“Vorrei ficcare il mio cazzo nella tua fica grondante”, oppure frase più poetica, “Desidero far scivolare il mio pene nella tua vagina succosa e farti venire come una fontana di champagne caldo”. C’è chi adora i termini “cazzo” e “fica” perché gli ricordano il porno e richiamano di più la ciccia, e chi li trova volgari e preferisce le definizioni anatomiche ufficiali. Si tratta di classici messaggi di sexting, che da qualche anno si chiama così ma più di un decennio fa andava fortissimo sul web nelle chat hard e quando sono nate le app come WhatsApp il discorso si è spostato sui nostri cellulari. I soggetti che avviavano questi tipi di chat su internet avevano due caratteristiche fondamentali: eri sicuro che non li avresti incontrati mai e che in caso contrario le loro azioni non sarebbero coincise con quelle della loro fervente scrittura.

Guess what? Rispetto a ieri lo scenario di oggi non è cambiato. Molti di loro adesso hanno un nome e cognome (a meno che non si stia su Telegram e simili) ma il modus operandi è lo stesso. Tutto fumo niente arrosto. Sono una veterana del sexting, mio malgrado. All’inizio dei miei vent’anni (se non prima, non ricordo) conobbi un tipo su internet che mi diede il suo contatto MSN, un servizio di chat che si poteva installare sul proprio computer, che all’epoca era simile a WhatsApp. Subito si creò una discrepanza. Io volevo vederlo subito, lui temporeggiava e col tempo mi propose di eccitarci a vicenda tramite parole, foto o video. Poi quando finalmente ci incontrammo non seppe azzeccare l’apertura giusta. Per me era la prima volta e mi disse che era colpa mia: secondo lui ero “frigida” perché non ero abbastanza lubrificata e lui non era riuscito ad entrare. Purtroppo ero anche innamorata, mi fece soffrire volutamente e preferì altre ragazze a me. Lo lasciai perdere ma lui ciclicamente tornava a rompermi le scatole fino a che qualche anno fa non mi telefonò per dirmi che mi amava e voleva uscire con me. Penso non stesse tanto bene di testa. Non mi scorderò mai quanto tempo ho perso a fare sexting con lui a vuoto senza un reale riscontro sulla realtà.

Un tipo conosciuto su Badoo, alto, bell’uomo dai capelli lunghi, folti, mossi mi chiamava solo per sexting. Il particolare straordinario è che si eccitava da solo. Incominciava a scrivere e io potevo anche essere monosillabica, lui continuava come se fosse in un monologo. Per quanto lo trovassi affascinante, a poco a poco il mio interesse si eclissò. Era sempre in giro con qualcuna e quando ci siamo visti è riuscito solo a masturbarsi e a fare poco altro (ovvero stringermi un capezzolo ai limiti del dolore). Un altro era impegnato e, nonostante un’attrazione folgorante e molto sexting con voli pindarici, al dunque è stato deludente. Pensava esclusivamente al suo piacere ed era un gentleman solo di facciata. La lista continuerebbe, ma questi sono gli episodi più significativi.
È vero che il sexting aumenta la voglia ma è un fuoco di paglia se non ci si può vedere. Si rimane frustrati col proprio orgasmo del quale l’altro è stato partecipe solo a metà. Per non parlare del timing. Quante volte ho finto di essere eccitata o di essere venuta quando in realtà non era vero! E chissà che non abbia simulato anche il tizio dall’altra parte del cellulare! Mi è capitato di impegnarmi tantissimo con le parole senza avere un atteggiamento equivalente dall’uomo di turno. Inoltre, non è affatto detto che chi è bravo con la favella sia un mostro del sesso. Anzi! Spesso tutto il contrario. La “letteratura” non sopperisce al savoir faire fisico. La vera sensualità si esprime con il corpo. Alle persone d’azione non piace perdere tempo con un lungo o breve esercizio di stile. Adorano la concretezza della carne. Che sollievo incontrare degli uomini a cui non fregava nulla di intrattenerli o essere stimolati in continuazione! Preferire il sexting al sesso, salvo in una situazione di quarantena o di distanza, è una spia di qualcosa che non va: un’insicurezza sessuale, essere già impegnati con qualcuno o essere consoni ad oggettificare una persona.

Adoro esibirmi però ad un certo punto diventa un lavoro. Soprattutto se ci si accorge che l’impegno non è condiviso o si dà di più di quello che si riceve in quanto a materiale eccitante. Dopo un po’ ci si stufa di intrattenere o dover essere sempre performanti perché si viene considerati corpi, non persone. Nella cultura della performance, dove bisogna sempre essere attivi, desiderabili e gagliardi si può creare pure una certa ansia da prestazione nello scrivere messaggi hot. “Sarò stata abbastanza eccitante? Oddei, che ho detto, no, questa roba non la so fare, sicuro non gli piace”. Questa incertezza mentale non traspare su foto e video ma accade. Il lato positivo è che se si ricevono apprezzamenti entusiasti non può che fare bene all’autostima e renderci maggiormente sicuri di sé. Alla lunga logora. Basare un rapporto anche a distanza sul sexting non è salutare.
L’effetto collaterale di essere stata abituata a fare sexting da uomini che non sapevano fare altro è che l’ho interiorizzato. In passato ho pensato automaticamente che a tutti di default piacesse in una certa misura e che determinate esternazioni fossero approvate per forza. “Mi sono toccata pensando a te, ho pronunciato il tuo nome nel mentre” e così via. Oppure che per mantenere costantemente interessato un uomo dovessi eccitarlo con sexting, foto, video. Non che non mi piaccia ma spesso mi accorgo che lo sento come un obbligo e forse ciò mi è derivato da esperienze che non sono state il massimo (come negli esempi sopra). Se qualcuno vuole fare sexting con voi, non sentitevi in dovere di farlo e, in particolar modo, non vi imbarcate per paura che nell’altro diminuisca l’interesse sessuale o sentimentale nei vostri confronti come è successo a me. Non c’è un modo giusto per intrattenere col sexting o un elenco di cose da fare e non fare, le due linee distanti possono incontrarsi in un mood perfetto oppure non incastrarsi di continuo. Ma non significa nulla. La spontaneità deve fare da padrone. Altrimenti è un qualcosa di meccanico privo di passione che fa salire solo il nervoso. Dosare con cura e non abusarne.
