foto copertina: Miss Sorry di IAMNKD on the Internet
A fine settembre 2021 è uscito il saggio Sul Porno – Corpi e Scenari della Pornografia di Claudia Ska, blogger di agit-porn e articolista di Rolling Stone, edito da Villaggio Maori. Un’analisi lucida e oggettiva su cosa sia il porno oggi secondo lei nel tentativo di mettere in discussione la morale, tenendo bene a mente che “il desiderio non può essere moralizzato, non risponde alle logiche e alle norme che sottendono alla vita di tutti i giorni, al contrario ci dà la possibilità di uscire, seppure temporaneamente da esse per dare voce alle necessità di ognuno”. Grazie a Claudia scopriamo le diverse sfaccettature di un genere che non si riduce solo al filone mainstream ma che è piuttosto sviluppato anche in quello indipendente. Il porno per donne non è la stessa cosa del porno femminista, il porno etico non è della stessa pasta del postporno. Quest’ultimo è il più sovversivo e stimolante perché “dà voce a tutti i soggetti esclusi, marginalizzati, umiliati dalla pornografia maschilista”, secondo Paul B. Preciado.
L’autrice delinea storia e fenomeni di ieri e di oggi con concisione, spruzzate d’ironia e rara sincerità in un racconto autentico delle sue esperienze personali nell’incipit e nell’esame dei vari fenomeni nei capitoli successivi. Scrivere questo saggio per Claudia è stato un viaggio esplorativo in cui ha posto in dubbio le sue idee iniziali, spesso cambiandole completamente mano a mano che approfondiva, con un unico obiettivo: “dare dignità al porno“.
Quando ti è stato chiesto di scrivere un libro sul porno, sei sprofondata nel panico per la mole di lavoro che avresti dovuto affrontare?
A dire il vero la prima sensazione è stata di entusiasmo. Ero molto lusingata dalla proposta che mi venne fatta da colei che è diventata la mia editor, Erica Donzella, di Villaggio Maori. Per capire come impostare il lavoro ho scritto una sinossi e una scaletta dei punti rilevanti che volevamo affrontare. Quando la casa editrice mi ha dato l’ok, ho iniziato a lavorarci.
Nell’elenco delle tipologie di porno definisci ‘sommaria’ la presentazione del porno per donne che dovrebbe essere femminista. Cosa intendi?
Nella parte in cui definisco sommariamente le tipologie di porno, una suddivisione strumentale che mi serviva a trovare un linguaggio comune con chi legge, distinguo i cosiddetti ‘porno per donne’ e ‘porno femminista’. Le due tipologie non necessariamente si sovrappongono e, anzi, spesso sono luogo di fraintendimento. Spesso si pensa che il porno per donne sia più soft, meno esplicito, mentre lascia più spazio e visibilità al piacere femminile, non è fallocentrico o concentrato sulle penetrazioni pene-vagina o pene-ano, seppure queste ci sono. Il porno femminista invece è un porno che per essere definito tale deve includere delle donne nel processo produttivo, dalla scrittura alla messa in scena e che queste possano esercitare la propria agency (rappresentazione, ndr), non essere solo una presenza nominale.
La vera rivoluzione è il post-porno. Quali sono le tue registe o film preferiti che consigli?
Il post-porno non coincide necessariamente con la produzione pornografica. Si tratta di un approccio ribelle, disorientante e rivoluzionario allo spazio, alle pratiche e ai corpi. Le azioni post-porno usano la sessualità non tanto per raccontarla, ma come strumento di decostruzione, a partire dal desiderio, dall’eccitazione, dallo stupore e dall’imbarazzo che queste azioni suscitano in chi vede e vi prende parte. Maria Basura e altre persone che performano con lei nei volumi di ‘Fuck the Fascism’, per esempio, usano pratiche sessuali (pegging e pissing in particolare) e vandalizzano statue e monumenti di conquistatori per restituire una versione della Storia ben diversa, quella di chi ha subito la colonizzazione perdendo la libertà.
Molti disdegnano di considerare i performer dei porno attori. Secondo te è legittimo?
Il passaggio da attrici e attori a performer è avvenuto intorno agli anni Novanta, anche a causa della diffusione del genere gonzo. La concentrazione è stata posta sulle pratiche in sé, dando sempre meno spazio alla storia e alle relazioni tra personaggi. È come se fossero eterni happening sessuali e in quest’ottica la definizione performer è forse più appropriata.
Hai mai girato un porno? Se sì, cosa ti è piaciuto e cosa no.
Sì, ho girato una scena tra donne col collettivo Rosario Gallardo, nel suo ultimo film del 2020, ‘Love meetings’. Stare davanti alla telecamera e lasciarsi andare, rimanere concentrata sul mio piacere e in relazione con l’altra persona, sapendo di dovere restituire qualcosa in termini di immagine (posizionarsi in un certo modo per essere a favore di luce e obiettivo, tanto per dire) non è per niente facile. Ero molto imbarazzata e infatti l’ho buttata un po’ in caciara. Se dovessi rifarlo, suppongo che reciterei, mi comporterei come se stessi interpretando un personaggio. Cercherei di restituire autenticità al mio ruolo, ma non rivelerei così tanto di me.
Ti piacerebbe girarne uno post-porno o amatoriale da mettere su PornHub?
Sì, mi piacerebbe girare una scena di gruppo e mi piacerebbe che fosse gioiosa e dirompente, che facesse sobbalzare chi la guarda.
Ad un certo punto usi una metafora molto calzante sullo sfruttamento delle risorse che è uguale allo sfruttamento degli attori nel porno. Per uscire da certe logiche di fruibilità e profitto del prodotto bisognerebbe uscire dal capitalismo?
Per uscire dal capitalismo dovremmo smettere di consumare (massicciamente) qualunque cosa – dal cibo, all’abbigliamento, ai prodotti culturali – puntare sull’autoproduzione e il baratto. Il punto è: come facciamo a partire tuttә alla pari? Non succederà, per questo non vedo possibile il collasso del capitalismo. Non da qui ai prossimi cento anni. Vedo più fattibile il ripristinarsi di un’oligarchia, piuttosto. Sono molto pessimista.

Nel saggio dici che è necessario che qualcosa cambi nel porno e sei d’accordo per un approccio lavoisieriano, ovvero la legge della conservazione della massa: ‘Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma’. Intendi che se dovessero cambiare in positivo i codici di questa società il porno che guardiamo si potrebbe trasformare in qualcosa di migliore?
Cos’ha questo porno che non va? (ammicca, ndr) A me sembra perfettamente in linea con la nostra società, come i film hollywoodiani e quelli indipendenti: raccontano persone e situazioni da determinati punti di vista. I primi strizzano l’occhio alla massa, senza volerla frastornare troppo, i secondi in teoria sono più audaci o vorrebbero esserlo, ma anche loro fanno l’occhiolino al proprio pubblico con l’aspirazione di espandersi. Il porno si trasforma come si trasforma l’arte in generale, come ogni forma viva.
Ti sei molto appassionata al porno indipendente, indie porn, che è in grado di farti eccitare con fantasie che non avresti mai associato all’eros. Mi fai degli esempi per capire meglio questa scoperta?
Ho visto dei film porno nei quali veniva dedicata particolare attenzione alla reazione delle persone coinvolte, magari con inquadrature e movimenti di camera capaci di cogliere tremori, pelle d’oca, tensioni di nervi e muscoli, rumori e voci. Apprezzo questo racconto dei dettagli, quando ben calibrato e non ridondante. In generale trovo interessante essere messa a disagio da quello che vedo. Anche le pratiche che non mi piacciono né mi eccitano sono stimolanti per una riflessione e per stare in ascolto. Non rifiuto categoricamente ciò che mi disturba, anzi, il porno mi sta insegnando ad accoglierlo. So enumerare più cose che mi annoiano, che non cose che mi piacciono, perché l’eccitazione e il piacere sono davvero frutto di connubi inaspettati. Posso però dirti che mi piace il sesso zozzo, in senso letterale: fango, terra, sudiciume, degrado, scenari che di rado si vedono nel porno patinato.
Stai lavorando a qualche nuovo libro o progetto?
Devo ancora riprendermi dalla stesura de ‘Sul porno’, che anzi spero di iniziare a presentare presto in giro per l’Italia. L’ho scritto per lo più nell’arco del 2020, anche se avevo già iniziato a lavorarci nel 2019 e abbiamo finito di editarlo a inizio 2021, quindi per adesso vorrei dedicarmi a farlo conoscere e incontrare persone con cui discuterne.
In ogni caso non sono ferma e anzi sto lavorando a un progetto a tre teste che si discosta dall’ambito sessuale e pornografico nello specifico ed è incentrato su pregiudizi e stereotipi di genere. Sarà un progetto fotografico e narrativo – ancora top secret – che speriamo di lanciare la prossima primavera.
articolo molto interessante. Posso riproporlo nel mio blog? PS il mio blog è dovuto diventare privato , purtroppo in una società sessuofoba e clericale come quella italiana è sempre più difficile manifestare idee libere su sesso e pornografia. Comunate se anche ti interessa il mio blog clicca su “accedi” e poi quando riceverò la mail automatica di WP ti darò l’accesso.
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Certo! Puoi ricondividerlo. Grazie mille!
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Grazie a te
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