Vi ricordate quando con orrore ascoltavamo i ragazzi della classe parlare di porno scaricati su pc come se fosse la fine del mondo? Succedeva alle porte del Secondo Millennio e le connessioni andavano ancora lente rispetto a quelle che abbiamo oggi, i cellulari erano allo stato base senza foto e telecamere e le macchinette digitali per tutti sarebbero arrivate tra qualche anno. Non ci immaginavamo un mondo in cui ognuno sarebbe stato in grado di produrre del porno con definizioni di alta qualità completamente fai-da-te. E che noi saremo diventati pornostar dei nostri stessi video. *Silenzio*. Mi pare di vedere le vostre facce che cadono dal pero: “Che cosa? Io no”. Quindi, volete dirmi che durante il sexting siete tutti scrittori provetti come dei moderni Boccaccio o De Sade? Non avete mai usato dei video o delle foto per “spiegare meglio” certi atti sessuali? Ok (ghigna). Credo ad una percentuale media di voi, perché spesso se non si accetta il proprio corpo o si è a disagio davanti alla telecamera, è difficile si facciano spontaneamente dei video al telefono da soli o con altri. Alcune volte però l’autostima vien girando. Soprattutto se le persone che ricevono il video o stanno nello stesso con noi ci fanno dei sinceri complimenti. La paura può essere legata pure alla possibilità che questi prodotti privati vengano ricondivisi sulle piattaforme di video sharing. Un timore legittimo dati i casi di revenge porn presenti nelle cronache almeno sin dal 2010. Tuttavia, l’amatoriale è oggi il filone principale del porno mainstream e quello più cliccato, con le sue luci e ombre. E fa successo perché rispecchia la quotidianità delle persone facendole sentire e rendendole protagoniste di quindici minuti (o spesso mooolto meno) di gloria.
L’esibizionismo nel porno non è proprio delle persone estroverse. Se infatti da un lato fotografi, videomaker e non hanno degli archivi che riguardano per eccitarsi, per nostalgia o per narcisismo, dall’altro ci sono soggetti riservati che li conservano ma li vedono di meno o ne usufruiscono solo sul momento. Conosco una persona “timida” che ha un’intera videoteca di video girati con sei donne diverse nel corso degli anni. La sua timidezza consiste nel non averne mai mostrati a nessuno. Io sono simile su questo piano, anche se da donna posso essere più soggetta a violenze, molestie e vendette da parte di uomini, mi sono fatta più problemi ad inviarne che a girarli con qualcuno per il timore che vengano resi pubblici. Un tarlo che non ti abbandona mai pure quando ti fidi dell’altro. Perché quando succede alle donne in Italia, sappiamo benissimo che non va a finire come a Paris Hilton e Kim Kardashian. Nessuno ci applaude e tutti ci disprezzano. Ragazze si sono suicidate o hanno dovuto cambiare nome e paese per questo motivo. Quanto vorrei un mondo dove ci fosse più tolleranza e meno bigottismo! Ahimè, non l’hanno ancora inventato. Forse per questo un programmatore mi ha confessato: “Sistemando il pc di una signora a cui era morto il figlio adolescente, ho trovato i suoi filmati. Terribile la scelta tra l’eliminarli o acconsentire al suo ‘non cancellare niente, sono le cose di mio figlio'”. Questo fa capire quanto sia difficile accettare il porno nella propria vita e in quella degli altri se non si considera la sessualità come parte integrante, naturale, dell’essere umano.
Alle origini della pornografia amatoriale
Il primo film porno di cui abbiamo testimonianza sfuggito alla censura è A L’Ecu d’Or ou la Bonne Auberge (Allo Scudo d’Oro o La cameriera d’albergo, 1908). Una cameriera viene sorpresa da una coppia di neosposi mentre si sta masturbando e i due approfittano della situazione. La pornografia come la conosciamo oggi è nata nell’Ottocento ed è rimasta clandestina fino alla fine degli anni Sessanta. Di sicuro i filmati porno erano molti di più ma sono stati fagocitati dai censori. Sappiamo però che dal 1910 al 1960 furono prodotti di nascosto sul mercato americano gli stag (per uomo solo, letteralmente significa cervo maschio) soltanto per un pubblico di uomini. Erano film in piccolissimo formato girati prima nei bordelli e poi in abitazioni, destinati ad una proiezione privata o domestica (gli spettatori spesso si travestivano con baffi finti per non essere riconosciuti). Le immagini erano ripetitive, l’uomo dominava e la donna era passiva. Le donne filmate erano sex worker. Nessuna trama o violenza. Erano close-up di genitali ed era mostrata soltanto la penetrazione. Gli scopi erano rendere visibili le parti intime, in genere celate in modo serrato, ed eccitare. L’eiaculazione era involontaria e in alcuni casi accadeva troppo presto. Gli stag venivano girati su iniziativa individuale di privati, gestori di locali in cui era praticato il sex working o artigiani del cinema. La diffusione di queste pellicole fu incentivata dalla Prima e Seconda Guerra Mondiale quando molti giovani avevano bisogno di stimoli lontano da casa. Produzioni simili ci furono anche in Francia negli anni Venti e Trenta e in Scandinavia nei Sessanta. Quando il porno è diventato di dominio pubblico ad inizio anni Settanta, questi filmati sono stati relegati dietro alle tende di sex shop o locali di spogliarello.
Negli anni Cinquanta inizia a diffondersi la pornografia industriale. Negli States l’accettazione della nudità e il riconoscimento di rappresentazioni erotiche ha comportato l’accettazione e diffusione della pornografia. Dal 1969 al 1984 il porno sarà mostrato nei cinema con apripista come Blue Movie di Andy Warhol, Mona di Bill Osco e Deep Throat di Gerard Damiano. Nel frattempo le persone si facevano foto sexy o nude con Polaroid e si filmavano in Super 8. Il problema con quest’ultimo era lo sviluppo che doveva essere sempre fatto da una persona esterna. Negli anni Ottanta il registratore di videocassette cambiò tutto. La gente iniziò a registrare in VHS i propri atti sessuali e a darli ai videostore che li passavano gratis sotto banco. Nel 1982 la Homegrown Video di San Diego fu la prima a distribuire a livello commerciale questi filmati: ha creato il genere amatoriale nei video per adulti. Negli anni Novanta Mark Krinsky (pseudonimo Ed Powers) diffuse prodotti con protagoniste non professioniste scelte a caso. Si faceva riprendere insieme a loro in ambienti quotidiani senza sale di posa: salotti, cucine, camere da letto. Donne comuni e imperfette erano vestite da pornostar, si comportavano come tali, dimostrando che chiunque poteva esserlo. In contemporanea Internet incomincia a diffondersi con milioni di immagini porno condivise su gruppi di discussione tipo forum. La piena democratizzazione dei mezzi digitali però inizia dal 2004 in poi con la vendita esponenziale di macchinette digitali e alla fine dei 2000 con gli smartphone. Entrambi rendono possibili una cascata di porno amatoriale senza precedenti.
Il realcore
Il termine realcore è stato coniato dall’artista e performer Sergio Messina nel 1997 nel suo libro “Realcore – La rivoluzione del porno digitale” per descrivere il grande fenomeno mediatico della produzione e diffusione in rete di materiale pornografico casalingo realizzato in privato da singoli con apparecchiature digitali non professionali. La parola unisce “reality” con “softcore/hardcore”, che indicano rispettivamente la pornografia meno esplicita e quella più esplicita. Messina attraverso lo studio delle subculture erotiche nella navigazione web ha scoperto che la cultura BDSM ha spianato la strada al realcore. Il materiale porno che circolava per questa categoria aveva una narrazione insufficiente o sbagliata, quindi già negli anni Ottanta il BDSM iniziò a produrre materiale indipendente distribuendolo nei canali underground. La necessità di costruire una rete portò questa subcultura su internet nei Novanta. I loro videoclip stabilirono il canone standard del realcore: grandangolo per riprendere l’intera “scena”; lunghe riprese senza montaggio; commento in diretta; narrazione realistica; attori amatoriali. C’era anche il passaggio della telecamera da un partecipante all’altro, che presentavano corpi normali, non perfetti. Il realcore si diffuse prima su Usenet, una rete mondiale di server interconnessi tra loro, nei newsgroup, gruppi di discussione tra utenti a cui si accedeva tramite dei programmi. Questo genere spontaneo con protagonisti veri permette un’identificazione immediata nello spettatore ed è la chiave del suo successo.
Il realcore si è trasformato piano piano in quello che noi oggi chiamiamo porno amatoriale. Anche il porno industriale si è dovuto reinventare in sua funzione perché non vendeva più come prima, trasferendosi su siti specifici o sulle piattaforme di video sharing, quest’ultime responsabili dell’enorme diffusione del macrogenere amatoriale. In principio c’erano YouPorn e RedTube, poi sono stati inglobati dal colosso della Mindgeek, Pornhub, che ha contribuito tra il 2012 e il 2015 alla caduta dell’industria pornografica come la conoscevamo. Ciò ha comportato il freelancing dei performer, le paghe basse e le carriere rapide dei porno attori con un massimo di sei mesi. Il porno amatoriale è diventato Proam (professionale amatoriale) realizzato con telecamere da professionisti o con smartphone di ultima generazione oppure fake, professionale travestito da amatoriale. Questa tipologia ha avuto larga diffusione anche grazie al trapelare di video ed immagini porno di celebrità americane, oltre alle strafamose Paris Hilton e Kim Kardashian, ricordiamo Pamela Anderson, Kid Rock, Scott Stapp dei Creed, Kendra Wilkinson, Iggy Azalea e Bella Thorne. Volutamente o per sbaglio, i loro video porno sono venuti fuori e le persone hanno compreso di non essere sole nelle loro pratiche davanti alla telecamera, anzi le star le hanno legittimate.
Pornostar fai-da-te
Uno dei siti più vecchi di porno amatoriale è Wifey’s World, risalente al 1998. Si tratta di una coppia sposata, Ken e Sandra Otterson, conosciuti come Hubby e Wifey (maritino e mogliettina). Diedero inizio al loro progetto nel 1997 con delle polaroid di Sandra con gli occhi oscurati diffuse su un newsgroup di Usenet, che riscossero un notevole successo, in seguito passarono alle videocassette via posta e alla fine aprirono Wifey’s world in cui erano presenti immagini, video e webcam interattiva. Marito e moglie erano stufi di vedere sempre lo stesso porno online e decisero di mettersi in gioco con pompini e rapporti completi. Il loro business negli anni è cresciuto a livelli esponenziali e se prima Sandra era nature, adesso mostra un corpo da classica pornodiva mainstream, che toglie un po’ la magia a quello che dovrebbe essere il vero amatoriale. Probabile molto sia dovuto al passaggio da passatempo a lavoro. Un altro sito storico è Voyeurweb.com, creato da Igor Shoemaker e copiato da Five Eyes, in cui è possibile scambiarsi foto e video amatoriali pagando una piccola tariffa per le foto più esplicite (ha un enorme archivio chiamato FunBags). Anche questo da un sito di divertimento si è trasformato in un posto commerciale, che ha dato origine ad un sito parallelo più esplicito, RedClouds. Igor è un vero “guardone”, ha anche provato a fare lo Hugh Hefner della situazione aprendo una casa con donne completamente nude in giro (Da House) ma lo Stato americano l’ha fatta chiudere dopo un anno. La sezione video amatoriale specifica di Voyeurweb è HomeClips. Le foto sono tutte di donne normali e i video mostrano corpi quotidiani e non. Tuttavia Igor rimane un personaggio antipatico e body shamer nonostante pubblichi le foto di tutti. I suoi commenti al vetriolo sui corpi delle donne contribuirono purtroppo a far crescere la fama del sito. Ora, per fortuna, non commenta più.
In Italia la coppia amatoriale più famosa del porno al momento è composta dai siciliani Danika e Steve (Stefano) Mori. Danika si è dovuta trasferire in Spagna, alle Tenerife, dove c’è più libertà mentale, una volta che parenti e famiglia hanno scoperto la sua attività col marito (solo tre mesi dopo l’inizio della loro avventura nel porno). Avevano provato con Chatroulette senza successo, poi Danika ha scoperto la webcam da sola e la sera ha provato con Steve com’era il sesso davanti a questo apparecchio. Hanno ammesso di eccitarsi guardandosi. Danika ha ricevuto commenti pesanti dai suoi famigliari e adesso l’argomento è tabù mentre Steve non ha avuto nessun problema con i suoi. La specialità di Danika è lo squirting che ha scoperto solo pochi anni fa durante del sesso in macchina. La loro particolarità è che nei loro video porno si vede moltissimo che si vogliono bene nella vita reale. Ci sono accortezze e sguardi di amore e affetto che si trovano di rado nei video amatoriali. Ultimamente i due hanno girato dei video con una coppia con cui si trovano sessualmente bene. Altro progetto italiano di coppia che vi voglio segnalare è Gaia on Top, che ho intervistato in questo post.
Oggi chiunque può essere un pornodivo aprendo un account su PornHub e altri siti simili come ManyVids, Xvideos, oppure può farlo su OnlyFans. Da piattaforma per star reali e del web, questo sito inglese nato nel 2016 che consente di postare contenuti originali e venderli alle persone che vogliono vederlo, si è trasformato nel regno non tanto nascosto del porno fai-da-te e mainstream. Vivere però di foto e video hot significa praticare un vero e proprio mestiere che occupa pure l’intera giornata. OnlyFans è esploso durante il primo e il secondo lockdown, assieme ai siti di cam, reso possibile grazie all’altissima percentuale di utenti connessi in quei mesi, che ha permesso agli account espliciti di guadagnare cifre esorbitanti. All’origine del suo successo c’è anche il fatto che i social non permettono lo scambio di somme monetarie per il lavoro sessuale e bandiscono chiunque pubblichi foto esplicite. Ma anche OnlyFans non è una pentola d’oro. Tom Hollands nel suo articolo The Economics of OnlyFans (24 aprile 2020) dice che un modell* guadagna dai 180 ai 250 dollari al mese e la maggior parte degli account guadagna meno di 145 dollari al mese. Anche il materiale postato è a rischio leaking come è successo nell’inverno del 2020 in cui 1.5 terabyte di contenuto per adulti di pornostar, sex workers e influencers è trapelato online. Pure i dati degli account sono fuoriusciti. E nessuno è salvo dal classico rischio stalker o malintenzionati alla porta. Insomma, non un El Dorado, considerando che adesso il mercato di OF è supersaturo.
L’altra faccia della medaglia
Fare porno da soli è stancante. Ok, i video di sexting che sono riprese basic in preda alla foga del momento e spesso non in real time (siamo sinceri), ma imbastire un video un po’ più “pensato” è tutto un altro paio di maniche. Sia che ci si masturbi o si sia con qualcun altro, non è sempre facile mantenere alta l’eccitazione. Possono capitare problemi fisici, di intesa, malfunzionamento di sex toys e così via. Se le cose si fanno sul serio, è un lavoro a tutti gli effetti. Per non parlare del fatto che non siamo celebrità americane con agenti pubblicitari, come ho detto prima, pronti a ripulire la nostra immagine. Non tutti vogliono guadagnarci o essere visti, ed è molto importante che quando si postano questi tipi di video ci sia il consenso di tutti i partecipanti così come la divisione in parti uguali di un possibile profitto. Altrimenti denunciate a rotta di collo perché si tratta di un abuso personale o economico.
Il porno amatoriale sulle piattaforme digitali non è rivoluzionario perché spesso presenta gli stessi stilemi e stereotipi interiorizzati dalle persone “normali” protagoniste. Nel porno femminista e queer professionale e amatoriale si sta cercando di controvertere questa eredità pesante del porno mainstream, come Rosario Gallardo, uno dei progetti di coppia alternativi e artistici più interessanti in circolazione che fa parte però di un porno indipendente e non amatoriale, ma la strada da percorrere è ancora lunga in questo senso. Immaginate per esempio quanto sarebbe divertente fare un porno con i commenti e, a volte, i discorsi delle persone coinvolte nel corso dell’atto sessuale! Sarebbe bello cercare di scardinare la norma e proporre dei prodotti unici. È necessario un cambiamento di costumi e modo di pensare affinché la nicchia rompa la bolla.
L’estrema facilità di condivisione del porno amatoriale ha consentito la circolazione del revenge porn e dei filmati senza consenso. Il revenge porn è quando una persona in una relazione o il un incontro occasionale con la vittima posta il suo video online o lo invia ai dispositivi digitali dei loro conoscenti a sua insaputa. In Italia ci sono stati diversi casi (l’ultimo ad Agrigento da parte di un uomo ai danni della ex), tra cui si staglia quello di Tiziana Cantone che cambiò nome a seguito della pubblicazione di alcuni suoi video porno amatoriali e poi si suicidò per depressione (anche se inchieste successive dicono che sia stata istigata al suicidio presumibilmente dal suo fidanzato dell’epoca). La ragazza aveva condiviso video girati con alcuni uomini su WhatsApp che furono poi pubblicati senza permesso su siti pornografici diventando un fenomeno virale. La sua tragedia ha portato alla creazione dell’emendamento sul revenge porn, chiamato Codice Rosso. Ha anche ribattezzato il Metodo Emme in Metodo Cantone, un sistema di identificazione degli utenti del web che possono aver contribuito alla diffusione di video virali. Questo è uno dei motivi per cui le persone sono molto restie, almeno all’inizio, ad avventurarsi in un video porno amatoriale o a condividerlo al cellulare con partner, soprattutto se passeggeri. In ogni caso, di fiducia o meno verso l’altro, non si ha mai la garanzia che quel contenuto non venga divulgato. Bisogna avere le spalle più che larghe perché l’Italia non è un paese porno friendly e il bigottismo può rendere la vita un inferno anche se non siamo persone influenzabili. Non è un caso se la coppia proam Danika e Steve Mori si sia trasferita dalla Sicilia alla Spagna per vivere in pace la loro fama. Il revenge porn è fatto apposta per screditare sia la figura pubblica che privata di una persona, è uno strumento politico di origine patriarcale, ovvero fatto a discapito delle donne più che degli uomini, in una società non sessualmente libera. Considerato che un file non si cancella mai veramente dalla memoria di un computer, come dice Stefano Giolo in questo articolo su Staipa’s blog, è necessario stare attenti e calcolare le conseguenze.
PornHub non può controllare l’enorme mole di materiale che viene postato sui suoi server. Così anche altri siti di video sharing. Quindi è endemico che appaiano diversi video di stupro a sua insaputa. E che spesso questi vengano scoperti dalle vittime. Nel passato e di recente MindGeek è stata denunciata più volte per la diffusione di questo materiale. Il problema è che dato l’afflusso abnorme di persone e di mail, la piattaforma si trova in difficoltà ad individuare subito le richieste di rimozione dei video da parte delle persone abusate. Nonostante gli incidenti siano sempre gli stessi, l’azienda ricade puntualmente in questo terribile schema che di sicuro potrebbe essere risolto in qualche modo tecnologico. Perché allora accade sempre? L’ultima accusa mossa da 34 donne americane a MindGeek è di trarre profitto dall’abuso sessuale (ricordo che sono stati pubblicati video di bambini e minorenni stuprati) e di essere una “classica impresa criminale”. L’anno scorso PornHub, dopo un’inchiesta del New York Times, ha cercato di prendere dei provvedimenti contro abusi e account fake: limitazione degli account che possono caricare video e stop al download. MindGeek ha definito le accuse mosse dalle donne “totalmente assurde” e “categoricamente false”. Chissà se sapremo mai se gatta ci cova?
Fare o non fare video porno?
La scelta è vostra. Fate quello che vi sentite con chi vi fidate. I rischi, è vero, sono tanti ma per fortuna esistono pure gente corretta. Durante il sondaggio sui video porno casalinghi, mi sono arrivati molti messaggi da persone che hanno cancellato i video con ex compagne per rispetto, altre che li hanno conservati come semplice archivio, e altre ancora che li hanno condivisi solo col consenso dei partecipanti. Il mondo per fortuna non fa totalmente schifo ma ciò non toglie di prestare massima attenzione a ciò che si fa anche se il metro di giudizio è labile (un partner fisso non è più sicuro di uno occasionale). Quello che penso è che i video porno devono essere fatti innanzitutto per se stessi a proprio uso e consumo e poi per e con gli altri solo in un secondo momento. Aiutano l’autostima sessuale, divertono e sono sempre disponibili per un rewatch. Non eccitano tutti e non sono un divertimento per tutti. Nel sesso è meglio non adattarsi alle esigenze degli altri ma giocare sempre alle nostre regole approvate e condivise dall’altro.
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