Giuseppe Veneziano è uno degli esponenti più rappresentativi dell’Italian New Pop e del gruppo Italian NewBrow. I suoi quadri hanno tonalità vivide e nette che ricordano fumetti e raccontano di favole moderne condite da tecnologia, sessualità, LGBTQI, politica e famosi quadri religiosi della storia dell’arte. Controversi e provocatori, e sono stati spesso oggetto di discussioni. Nel 2009 la sua opera Novecento con Hitler, Stalin, Mussolini e Berlusconi che si accoppiano con pornostar e eroine del fumetto diventa attuale quando scoppia lo scandalo dei festini ad Arcore. Nelle settimane scorse la sua nuova fatica LGBT nella mostra Storytelling al Palazzo Ducale di Massa ha generato numerose proteste, tra cui una petizione online per far chiudere la mostra, la censura di Facebook e piccole manifestazioni di cattolici e rappresentanti politici che accusano Veneziano di blasfemia. L’opera ritrae un Cristo crocefisso con la scritta LGBT al posto di INRI e le mutande leopardate di Dolce&Gabbana. L’artista, come in occasione di mostre passate, ha però ricevuto il sostegno incondizionato del comune di Massa e di molti suoi cittadini, esponenti della cultura, nonché di un sacerdote a suo favore.
La mostra rimarrà fino al 24 febbraio.
L’episodio di scalpore che ha creato il tuo Cristo LGBT dimostra che hai fatto centro con la tua provocazione. Dato che sei un veterano di critiche e scomuniche in tal senso, quanto è importante secondo te provocare oggi?
Ho sempre detto che sono per un’arte che provoca piuttosto che per una che ti lascia indifferente. La provocazione artistica mantiene viva la coscienza e obbliga lo spettatore a reagire in positivo o negativo. Faccio un’arte con delle implicazioni sociali. Finché si parla di sesso e tecnologia non ci sono grandi reazioni, ma quando ci sono di mezzo religione e politica ci sono delle comunità che insorgono. L’artista è libero di reinterpretare la realtà come vuole ma sarà sempre oggetto di critiche perché spesso è più veloce a capire prima certi cambiamenti. Caravaggio dette la sua personale interpretazione del vangelo nei suoi quadri, subendo censure e rifiuti all’inizio, finché non si è scoperto che è stato un anticipatore dei tempi quando la decodificazione dei testi sacri è andata nella direzione della sua visione.

Il tuo è un Cristo inclusivo come lo sarebbe stato se fosse nato ai nostri tempi.
Se Dio è venuto per salvare tutti, nessuno è escluso. La Chiesa li ha spesso discriminati ed è arrivato il momento di togliere i paletti: siamo tutti figli di Dio. Anche queste persone devono essere salvate da questo martirio, è ciò che cerco di comunicare attraverso la mia opera. Gesù Cristo si è sacrificato per salvarci da tutte le ingiustizie e credo che queste persone ne subiscano altrettante. In più di settanta paesi nel mondo l’omosessualità è punita con la morte. La mia opera rivendica una posizione di diritto ed eguaglianza.
Nonostante ripetiamo spesso che nulla è più trasgressione, ogni settimana succedono degli avvenimenti simili al tuo che smentiscono questo pensiero. Che significa trasgredire nell’epoca moderna?
Io non mi sento un trasgressore, ma più un interprete. La trasgressione è nell’occhio di chi guarda. L’artista deve essere sempre libero di esprimersi. Non importa ciò che esprime ma nessuno deve dirgli cosa debba fare e come. Purtroppo ancora oggi, malgrado non ci si scandalizzi più di nulla, un artista riceve petizioni per far chiudere la sua mostra e accuse di blasfemia. Io sono stato fortunato nel trovare a Massa un’amministrazione comunale comprensiva.

Cosa mette in pericolo la libertà di espressione e qual è il miglior modo per proteggerla?
La libertà di espressione deve essere conquistata di giorno in giorno. Ogni artista conduce la propria lotta, che fa parte del mestiere.
Il rappresentare una sessualità libera rispecchia anche il tuo modo di pensare e di essere?
Concepisco la sessualità come un fatto naturale che ognuno vive nel proprio privato senza alcun tabù. È un gesto quotidiano che fa parte della nostra natura. Se uno vuole raccontare l’intera realtà, deve parlare anche del sesso, del dolore e della morte. In Italia dobbiamo godere della sessualità in maniera più rilassata liberandoci da molte imposizioni che vengono dall’alto.

Che tipo di rapporto hai con la religione?
Sono cresciuto in un ambiente cattolico e conosco bene questo tipo di fede, anche se la mia religiosità è privata, non la dichiaro in pubblico. Spesso alcuni miei lavori non nascondono tematiche religiose ma sono solo la rivisitazione di alcune opere della storia dell’arte, di cui in passato quasi il 90% era a sfondo sacro.
Come sei arrivato alla definizione del tuo stile?
Ho avuto diverse collaborazioni come vignettista satirico, illustratore e fumettista. Sono arrivato alla pittura all’età di trent’anni e in questa ho fatto confluire le mie esperienze precedenti. Critici e curatori hanno etichettato il mio stile “Italian New Pop” ed è una definizione in cui mi rivedo. Pop è l’abbreviazione di popular, un’arte molto vicina al popolo. Io voglio che il mio lavoro arrivi a più gente possibile, sono per un’arte democratica e aperta.

Realizzi un’opera dettato dall’istinto del momento o la studi?
Le reazioni che suscitano le mie opere sono in realtà delle reazioni che ho avuto io prima. L’impressione spesso diventa ossessiva e ho bisogno di trattare quel determinato argomento. Dietro un’opera esiste sempre un aspetto riflessivo, un’idea che piano piano matura.
Cosa ti piacerebbe fare e non hai mai fatto nell’arte?
Realizzo ogni tanto sculture con materiali diversi e mi piacerebbe un giorno fare una mostra dove i due linguaggi interagiscono.
Curiosità: perché nei tuoi quadri c’è spesso Spiderman?
È il mio supereroe preferito e in un certo senso il mio alter-ego.
