese iniziavano i riti segreti. Gli iniziati portavano dei bastoni intrecciati di fiori per simboleggiare la vecchia vita che moriva in sostituzione di una nuova. Sul ponte Kephisos gli eleusini insultavano con scherzi sessuali e sberleffi gli iniziati che non potevano replicare. Era fatto per ricordare Baubo, la dea primordiale che aveva mostrato la vulva a Demetra per farla ridere. I rituali di cui si conosce veramente poco sono proprio quelli tra il 20 e il 21 quando si tornava al Telesterion di Eleusi. Gli iniziati entravano nella Grotta di Ade, in cui Persefone aveva avuto accesso all’aldilà, e bevevano il kykeion, di farina d’orzo e menta, che probabilmente conteneva un fungo allucinogeno che generava visioni atte ad invocare il momento della morte. Lo scopo finale era infatti il superamento della paura della morte. Una celebrazione che ci sarebbe utilissima nell’epoca moderna in cui siamo terrorizzati dalla Nera Signora. Se pensiamo che quando un organismo muore si decompone e torna alla Terra come concime, capiamo il legame tra vita e morte.
Il nome anglosassone che alcuni pagani, soprattutto wiccan danno all’equinozio d’autunno, Mabon, deriva dal dio celtico della giovinezza Maponos, che era simile per caratteristiche al romano Apollo. Il nome significa Grande Figlio. Nell’epica gallese, il Mabinogion, si parla di Mabon figlio di Modron (Madre), che ha origine nella divinità celtica Matrona (Grande Madre). Modron può essere collegata anche a Rhiannon per similarità di figure e dato che ad entrambe erano stati sottratti i figli durante la notte. Mabon si ritrova anche nella mitologia irlandese in Macc Ind Oc, l’epiteto di Angus o Oengus, lo spirito dell’eterna giovinezza che si trova in un tumulo di Newgrange. Il nuovo termine Mabon fu dato dall’autore wiccan Aidan A. Kelly nel 1970 e sembra essere un errore storico. Gli fu dato perché il suo mito assomigliava molto a quello di Persefone rapita da Ade in questo periodo secondo la mitologia patriarcale (post qui). A tre giorni dalla sua nascita Mabon fu rapito alla madre Modron e portato nel regno dei morti dove rimase per molti anni come prigioniero. Modron si lanciò alla sua disperata ricerca facendo diminuire la popolazione del mondo. Fu salvato da un eroe: Artù o Cullhwch, a seconda delle tradizioni. La diade madre-figlio spesso rappresenta due aspetti della stessa divinità: in questo caso Modron è l’estate e Mabon la primavera proprio come Demetra e Persefone. La discesa agli Inferi di Mabon, ovvero il calare del sole presto sulla Terra, è simboleggiata da una mela seppellita nel terreno.