foto copertina: Tentesion, modella: coldeyes, performance La Quarta Corda
La Quarta Corda ha scritto un opuscolo di Linee Guida su Consenso e Negoziazione nel BDSM gratuito sul suo sito, scaricabile in pdf nella sezione Consenso e Negoziazione. Alcuni loro aspetti sono approfonditi nei suoi video chiamati Three Minutes Friday che escono di venerdì. Sono linee guida adatte a tutti e ad ogni situazione della vita quotidiana. Un quaderno di appunti su “come vorrei orientarmi io nella vita”, confessa Andrea, creatore de La Quarta Corda e violinista professionista. Pratica il bondage giapponese tradizionale che ha studiato con importanti maestri della Terra del Sol Levante. Il suo stile comunica attraverso le corde con cui forma legature eleganti e originali combinando tecniche classiche ed innovative. Il rope artist ha girato tutto il mondo con i suoi workshop e ora è fermo da un anno per via del Covid. Continua a coltivare la sua arte con lezioni private e video tutorial su YouTube e social.
Perché ti chiami la Quarta Corda?
Sono un violinista e la quarta corda è un modo particolare di suonare il violino utilizzando una sola corda, appunto la quarta. È un gioco di parole per legare questo concetto al bondage.
Come è iniziato il tuo percorso nel mondo delle corde e perché ti ha appassionato?
Praticavo già BDSM però quando è finita una storia con una donna per me importante, ho sentito il bisogno di nuovi stimoli e così ho scoperto il bondage. Mi sono specializzato e ho cominciato ad insegnare anche a livello internazionale. Ho studiato sia in Europa che in Giappone con maestri del posto. Sono dieci anni che faccio bondage e quindici BDSM.
Cosa ti piace del bondage?
L’estetica e la tecnica. È uno strumento in più per tirare fuori quello che mi piace nell’ambito della sessualità, ovvero dominazione/sottomissione, il controllo, il sadomasochismo. Forse più di altre pratiche, il bondage ha una parte molto mentale e sottile che mi attira.
Come nasce questa arte?
Il bondage è il termine che raccoglie tutte quelle pratiche che determinano una costrizione: dalle manette alle corde, alla pellicola di pvc. Ci sono poi vari stili per legare con le corde, tra i quali il più famoso è lo shibari o kinbaku. Shibari è un nome generico, kinbaku è specifico dell’ambito sessuale e indica legature fatte come si deve. Sono sinonimi abbastanza intercambiabili, comunque. Il bondage è nato in Giappone tra la prima e la seconda guerra mondiale e in seguito si è diffuso più specificatamente negli anni Cinquanta. Ha radici in vari ambiti dell’immaginario giapponese tra cui l’hojojutsu, l’arte di immobilizzare e legare le persone.
Lo shibari è la prima tecnica al mondo per legare le persone oppure ne sono esistite altre?
Una domanda non facilissima da rispondere, ti spiego perché. Lo shibari è nato in Giappone e si è diffuso sulla West Coast degli States per i rapporti tra i due Paesi. Tuttavia, l’immobilizzazione per l’eccitazione è una consuetudine che è sempre esistita nella sessualità. Nel Museo d’Orsay di Parigi sono esposte delle foto di metà Ottocento che rappresentano donne legate quando ancora l’inventore del bondage, Seiu Ito, non era nemmeno nato.
Bisogna avere delle conoscenze sull’anatomia del corpo umano per praticare il bondage?
Certo. Si studiano gli elementi basilari proprio perché le corde non devono essere fatte passare in zone in cui potrebbero diventare pericolose. Un buon praticante di bondage conosce il posizionamento dei nervi principali del corpo per evitare quei punti.
Quanto tempo ci vuole per diventare degli esperti di bondage?
Già dalla prima lezione il principiante si porta a casa una buona conoscenza delle corde con cui si può divertire a sperimentare. Mano a mano che si va avanti però, le tecniche diventano sempre più complesse. Ci sono vari corsi che si possono frequentare e si impiegano dei mesi per completarli. Dipende anche dall’impegno e dalla pratica che una persona ci mette e dove vuole arrivare.
Come si fa a capire se una persona è veramente esperta?
Qui si entra nell’ambito dell’opuscolo che ho scritto. È ovvio che il bottom, la persona che si fa legare, è più soggetto ad avere incidenti rispetto al top, la persona che lega. La domanda, tuttavia, può valere per entrambi. Così come il bottom si deve fidare della persona che lo lega, il top deve fidarsi del bottom. Quest’ultimo deve essere consapevole se il bottom è in grado di dare un feedback e gestire la negoziazione in modo efficace. L’unico modo che esiste è conoscersi nel tempo e avere fiducia l’uno dell’altro. Se una persona è inesperta, si inizia con cose semplici e piano piano si progredisce.
Quando hai concepito il tuo opuscolo su consenso e negoziazione nel BDSM?
Nel periodo del primo lockdown. Complice un bisogno di riflettere io per primo su questi argomenti con un lavoro fatto su di me con una terapeuta, ho scritto degli articoli che sono diventati le varie sezioni del libro. Sono partito da un’esperienza sul campo come pedagogista (ho una laurea in Filosofia dell’Educazione) ed esperto di educazione sessuale, quindi la mia analisi è psico-sociologica. Mi sono anche consultato con una psicologa e psicoterapeuta.
In un video dici che ti sei ispirato alla ruota del consenso di Betty Martin, puoi spiegarla in breve per noi profani?
Non mi sono ispirato a questa ruota anche se è stata una lettura interessante. La ruota è uno schema per inquadrare le dinamiche relazionali. Ha una visione americana molto pragmatica e deduttiva del consenso, tendente a incasellare sempre le relazioni. In ciò ho visto il limite di questo approccio. Negli Stati Uniti il consenso deve essere chiaro ed entusiasta, non ci devono essere zone scure. Sicuramente il consenso deve essere certo, ma ha una complessità di base che non deve essere letta come un difetto ma come una risorsa. L’approccio al consenso che propongo nelle linee guida è critico, di continua riflessione e di sua messa in discussione. Aiuta ad essere consapevole dei propri limiti.
Infatti nell’opuscolo parli dell’esistenza di incidenti di consenso.
Gli incidenti di consenso, a differenza delle violazioni di consenso, accadono quando non c’è stata una volontà di fare male ma le cose non sono andate lisce come dovevano. È uno spazio grigio molto importante per la crescita e lo sviluppo perché permette di migliorarsi e capire dagli errori. Ci fa comprendere che non siamo perfetti.
Nel tuo opuscolo dici che è possibile interscambiarsi i ruoli durante una sessione di BDSM. Secondo te è più sano a livello mentale scambiarsi i ruoli piuttosto che mantenerne di rigidi?
No. Sano è quello che uno si sente di fare. Forzarsi a fare qualcosa che non ci appartiene o non fare qualcosa che vorremmo fare, è deleterio per top e bottom.
Quali sono le regole fondamentali da sapere quando ci si avvicina all’arte delle corde?
Sul mio sito c’è una sezione apposita e dettagliata sulla sicurezza. Due regole universalmente valide sono: fare solo quello di cui ci sente capaci di fare, esprimere bene con il proprio partner quali sono i nostri desideri e limiti, e conoscere e rispettare quelli altrui. Avere anche quello che i giapponesi chiamano joshiki, ovvero il buon senso, che può cambiare da persona a persona. Io ci faccio rientrare i valori di fiducia, esperienza, capacità di ascolto e comunicazione.
Come si svolge un tuo workshop?
Ci troviamo in uno spazio dedicato e a seconda del livello si imparano delle legature. Si affrontano la tecnica, l’estetica e la comunicazione, che sono correlate tra di loro e valgono per top e bottom. Un corso dura di solito quattro ore. Ora faccio esclusivamente lezioni private con congiunti con le protezioni previste contro il Covid.
Che tipo di affluenza c’è ai tuoi workshop (pre-Covid) ed è aperto a tutti i generi?
Organizzavo corsi di gruppo e lezioni private con una regolarità mensile e con altrettanta andavo all’estero a tenerli. Più di otto coppie non si riescono a coordinare. Abbiamo fatto anche incontri di pratica libera tra appassionati, le cosiddette Rope Jam. Adesso col Covid purtroppo non è più possibile. Sì, i workshop sono aperti a tutti e devo dire che ho trovato ogni tipo di combinazione possibile di orientamento sessuale e genere.
Come sopravvive un rope artist al Covid-19?
Male. L’artista non è la professione più remunerativa d’Italia e non è semplice. Nel mondo del BDSM, per quanto riguarda incontri, feste e altro è tutto fermo.