La svolta dell’era primitiva fu la scoperta del fuoco. È probabile che l’umanità lo scoprì grazie ad un fulmine che si abbatté su un albero e lo bruciò. Proprio come il fulmine che si abbatté sul brodo primordiale degli inizi attivando gli aminoacidi, così un fulmine cambiò la vita dell’uomo. A ricordo di questo evento sedimentato nella memoria collettiva dell’umanità, avvenuto in epoche diverse in varie zone del mondo, nei momenti stagionali e astronomici importanti l’umanità allestiva un albero con offerte appese ai rami fatte prima alla Natura e successivamente agli Dei che poi dava alle fiamme, da qui il nome Albero del Fuoco che poi sarebbe diventato l’Albero della Vita, Yggdrasil, il Roveto Ardente e i suoi resti recenti si sarebbero trovati nel Ceppo di Natale ora diventato un dolce da mangiare (il tronchetto). Durante questi riti si beveva, gozzovigliava e faceva sesso per celebrare la vita che arrivava in estate o sarebbe tornata in primavera. La quercia (albero sacro del fuoco perché si dice attiri i fulmini) era l’albero prescelto da greci e celti, mentre i popoli teutonici e scandinavi preferivano l’abete o il frassino. I pagani pensavano che l’albero contenesse lo spirito della vita che era rilasciato sotto la forma del fuoco quando veniva bruciato. In seguito si credette che l’albero e il ceppo proteggessero dai fulmini. Nel tardo Settecento si adottò esclusivamente l’abete sia perché le querce scarseggiavano in Europa e sia per il fatto che la Chiesa le considerava troppo pagane (nei tempi antichi erano oggetto di venerazione).
In questo contesto lo sciamano viveva e agiva in comunione con l’uomo e la natura. Era un mediatore tra gli spiriti naturali e animali della foresta e l’uomo primitivo. Lo sciamano esternava il rispetto per la preda dei cacciatori ben consapevoli di essere tutt’uno con l’animale cacciato provenendo dallo stesso elemento: la Terra. Anche gli alberi erano presi in grande considerazione perché erano una fonte di vita e riparo indispensabile assieme a caverne e insenature naturali. Gli sciamani potevano portare benessere o malessere: alcuni usavano le loro conoscenze per curare, altri per avvelenare. Ciò che ci interessa è che questi mediatori spirituali erano i Custodi della Fiamma, ovvero del sapere primitivo sul Mistero della Vita, e detenevano tutta la memoria del clan. La diffondevano prima con maschere di animali o spiriti, danze, musica di tamburi, e poi col canto e la narrazione delle storie. Quando impersonava lo spirito della Natura, lo sciamano indossava delle corna, una maschera e della pelle di animale col pene eretto a simboleggiare la procreazione (poteva usare delle erbe urticanti per provocarsela o masturbarsi). Era il capo della caccia selvaggia (nell’era primitiva un raduno di diversi clan per cacciare la carne di animali fondamentali per sopravvivere durante l’anno), una sorta di dio Pan, Bacco, Fauno, Cernunnos o Herne, o il Dio Cornuto della teoria di Margaret Murray (Il Dio delle Streghe). Era rispettato e riverito come un dio in Terra. È importante far notare che lo sciamano poteva essere sia uomo che donna che transgender. Questə ultimə, prima dell’avvento della società patriarcale portata da popoli nomadi e guerrieri in Europa (i Kurgan), erano tenutə in grande considerazione e considerati alla stregua di divinità. Lo sciamano aveva in mano una fiaccola, uno strumento musicale e la ramazza o il tirso. La ramazza fu il simbolo degli organi sessuali femminili e maschili fino al diciottesimo secolo. Era molto simile a quella brandita da Krampus, da Santa Claus olandese o dal suo Aiutante Nero. Lo sciamano saltava sul fuoco conducendo dei riti di fertilità dalla simbologia sessuale.
I popoli dell’antichità aggiunsero questa figura al loro pantheon facendola passare per un dio minore: oltre a quelli già detti, nomino Priapo, Silvano, i Satiri. La Chiesa lo trasformò in un’entità negativa, il Diavolo. In Olanda questo sciamano è diventato l’Aiutante Nero di San Nicola, in seguito rappresentato con una squallida black face riferendosi letteralmente solo al suo nome, che punisce i bambini cattivi. In altri paesi germanici queste due figure coincidono in una sola che ricompensa con doni e dispensa punizioni. Nel 1626 i coloni olandesi sbarcarono in America in quella che sarebbe diventata Nuova Amsterdam (New York). Sulla polena della loro nave c’era San Nicola, protettore dei marinai, in olandese Sinter Claes anglicizzato in Santa Claus. Quando la colonia fu ceduta all’Inghilterra, molti olandesi rimasero su quel suolo propagando le loro tradizioni anche tra la popolazione inglese. Nel diciottesimo secolo nei Paesi anglofoni comparve Babbo Natale più o meno come lo conosciamo oggi (il colore della veste e alcune caratteristiche erano diverse). Dopo la seconda guerra mondiale la sua rappresentazione si è diffusa in tutto il mondo.