Clara Campi, la stand-up comedian femminista che parla di sessualità senza peli sulla vagina

Clara Campi ha cominciato come stand-up comedian in tempi non sospetti, quando ancora la stand-up comedy mainstream doveva fare boom sullo schermo nel nostro Paese. L’ho conosciuta per caso attraverso Facebook e ho notato che parlava senza mezzi termini di sessualità, soprattutto senza imitare lo stile dei colleghi uomini. Un approccio femminista e senza peli sulla lingua come dimostra in Lay Down Comedy, serie di video su Facebook dove dal suo letto rosa a una piazza e mezzo, sfata miti e abbatte tabù sulle donne. “Ti ha usato solo per il sesso. È dai tempi di Cioè che mi sta sul cazzo questa frase. Intanto, perché ‘solo’?Ti dà fastidio che non ti abbia usato anche per altre cose? Peccato, mi ha usato solo per il sesso. E io che mi volevo far usare anche per lavare, stirare, fare da incubatrice ai suoi eredi. Ma no! Se proprio voglio essere ‘usata’, io voglio essere usata SOLO per il sesso. Per tutto il resto, prenditi una cameriera”. Parla di clitoride, masturbazione, orgasmo vaginale, sex toys, assorbenti e mestruazioni, dirty talking, slut shaming, omosessualità, porno, Tinder.

Sta portando in giro il suo spettacolo “Non sono femminista ma…”. Se volete vedere qualche frammento di suoi monologhi, li trovate su Facebook e su YouTube.

Quando hai iniziato e per quale motivo hai intrapreso il percorso della stand-up?

Sono partita come attrice e intrattenitrice. Mentre studiavo all’American Music Dramatic Academy a New York sono entrata in un gruppo di Sketch Comedy, ci chiamavamo No Man’s Land, e con loro ho iniziato a frequentare i locali comici della metropoli. Mi sono buttata in dei primi esperimenti di stand-up comedy nel 2008, ho iniziato però seriamente a farla dal 2013 in Italia. Alla fine di quell’anno ho fondato il gruppo Melamarcia Comedy per creare degli spazi un po’ diversi dalla comicità che girava a Milano all’epoca, che era quella dei laboratori Zelig.

Non è stato difficile creare dei monologhi sensati per far ridere in americano?

Sì. Quando mi capita, mi esibisco in inglese sia in Italia che all’estero però non faccio quasi mai gli stessi monologhi italiani, anche se un paio sono riuscita a tradurne. Delle battute forti in Italia non vengono capite all’estero e delle cose che passano tranquillamente negli USA qui vengono prese male. C’è anche una concezione diversa del pubblico nel guardare uno spettacolo. L’americano va al comedy club per staccare la spina, è molto aperto, nonostante la sua morale sia molto più rigida della nostra. Gli italiani invece polemizzano spesso ed esiste ancora una rigidità su certi temi. Per quanto riguarda la lingua, l’inglese è molto più efficace nella comicità perché più breve. La migliore soluzione è scrivere direttamente in inglese.

Clara Campi a Los Angeles

Come mai hai deciso di incentrare la tua satira su argomenti sessuali?

Sono sempre stata una che parla molto apertamente di sesso. Non è stata una forzatura, mentre magari altri cercano apposta di trattarlo per avere l’argomento nella propria scaletta. È una tematica universale perché tutti fanno sesso. Cerco di guardarlo dal punto di vista femminile, in genere trascurato, in modo veritiero e non basato su stereotipi.

Per quale motivo esiste il bisogno di parlare di sessualità nella stand-up, soprattutto in Italia?

Perché non se ne parla. Io noto che c’è ancora tantissima reticenza in special modo tra le donne. L’influenza della Chiesa Cattolica è anche innegabile. Paura e giudizio sono riversati su una cosa assolutamente naturale. È una mancanza di logica che mi urta.

Perché hai intitolato il tuo spettacolo “Non sono femminista ma…”?

È una presa in giro della frase classica detta solo dai razzisti: “Io non sono razzista ma…”. Quel “ma” nel mio caso sta a significare la certezza di essere femminista.

Che tipo di femminista sei?

Sono una persona individualista che non tende a riconoscersi in movimenti definiti. Sono una femminista liberale, per me la libera scelta di essere ciò che si vuole è fondamentale e le donne questa capacità di scegliere ce l’hanno meno degli uomini.

Hai una missione?

Sì, anche se forse è un po’ presuntuoso dirlo. Secondo me, tutte noi donne dobbiamo imparare a farci sentire di più. Gli uomini spesso non si rendono conto di quante difficoltà esistono per il sesso femminile nel mondo. È importante che parliamo dei nostri disagi perché si può creare una sorta di sorellanza in cui le donne si riconoscano e condividano gli stessi problemi. Il sesso maschile non è il nemico ma molti di loro hanno bisogno di essere informati sui nostri bisogni.

Foto: Gaetano Lo Presti

Hai incontrato problemi col pubblico nei tuoi spettacoli per ciò che dici?

Col pubblico raramente, solo feedback positivi. Nel mio spettacolo di un’ora ti porto nel mio mondo, ti faccio capire il mio modo di ragionare e che sto scherzando. Mi è capitato di avere problemi solo in serate di gruppo con altri stand-up comedians per vari motivi, forse da una parte per il fatto di essere l’unica ragazza, dall’altra per la mia aggressività o l’argomento sesso. Sui social si trovano spesso haters, ma tanto sulle piattaforme qualsiasi cosa scrivi avrai sempre gente che ti odia.

Hai qualche stand-up comedian famosa straniera alla quale ti ispiri o di cui ammiri il lavoro?

Ispirarsi no, ma ammiro il lavoro di Sarah Silverman e mi piace molto Amy Schumer. Per quanto riguarda gente non contemporanea, la scomparsa Joan Rivers era fantastica, la migliore delle migliori.

Oltre al tuo spettacolo, sei impegnata in altri progetti?

A Milano organizzo con Melamarcia Comedy serate di stand-up invitando comici anche da fuori città quando possibile. Sono impegnata sui social: produco video su YouTube e Facebook, e pubblico mini clip su Instagram.

Prossime date.

Mi esibirò a Londra in due performance organizzate da BeComedy UK, il 24 maggio al Nell of Old Drury di Covent Garden e il 28 a L’affaire di Wandsworth.

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