Nella foto: me stessa con la versione inglese del libro
Decostruire la mitologia greca è lo scopo del libro di Charlene Spretnak. Raschiare la scorza patriarcale per capire cosa c’è sotto. Sì perché i miti che ci raccontano da quando siamo bambini sono stati modificati dai popoli che hanno invaso la Grecia a più riprese (Ioni, Achei, Dori) con una struttura societaria in cui i maschi comandavano a discapito delle femmine. I miti Olimpici scritti da Esiodo ed Omero nel settimo secolo A.E.C. (avanti era corrente) non hanno niente a che vedere con la tradizione orale greca. Questi miti sono andati perduti per questioni politiche, di trasmissione esclusivamente orale, e per il fatto che gli studiosi ottocenteschi non riconobbero nelle evidenze archeologiche che le prime divinità erano esclusivamente “femminili”. Le popolazioni autoctone della Grecia, la civiltà cicladica e quella elladica, fortemente influenzate da quella minoica di Creta, adoravano sulla parte continentale e delle isole divinità “femminili” associate alla fertilità, ai cicli della vita, all’ordine, alla saggezza, alla protezione: Gaia, Themis (Temi), Rea, Pandora, Afrodite, Artemide, Atena, Era, Selene, Ecate, Demetra, Persefone, Leto, Britomarti, Diktynna. Ogni dea era un volto della Dea Madre neolitica. La differenza fondamentale tra queste divinità e quelle dell’Olimpo è che le prime non sono votate alla guerra, vivono in mezzo ai mortali ed usufruiscono delle energie della Terra. Nel nuovo ordine mitologico le dee vengono assoggettate e trasformate in figure temibili o sminuite nel loro ruolo. Ad esempio, Era, che presiedeva il sacro matrimonio rituale, diventa sposa di Zeus costretta a sopportare i suoi innumerevoli tradimenti. Solo Demetra mantiene il suo ruolo originario ma non è inclusa nel pantheon olimpico e Persefone, che rappresenta la primavera, viene rapita da Ade ed è costretta a sposarlo, invece di essere semplicemente come era in precedenza il volto da fanciulla di Demetra.
Il merito del libro della Spretnak è di ricostruire i miti pre-ellenici ridando dignità ad undici divinità femminili principali le cui funzioni sono state perdute. L’obiettivo “non è reinstaurare la religione preistorica ma piuttosto la trasmissione di possibilità”. Questa piccola opera fa parte di una serie di libri rivoluzionari a livello archeologico, religioso e mitologico usciti negli anni Settanta del Ventesimo Secolo, subito dopo la rivoluzione sessuale di fine anni Sessanta, tra cui c’erano anche i mitici Le dee e gli dei dell’antica Europa di Marija Gimbutas e La Danza a spirale di Starhawk. In Italia il libro di Charlene Spretnak è edito da Venexia.