foto: Alessandra
La colpa è della vittima non dello stupratore. Un mantra che ci è stato ripetuto per secoli fino ad oggi. Perché? Viviamo in una società patriarcale. Ma pochi tra noi, anche i femministi veterani, vi sapranno dire da dove ha inizio questa storia. Il motivo per cui la donna è seduttrice per eccellenza e l’uomo una “povera” vittima tra le sue grinfie. Non avete un senso di dejà vu? Dove avete già sentito questa storia? Si tratta di una narrazione che avete accettato passivamente dalla vostra infanzia, un mito che sembra una favola ma non è, e spesso viene preso sotto gamba da chi non crede nelle religioni monoteistiche. È la storia di Adamo ed Eva, i primi esseri umani secondo la Genesi. Vi vedo leggere col sopracciglio alzato: “Sì, ma è solo una storia”, obiettate. Se stessimo parlando di una materia che considera sé stessa mitologia, vi direi di sì, ma in questo caso è un no deciso: queste religioni hanno dei testi sacri che considerano come parola rivelata dal loro Dio. Di conseguenza, sia che questi racconti vengano presi alla lettera o per metafora, sono considerati legge e stabiliscono dei ruoli: quelli del maschile e del femminile nell’universo. Se li narriamo nel processo di imprinting dei bambini, questi vengono assimilati dalla mente e inducono un condizionamento mitologico. Significa che siamo condizionati a livello inconscio dai miti che assorbiamo in ogni ambito della vita. E non è detto che se incontriamo nuovi stimoli, il nostro modo di pensare possa cambiare. Sono necessari grandi prese di coscienza, studio, o, peggio, traumi per mutare il nostro sistema ideologico occulto.
Io non ho messo mai in discussione prima dell’adolescenza il mito di Adamo ed Eva. Consideravo Eva come un’appendice e guardavo Lilith con ammirazione, tanto che volevo scrivere una storia fantasy su quest’ultima. Non mi rendevo conto che questo era frutto del condizionamento mitologico, di cui parla Northrop Frye in Il Grande Codice: Bibbia e Letteratura. È la realizzazione del fatto che abbiamo certe credenze sulla natura del mondo. Anche se non vediamo la Bibbia come testo sacro, possiamo aver accettato le sue premesse fondamentali: per esempio, che la divinità è trascendente nel senso di essere al di là della natura e che la donna dipenda in qualche modo dall’uomo. Siccome Eva era nata da una costola del primo uomo, la pensavo come un suo prolungamento sbiadito come tutti noi, purtroppo. Solo approfondendo i miei studi sulla mitologia ebraica, ho capito che mi sbagliavo di grosso. Gli Ebrei non sono sempre stati monoteisti. Non mi ero posta mai il dubbio che anche loro prima fossero pagani.

LA DEA SCOMPARSA
Dopo l’esilio (o diaspora) degli Ebrei, metà della popolazione non seguiva il Giudaismo ortodosso, ovvero quello dei sacerdoti che credevano in un dio unico. Le fasce più povere della comunità, che non erano state deportate in prigionia a Babilonia, continuavano a venerare i vecchi culti pagani. Se si legge bene il Vecchio Testamento, infatti, il dio Yahweh se la prende spesso con santuari, templi e statue di divinità straniere. Quando gli Ebrei entrarono nella terra di Canaan trovarono una religione potente in cui le regine erano alte sacerdotesse e le donne normali erano sacerdotesse. I re Cananiti avevano sempre preso in spose principesse di Egitto, Babilonia e Anatolia, per questo le dee cananite avevano molto in comune con quelle di queste terre, e furono adottate nel loro culto dagli Ebrei in un processo di osmosi con la loro cultura. La mitologia cananita aveva come protagonisti una dea e il suo figlio-amante e la loro relazione vissuta in base ai cicli dell’anno, simile alle credenze pagane delle civiltà confinanti. La dea era venerata dagli Ebrei nella sorta di triade di Asherah, Astarte o Anat (o Regina del Paradiso, appellativo riferito alle ultime due) . Dal 400 a.C. la Dea scompare e ricompare 1.500 anni dopo nella letteratura kabalista medievale delle comunità ebraiche spagnole e francesi sotto forma di Shekhinah e Matronit, come mediatrice tra la divinità e l’umanità. Asherah era la dea madre sposata al dio padre El, i loro figli erano Anat-Ashtoreth e Haddad o Hadd, solitamente chiamato Baal. Asherah era spesso rappresentata come l’Albero della Vita ed era venerata come Datrice di Vita. Gli asherim erano sue immagini di legno o veri e propri alberi come il fico sicomoro o il gelso nero. Nessuna di queste statue di legno è sopravvissuta all’azione del tempo ma sono state ritrovate sue statuette di argilla in ogni grande scavo archeologico in Palestina. Un altro suo simbolo molto potente era il serpente, al quale gli ebrei “bruciavano incenso” (2 Re 18:14). Forse fu Salomone a introdurre il culto della Dea accanto a quello di Yahweh, e quando dopo di lui il regno si divise in due, regno di Israele a nord e regno di Giuda a sud, la venerazione continuò. Le leggi del Levitico, il terzo libro della Torah, furono scritte apposta per abolire la vecchia religione e il costume del rapporto sessuale con le sacerdotesse dei templi. La discendenza matrilineare fu abolita proibendo la partecipazione a riti e feste della fertilità in onore di Anat e Baal. La venerazione delle divinità pagane fu dura a morire. Ne sappiamo di meno perché ad un certo punto come ordina Dio a Mosé nell’Esodo 34:13-14, furono distrutti i loro altari, rotte le loro immagini, abbattuti i loro boschetti. Nonché tavolette con preghiere ed invocazioni.
LA DEMITOLOGIZZAZIONE DA DEA A DONNA
I processi di demitologizzazione sono comuni a tutte le religioni. I vecchi dei spesso vengono declassati ad eroi, eroine o esseri umani protagonisti di qualche storia. Ciò che risulta strano nell’ebraismo è l’eliminazione completa di figure femminili dal pantheon e l’affermazione di un dio unico di cui si dice che non abbia sesso e corpo, ma poi ci si riferisce a lui sempre con pronomi maschili. Nelle mitologie mesopotamiche, egiziane, greche e nordiche l’albero e il serpente insieme erano simboli sacri più di mille anni prima che fosse scritta la Bibbia: l’albero della vita della Dea Madre e il serpente come sua forma manifesta nel tempo, che moriva e si rinnovava sempre come la luna. Ai due lati stavano il femminile e il maschile, la dea e il dio: quest’ultimo muore suo amante e rinasce suo figlio nell’ordine del ciclico vivere e morire della natura. La storia della Genesi recide il legame tra l’uomo e la natura in modo drammatico, la distinzione netta tra creatore e creazione porta all’individuazione di un difetto nel mondo naturale terreno: quello della morte delle creature viventi causata dalla “Caduta” dell’uomo innescata da una donna, Eva. La storia di Eva è la destituzione della Dea Madre dal ruolo di divinità da parte del Dio Padre. Il nome ebraico di Eva, Hawwah, e Yahweh, sono presi da una forma del verbo essere, quindi il significato del suo nome spazia da “Vita” a “Colei che dà la vita” all’epiteto che le affibbia Adamo (da Adamah, “suolo, terra”). Da Dea datrice di vita (Asherah, Anat-Astarte), Eva diventa responsabile della morte e con essa viene demitologizzata tutta la natura, sua figlia. Il mito di Eva nata dalla costola di Adamo nella Genesi proviene da una storia sumera con un significato completamente diverso. Una volta la Dea Madre Ninhursag guarì la costola del dio delle acque dolci, Enki, creando Nin-ti (“ti” sta per costola), una dea delle nascite che costruiva le ossa dei bambini nell’utero dalle costole delle loro madri. Chi scriveva questa parte della Bibbia è probabile avesse in mente il mito perché conferisce alla costola la capacità di procreare. Tuttavia nel mito sumero viene narrata una condivisione naturale, in quello ebraico un sacrificio.
L’INFERIORITÀ DELLA PRIMA DONNA
Ora Eva è proprietà di Adamo attraverso la sua costola e il nome di Madre di tutti i viventi che lui le ha dato per riaffermare il suo potere su di lei dopo aver commesso l’errore supremo: essere caduta nella mortalità. Se questo fosse stato uno dei miti per spiegare la morte, non ci sarebbe importato nulla del suo significato. Sarebbe stato uno su migliaia dall’età primitiva ad oggi. Tuttavia, ci interessa perché la colpa di Eva è impressa su tutte quante noi che ci riconosciamo nel genere femminile quando nasciamo, dato che quel mito si è trasformato quasi in realtà veramente accaduta, sia che sia stato preso alla lettera o considerato metafora. Prima la Dea Madre donava morte e vita, adesso solo morte e distruzione perché Dio è il sommo creatore padre di tutti i viventi. Per John Phillips in “Eva: La storia di un’idea” il risultato è il rigetto del femminino come identità sacra. L’idea del peccato originale, invece, è stata inventata dai cristiani, prima da Paolo e poi dai Padri della Chiesa, in particolare Agostino che credeva che le donne non avessero anima. Siccome era stata creata per seconda e da materia diversa dalla terra, Eva era considerata inferiore ad Adamo, nella seconda versione della Genesi, la più popolare. Queste caratteristiche di inferiorità si sono estese a tutte le donne. L’ idea era già presente nel mondo antico negli scritti di Aristotele a cui si è ispirato Tommaso D’Aquino, frate domenicano dottore della Chiesa, che scrisse testi chiave per la teologia cattolica. Il filosofo greco assieme al suo collega Platone considerava la donna passiva perché non generatrice di seme e quindi posava su un gradino più basso rispetto all’uomo.
EVA
Il nome di Eva non è solo vicino a quello di Yahweh ma anche alla parola araba e aramaica per serpente. Quest’ultimo non era solo simbolo di immortalità ma anche di sessualità. La trasgressione dell’aver mangiato la mela (l’albero viene identificato con un melo dal Medioevo, dove il latino malus indicava sia la mela che il male, prima era probabilmente un fico sicomoro) si è pensato sin dall’inizio avesse a che fare con la consapevolezza sessuale. Eva ha sedotto con la sua bellezza Adamo ad assaggiare il frutto ed è caduta nella trappola del serpente perché era più debole, istintiva e meno razionale del primo uomo. Per questo coloro che condividono il suo sesso sono considerat* la porta d’entrata per il Diavolo. Tertulliano, un apologeta cristiano della patristica, associa Eva al sesso affermando che il peccato non avrebbe portato morte alla nostra anima se non fosse passato attraverso Adamo, che fu tentato da Eva, “pertanto lei è più amara della morte”. Per lo scrittore romano del terzo secolo d.C. la donna deve espiare pienamente la “ignominia del primo peccato e l’odio della perdizione umana” con ogni tipo di penitenza. Stabilisce inoltre che ogni donna è una Eva: “Tu sei l’entrata del diavolo; tu sei la dissigillatrice dell’albero proibito; tu sei la prima disertrice della legge divina; tu sei colei che ha persuaso colui il quale il diavolo non è stato abbastanza coraggioso da attaccare” (De cultu feminarum). Secondo i Padri del Cristianesimo, la donna, dunque, ha il potere di creare il male attirando gli uomini nel peccato della lussuria. Questa credenza ha intaccato le leggi della cultura occidentale che solo negli ultimi decenni (non è passato nemmeno un secolo) sta cercando di staccarsi da queste false credenze nocive per una armoniosa convivenza tra i sessi. Il fatto che Eva sia da biasimare più di Adamo che l’ha seguita nel peccato, di sicuro influenza le idee malsane sull’attribuzione della colpevolezza di uno stupro o di una molestia. La caccia alle streghe prese di mira in particolare le donne perché erano per legge divina in combutta col diavolo dall’inizio del mondo. Dose rincarata dal libro cinquecentesco Malleus Maleficarum – Il Martello delle Streghe dei domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Kraemer, diventato poi testo di riferimento dell’Inquisizione.

IL CORPO DI EVA E DELLA TERRA
Il rapporto conflittuale che abbiamo con i nostri corpi, non deriva solo da un fattore pubblicitario e di canoni estetici di un’epoca, ma anche dalla credenza per cui lo spirito è più importante del corpo alla base del cristianesimo. La mente è più forte del corpo e questi due poli sono in contrapposizione. La carne è legata al peccato originale quindi tutti gli organi che hanno a che fare con rapporti sessuali, nascita e escrementi sono peccaminosi. Il principale teorico della dottrina del peccato originale fu Agostino, che enfatizzava la schiavitù dell’umanità al peccato. Attraverso l’atto sessuale per la procreazione, la maledizione della caduta passa per via ereditaria da persona a persona. La prova secondo lui era il fatto che Dio per far nascere Gesù senza peccato avesse usato una donna vergine. Tra i protestanti la visione di Eva, nonostante all’inizio si volesse seguire la prima versione della Genesi in cui Adamo ed Eva sono fatti della stessa sostanza, era quasi peggiore di quella cattolica. Per loro l’indipendenza di ragionamento della prima donna aveva portato Adamo al peccato, quindi la sua “specie” doveva essere compagna accondiscendente dell’uomo. Non solo il corpo delle donne fu spogliato di ogni sacralità ma anche quello della Terra. La natura non era più intrinsecamente divina ma era stata creata da Dio e fu desacralizzata da Agostino, Aquino e dalla scienza dal Seicento ad oggi. L’uomo nell’età moderna, proprio su esempio di Dio, ha assoggettato la natura alla propria mercé senza curarsi delle conseguenze. Perché è proprio il non ragionamento, l’egoismo, l’avidità, la violenza, tutti valori contrari ad ogni regione e spiritualità, che ci hanno portato qui dove siamo oggi. Abbiamo dato retta ad interpretazioni personali di storie, ci siamo fatti troppo guidare da individui che di fatto non hanno amato e non amano la vita nel suo intero essere e siamo giunti a questa catastrofe sociale dalla quale stiamo ancora raccogliendo i pezzi. È ora di iniziare a collaborare insieme per un mondo alla pari, mutuale. Siamo fatti della stessa sostanza della terra e a questa ritorneremo in un eterno ciclo di morte e rinascita.
La religione cattolica era la depositaria di una verità assoluta derivata dalle scritture e sviluppata dai padri della Chiesa per dimostrare che la parola di Dio avesse un corrispettivo nella realtà. La Chiesa basava il suo potere, temporale e spirituale, su una vera e propria cosmologia, per questo se la presero in quel modo con Galilei, perché la sua teoria alternativa smentiva la cosmologia cattolica: il mondo osservato non era come le scritture e la patristica dicevano che fosse.
La tua affermazione sulla desacralizzazione della natura da parte della scienza è vera, ma l’umanità ha assoggettato la natura da sempre, in molti casi non solo per fare del male, ma anche per rendere l’umanità più libera. Senza la scienza, un modello di sapere oggettivo e non sottoposto a nessuna autorità, né umana, né divina, ma solo all’accordo tra pari dotati di ragione, non saremmo mai arrivati a un tipo di società inclusiva basata sui diritti umani e civili come quella di oggi. Senza la scienza saremmo ancora in in balia della barbarie.
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Il post parla più di mitologia che di scienza. Mi interessa far comprendere quanto i miti e la religione ci influenzino nell’atteggiamento di ogni giorno e che dovremo rivedere molte narrazioni profondamente scritte nel nostro DNA. Non sono d’accordo sul fatto che la scienza ci abbia tolti dalla barbarie, siamo animali e il fatto che ancora oggi ci siano movimenti negazionisti, dall’olocausto al Covid, fa capire che la gente sceglie di credere a quello che vuole nonostante il “progresso”. Purtroppo conoscenza fa solo rima con intelligenza. E spesso è al servizio di pochi paesi privilegiati, trascurandone altri. Non mi dilungo perché la rete non è la sede giusta per commenti approfonditi, ma mai come oggi in cui pensiamo di essere progrediti, i nostri diritti fondamentali acquisiti solo di recente nella storia umana sono a rischio perché non ci sono abbastanza persone che li difendono in politica.
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