Il sesso è una questione divina

Aspiration, Irina Karkabi

La parola sesso viene dal latino “secare“, “dividere” e mai parola fu meno adatta per quest’atto che invece sancisce l’unione tra due esseri.

I popoli della preistoria lo vedevano come un mistero da venerare e rispettare. Il sesso era un avvenimento magico e quindi sacro, nel corso del quale fluisce un’energia vitale che accomuna tutte le creature viventi. Per questo lo codificarono in un rituale di unione tra un uomo e una donna a rappresentare il principio divino femminile e maschile. Il cerimoniale, chiamato più tardi dai greci hieros gamos (nozze sacre), era attuato per la fertilità del terreno e delle donne del villaggio ad ogni inizio dell’anno o nel mezzo della festa del raccolto. I prescelti erano in genere due vergini, che potevano essere una sacerdotessa e un sacerdote. La verginità, intesa come preservazione creativa, era un elemento fondamentale perchè si diceva che così la Grande Madre avrebbe garantito una perenne rigogliosità alle messi. Il particolare interessante era che la parte dinamica era la donna e la parte ricettiva l’uomo. Lo scopo era celebrare l’enigma della creazione e non necessariamente raggiungere il piacere.

A cambiare le carte in tavola furono i pastori nomadi provenienti dall’Est nel secondo millennio avanti Cristo, che introdussero il dominio di un dio guerriero e dispotico. Da qui in poi ben sappiamo che la società fallocentrica prese piede fino ai giorni nostri. L’utero divenne solo un involucro protettivo per il seme vitale dell’uomo. Il principio del sesso sacro si distorse nella prostituzione sacra e profana praticata nei templi come quello di Corinto dedicato ad Afrodite. Questa divenne un costume diffuso nell’antichità. A Babilonia nei santuari erano presenti tre tipi di prostitute (ishtaritu, qadishtu e hamritu) e spesso consisteva nell’unico modo di emanciparsi per il genere femminile. Infatti, sacerdotesse di questo tipo potevano possedere la propria terra e intrattenere rapporti commerciali. In India la categoria delle deva-dasi, le schiave di dio, è stata un’istituzione secolare abolita solo nel 1950.

L’estasi spirituale nella storia cristiana fu cercata per altre vie. Il sesso in sè e per sè era visto come un qualcosa di negativo e impuro, l’unica strada per la purezza era il misticismo. L’anima umana doveva ricongiungersi col divino attraverso la mortificazione della carne fino all’annicchilimento dei sensi. Una ricerca del dolore per raggiungere una pace superiore dal sapore sadomasochista.

Oggi sembra ci voglia essere una riscoperta della sacralità dell’atto sessuale col Tantra. Il punto che stride con questa tradizione esoterica è la volontà degli occidentali di trovare il piacere in un accoppiamento lungo ore. Nel vero tantra non ci si tocca e la donna deve avere un’ottima capacità prensile nei muscoli della vagina. Lo scopo è la fusione tra shiva (consapevolezza e coscienza) e shakti (creazione e cambiamento) per tornare ad un’unica entità trascendente. Se cercate una modalità esotica di provare piacere, siete sul binario sbagliato.

Ma come cercare la magia, il divino, in un’azione che vi sembra meccanica? Il modo migliore è sentire la persona che vi sta di fronte. La storia del “pezzettino di me e del pezzettino di te” non è completamente una sciocchezza da diario delle medie. La prima volta che fate sesso con una persona nuova e nelle occasioni in cui ne vivete una sessione intensa, il vostro essere assorbe una porzione dell’essenza dell’altro. A volte si parla come il proprio partner o si pensa come lui. In alcuni casi di ricezione ci si impregna della sua felicità (se vi va bene) e delle sue insoddisfazioni (se vi va male). E’ uno scambio magico che se non ben controllato può portare a: ossessione, vampirismo scambiato per infatuazione, depressione. State attraversando un periodo nero? Il sesso non è una soluzione ai vostri problemi, li aggrava. Siete sereni? Datevi alla pazza gioia. In particolar modo tentate di trasmettere il vostro buonumore e felicità al partner, che non è mai abbastanza. E dentro di voi, pensate di essere una dea o un dio. Il cambio di prospettiva è assicurato.

 

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