Streghe al sabba di Luis Ricardo Falero (1878)
Ben diverso è Satana quando esce dal seno ardente della strega (…) per quanta paura se ne abbia, si deve ammettere che senza di lui si morirebbe di noia. – Jules Michelet
La donna indipendente ha incusso sempre paura in tutte le epoche. Nonostante ci sia una visione idillica dell’epoca prepagana, esclusion fatta per i popoli nordici e dell’età della pietra, il genere femminile non è mai stato libero dal giogo dell’uomo se non per brevi illusori periodi. Lo stesso nome “femmina” è dispregiativo in latino, deriva da “a fe et minus“, “sprovvista di fede”.
La strega era un’idea, una chimera nell’occhio dell’uomo pio, sfuggita alle catene dei ruoli precostituiti. Una visione mitica corrispondente a pochi profili storici. In realtà era una donna comune, una popolana, che aveva fatto un torto a qualcuno ed era stata denunciata per ripicca. Bellezza e conoscenza spesso condannavano l’imputata a morte certa. Bastavano poche prove per accusare qualcuno di stregoneria in un periodo tremendo dilaniato da regolari pestilenze e carestie. Gli eretici erano la valvola di sfogo delle comunità e il passatempo preferito di clerici e nobiluomini. In un contesto sessuofobico la tortura era la scusa migliore per esprimere le proprie perversioni. La culla di Giuda prevedeva di legare gli imputati a delle corde in trazione e di posizionarli a gambe divaricate su un cuneo di ferro. Con l’allentamento delle corde il peso del corpo si rilasciava facendo penetrare il cuneo nell’ano o nella vagina. La fustigazione era uno spettacolo da sadici estimatori che pagavano i torturatori per assistervi.
Le streghe erano considerate delle creature troppo sessuate. Satana faceva continuamente l’amore con loro per reclamare i suoi favori negli incantesimi. Questi si impadroniva della sua creatura attraverso i due orifizi alla base del ventre. Per questo gli inquisitori ribaltavano l’accusato come un calzino per scoprire i segni e i marchi del demonio usando dei manuali appositi di identificazione. La strega compariva ai malcapitati in sogno nuda cosparsa di grasso di bambino a cavallo di una scopa. Il simbolismo esplicito è evidente. Era una succube che cavalcava l’uomo causandogli polluzioni notturne.
L’elemento più affascinante per il pubblico che ascoltava le confessioni era il sabba. Una riunione notturna dove uomini e donne copulavano insieme presieduta dal Diavolo. Si scendeva nei particolari come se fosse il paradiso più che l’inferno in terra. I sabba ricorrevano ogni equinozio e solstizio come le antiche feste della semina e del raccolto. Le sue modalità di svolgimento specifiche però richiamavano il rito pagano del Calendimaggio in cui ci si accoppiava per favorire la fertilità della terra.
La strega nell’età contemporanea sembra sia lentamente uscita dalla sua nicchia maledetta in un’accezione quasi positiva. Le varie serie e film sul soprannaturale l’hanno resa una macchietta rassicurante. L’anno scorso Maleficent della Disney ha scardinato la sua immagine fantastica negativa rendendola capace di amare e quindi umana come il resto di noi.
Tuttavia nel nostro quotidiano, la donna sola e indipendente è ancora guardata in maniera sospetta. E’ lesbica, mangiatrice di uomini, acida e dal ventre sterile. Un essere senza un progetto di vita che rifiuta di avere bambini e di sposarsi. Sono sensazioni offuscate dal pregiudizio e da una mentalità ancora abituata a vedere la femmina programmata per la riproduzione. Spesso si tratta di persone dal carattere forte e energico, motivate, dalla vita sessuale autonoma, difficili da gestire per partner che nutrono un vistoso senso di inferiorità.
Se la descrizione sopra corrisponde al vostro modo di essere, non abbiate timore di sentirvi libere, non abbiate paura di sentirvi streghe.
Good reading thhis post
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