Nella mia vita non ho mai usato sex toys fino all’anno scorso. Influenzata da sex bloggers come Valiziosa, Le Sex en Rose e l’ostetrica Violeta Benini (intervistata qualche tempo fa da me e Le Sex en Rose), ho pensato fosse giunto il momento di give it a try. Ho chiamato una mia amica che vende sex toys e ne ho provati diversi, tra cui top per me sono stati Ina Wave di Lelo e Twenty One Vibrating Diamond di Bijoux Indiscrets. Il primo perché è un vibratore rabbit (doppia stimolazione punto G e clitoride) dal silicone sottile, liscio e soffice. Il secondo ha una forma a prisma che fa vedere stelle ed universo al clitoride. Ne ho provati anche di kitsch, come un rabbit con un farfallone enorme come stimolatore clitorideo. They didn’t work. Forse il pupazzetto buffo mi deconcentrava. Sono stata un’entusiasta ed ingenua scolaretta giapponese bisognosa di assorbire tutto quello che c’era da sapere. Usare sex toys è un viaggio affascinante alla scoperta del piacere che non finisce mai e le loro origini si perdono nei meandri del tempo.

Sono stati ritrovati bastoni fallici in Eurasia durante l’Era Glaciale e dildo forse usati durante le cerimonie del dio Shiva in Pakistan (4.000 a.C). Addirittura i primi dildi doppi risalgono alla Preistoria (13.000 – 19.000 anni fa). Nell’antico Egitto le donne sono dipinte con grandi falli attorno alla vita (i primi strap-on?) nei riti dedicati ad Osiride, divinità della fertilità e della resurrezione. Nell’antica Grecia i dildo erano così comuni da avere almeno otto diversi termini con i quali chiamarli, tra cui “olisbos”. Questi erano rivestiti di pelle sottile, venivano riempiti di lana, lucidati e lubrificati con l’olio d’oliva. Altri erano fatti di pane, ma non è chiaro se fossero usati per scopi sessuali o solo per cerimonie religiose. Uno dei più antichi riferimenti letterari ai sex toys proviene sorprendentemente dalla Bibbia (Ezechiele 16:7): “Dio castigò la popolazione di Gerusalemme perché presero l’oro e l’argento che Lui gli diede e ci fecero immagini falliche e fornicarono con esse”. Nella commedia Lisistrata di Aristofane il dildo viene più volte nominato per il fatto che le donne per protesta contro la Guerra del Peloponneso hanno deciso di fare lo sciopero del sesso con i propri mariti e potrebbero usarli come sostituti momentanei del piacere.

In Cina c’erano strumenti di tortura simili a sex toys. Come la sella ornata da un dildo penetrativo che veniva usata per punire le donne infedeli. Nello stesso Paese venivano usate gabbie per il pene forse per prevenire la perdita del jing, lo sperma. I taoisti infatti credono che se l’uomo perde troppo di questo liquido, si impoverisca di energia. Oggi invece queste gabbie sono usate nei giochi BDSM. Far fuoriuscire lo sperma era perdere il potere virile, quindi è automatico che nel 1200 andassero di moda tra la nobiltà i cock rings per trattenere il piacere. I dildo erano presenti, quelli di bronzo o giada appartenevano agli uomini più ricchi che per tradizione dovevano avere molte mogli e gli fornivano questi sex toys come loro sostituti. Negli shunga giapponesi del diciassettesimo secolo sono presenti dildo a profusione con cui i personaggi rappresentati giocano come se fossero normali oggetti da usare nel quotidiano. La forma più classica era l’harigata usato in coppia e nei rapporti sessuali tra femmine sia come dildo che come strap-on. I giapponesi sono famosi per aver inventato i rin no tama, conosciute da noi come palline vaginali o della geisha, erano due paia di palline una vuota e una ripiena di mercurio da inserire in vagina. Attraverso piccoli movimenti creavano vibrazioni.

Non ci sono particolari testimonianze dell’uso dei dildo nel Medioevo, se ne trova solo qualcuna nei penitenziali cattolici. Questi erano dei libri che indicavano ai preti quali punizioni infliggere ai parrocchiani che confessavano i loro peccati nei confessionali. Nel Seicento i dildo erano forgiati da donne europee ed erano soprattutto di manifattura italiana. In Inghilterra furono fatte leggi contro coloro che li fabbricavano. Nel 1670 il celebre libertino John Wilmot importò dildi per la sua società sessuale Ballers Club che gli furono confiscati e bruciati. Lui controbatté con la poesia Signor Dildo, che trovate qui. Nell’Ottocento iniziarono ad arrivare i primi rudimentali sex toys tecnologici. La sfera vibrante del dottore George Taylor era incastonata in un tavolo ed all’inizio era stata progettata per disturbi pelvici. Il dottor Joseph Mortimer Granville creò un vibratore portatile con la batteria da 18 chili per massaggiare i muscoli degli uomini che fu usato anche sulle donne con altri scopi. C’erano anche la sedia da cavallo elettrica, i sex toys a vapore (complessi oggetti che non ricordano nemmeno lontanamente un dispositivo di piacere) o vibratori che si mettevano in moto con manovelle, dilatatori rettali nati come cura per la stitichezza, la spanking machine. È stato scoperto di recente che non c’è alcuna prova o fonte che convalidi che i vibratori fossero usati per curare l’isteria, come diffuso dal libro Tecnologia dell’orgasmo di Rachel Maines (approfondimento: http://journalofpositivesexuality.org/wp-content/uploads/2018/08/Failure-of-Academic-Quality-Control-Technology-of-Orgasm-Lieberman-Schatzberg.pdf).

Non si è infine sicuri dell’origine della stessa parola dildo. Forse risale al Rinascimento. Dal verbo latino dilatare o dalla parola diletto. In inglese antico forse da dill-doll derivata dal norreno dilla, dare sollievo. Nel ventesimo secolo con la repressione degli istinti sessuali e il rinnovato senso del decoro, i sex toys diventano un oggetto sanitario, e poi sociale e politico, che si fa strada a fatica durante la liberazione sessuale.
To be continued
articolo interessantissimo!
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Grazie! 🙂
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comincio a leggerne…poi si vedrà se ne farò uso :)))
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