Nei meandri di Tinder con il primo libro di Match and the City, un supporto fondamentale per tutti i sessi per capire i risvolti sessuali ed emozionali delle dating app

foto copertina: Ale Di Blasio

Match and the City è un sito, un blog, una community e pagina Facebook, ed un profilo Instagram molto attivo creata dalla social media manager Marvi Santamaria, siciliana trasferita a Milano. Nel suo nuovo libro Tinder and the City edito da Agenzia Alcatraz racconta come è iniziata la sua avventura sulle dating app nel febbraio 2014 e traccia un profilo sociologico ed antropologico delle relazioni contemporanee estremamente aderente alla realtà. La fatica di Marvi si divora in un giorno. La sua scrittura è brillante, spiritosa ma soprattutto induce a riflettere su certe dinamiche fisse che si innescano nelle dating app.

Su Tinder si incontrano tanti uomini, in una sorta di “catalogo del bestiame”, come aveva preso a chiamarlo Marvi agli inizi. Ma “quantità non è qualità“, giustamente afferma l’autrice. One night stand e sparizioni sono all’ordine del giorno e spesso succede che ci si ritrovi solo a chattare o parlare con il tizio di turno trasformati in “psicologi dilettanti“. Perché l’obiettivo principale è fare sesso. Soprattutto per gli uomini, stando ad un sondaggio anonimo condotto dalla stessa Marvi. Non solo, il 50% dei ragazzi su Tinder è riluttante ad usare i preservativi, scansati con le solite scuse (mi dà fastidio, toglie la magia). Molte le storie assurde vissute, tra cui quella in cui per andare ad un festival viene ospitata da un ragazzo che la fa dormire nel letto matrimoniale dei suoi genitori preparato da loro stessi. La blogger si busca addirittura una febbre improvvisa per l’aria condizionata al massimo nell’appartamento degli amici di un musicista campano che l’aveva invitata a mangiare qualcosa. Si affrontano fantomatici (per fortuna) problemi sessuali e veri, come il fatto che una buona percentuale degli uomini che si incontrano su Tinder abbia difficoltà d’erezione (confermo). Sono illustrati gli effetti collaterali dell’app: sindrome dell’abbandono, perdita dell’aderenza con la realtà, dipendenza. Emergono i contro negativi come l’accentuarsi degli stereotipi maschili e femminili e il non conoscere mai veramente le persone. Insomma, “la vita sulle dating app non è una favola”. Ma ci sono anche i pro di Tinder. Aumenta la consapevolezza su ciò che si vuole e non si vuole, aiutano a scoprire il proprio corpo, i propri desideri e la propria sessualità: “sono come una palestra”. D’altronde, “non sono le dating app a dover funzionare, ma le persone“. Alla fine del libro c’è un glossario fenomenologico in cui vengono spiegate frasi topiche come “Cosa cerchi qui?” e strani fenomeni “atmosferici” come il ghosting e lo zombeing. Vi consiglio fortemente il suo libro per avere una finestra su questo mondo, se non ci siete ancora entrate, o ritrovarvi nelle sue esperienze, come è successo a me, se l’avete provato per breve o lungo tempo.

Volete sapere quanti fidanzati ha trovato Marvi su Tinder? Uno. Su 42 ragazzi con cui è uscita e 413 match. A giugno 2018 ha organizzato il primo AperiTinder d’Italia a Milano, al quale hanno partecipato più di 60 persone ed ha intenzione di preparare altri eventi sotto nuovi e scoppiettanti format.

Cosa ti ha dato la spinta ad aprire il blog?

La mia community nasce nel momento in cui mi sono resa conto che non ero l’unica a vivere il disagio da dating app e che questo tipo di disagio poteva unire le persone. A cavallo tra il 2016 e il 2017 ho aperto il blog assieme alla pagina Facebook, poi sono arrivati Instagram, il gruppo Facebook di confronto per sole donne Match & City Cafè, gli eventi e il podcast prodotto da Querty. Infine, lo scorso 9 maggio, il mio libro “Tinder and the City” edito da Agenzia Alcatraz. Sono passati poco più di due anni eppure ho raccolto tante soddisfazioni, esperienze, incontri umani che mi hanno donato tantissimo.

La tua prima esperienza in assoluto con le dating app è stata Tinder oppure prima ne frequentavi delle altre?

Il primo piede nel mondo del dating online l’ho messo proprio tramite Tinder, come racconto nel libro. Un mio amico me ne aveva parlato ad una cena, era il febbraio del 2014, l’applicazione esisteva da un paio d’anni ma non era ancora esplosa in Italia, com’è accaduto in seguito. Poco dopo ho cominciato ad usare a pieno regime parallelamente a Tinder anche Happn, e queste sono le due dating app che ho usato maggiormente, con risultati simili tutto sommato (ossia gioie e dolori).

Il tuo blog ha un nome affine alla celebre serie Sex & The City, ti piaceva?

Sì, è un tributo a Sex and the City, serie tv che ho scoperto tardivamente, devo ammettere. Prima di allora – ossia poco prima di aprire il blog – l’avevo snobbata pensando fosse una serie frivola, invece dopo me ne sono innamorata come molti altri fan, scoprendo che non parlava solo di sesso e relazioni, rompendo già allora dei tabù (vedasi l’apparizione del mitico Magic Wand e del vibratore Rabbit, primi sex toys in una serie tv) ma anche del valore dell’amicizia e della coesione femminile pur nella diversità di carattere delle protagoniste. Amo molto il personaggio di Samantha, ma mi ritrovo ancora di più in Miranda, per il suo cinismo, seppure anche lei alla fine ceda all’amore (e alla maternità, ops spoiler!).

Eventi di Match and The City

La comunità Match & the City Café (solo donne) ti ha dato la spinta per scrivere un libro sulle tue esperienze nelle dating app?

Senz’altro. Ogni giorno nel mio gruppo scrivono decine di donne, che si scambiano altre decine di commenti sotto alle loro storie, in un flusso e una narrazione collettiva senza sosta. Posso dire di aver scritto il libro immaginando loro come mio pubblico ideale, seppure non esclusivo. Può essere letto anche dalle neofite delle app o da chi non sa ancora se provarle o meno, ed anche gli uomini per ritrovarsi in certi racconti oppure cercare delle dritte, per quanto non sia un manuale: rifiuto l’idea, sarebbe in qualche modo normativo e non sarebbe nel mio stile.

Che tipo di feedback stai ricevendo per Tinder and the City?

Vicinanza, condivisione di una “sorte comune” e ringraziamenti per aver dato voce a questi sentimenti legati ad esperienze del genere. La cosa che mi dà particolare soddisfazione, poi, è riceverli anche da uomini, dato che cerco di portare avanti un discorso sulla “Tinder generation” che abbracci tutti i generi e gli orientamenti sessuali, provando a metterli in comunicazione.

Quantità non è qualità affermi nel libro, in cui dici che hai conservato diversi messaggi degli uomini con cui ti sei incontrata, sapresti fare una stima più o meno quanti ti hanno lasciato un segno positivo?

Il fatto che il libro contenga storie per lo più deludenti o quanto meno “amare” e solo una che ha qualche punta di dolce (ri-spoiler!) la dice già lunga. Il computo finale non è dei più entusiasmanti. Quello che mi resta però è una maggiore consapevolezza su ciò che mi piace e soprattutto su quanto sia importante, in primis per noi donne data la storia di oppressione del nostro genere, imparare a comunicare con l’Altro, non solo il nostro consenso ma anche il nostro dissenso, i nostri desideri, anche quelli sessuali, e mettere sul tavolo aspettative e intenzioni prima che si tramutino in paranoie capaci di scrivere su WhatsApp.

Secondo te, quali sono i difetti e i pregi di una dating app?

Più che di pregi e difetti del dating online, ampliando il campo, mi viene da parlare di opportunità e rischi. Le opportunità sono sterminate sia in termini prettamente numerici – facendo swipe tra i profili le tue probabilità di match e di incontri salgono esponenzialmente e in un modo che non potresti ottenere se dovessi andarli a cercare nella vita offline – sia qualitativamente, a volte: le dating app hanno aumentato i matrimoni misti in USA, ad esempio. In Italia la situazione è differente (ma abbiamo un problemone con l’integrazione in generale) però, ecco, le app ci permettono di incontrare il “diverso” da noi, ed il diverso è una ricchezza. Difficile che questo succeda se frequentiamo sempre lo stesso giro d’amici. Le dating app costituiscono poi anche una opportunità per riscoprire il proprio potere seduttivo, la propria femminilità in certi casi, e conoscere più a fondo come funziona il nostro corpo e i nostri desideri sessuali.

Eventi di Match and The City, foto: Lorenza D’Alessio

Quali rischi si corrono?

Oltre a quelli affettivi che possono derivare da relazioni che non partono mai o falliscono nel ghosting, aspettative deluse e così via. Ci sono anche quelli legati alla salute: aumenta la promiscuità e, se non ci si protegge, aumentano anche le malattie sessualmente trasmissibili. Ma questo non è un fattore imputabile alle dating app: la promiscuità può attuarsi anche tramite tante altre modalità e per me non è in sé un male, mai, seppure il bigottismo e maschilismo ancora imperanti ci vogliano far sentire in colpa o “sbagliate” (per non dire altro) se viviamo una sessualità libera. Basta essere responsabili e consapevoli nelle proprie azioni. Poi c’è anche il rischio della “addiction”, che io stessa ho vissuto e racconto nel mio libro: ma anche questa si somma a una rosa di dipendenze protagoniste dei nostri tempi. Con questo non voglio sminuirla, anzi, nel libro concludo che se la dipendenza da dating app comincia a renderci schiavi ed infelici nella vita, non si deve aver vergogna a cercare anche un supporto psicologico per svincolarsi da queste dinamiche.

Qual è la migliore dating app in circolazione?

Questa domanda non può avere risposta. Come dico sempre: le dating app sono solo un mezzo, non hanno un rating certo di successo o funzionamento. Sono le persone a “dover funzionare”. Ciò che può variare è il target e la meccaniche dell’app: oggi se ne contano decine e decine differenti sul mercato, per tutti i gusti come si suol dire. Il mio approccio è sempre stato quello di provarle e vedere come va. Per fortuna non ce le ha prescritte il medico.

Sei ancora iscritta a Tinder?

Sì, e attendo mi diano la cittadinanza onoraria. Praticamente ho le chiavi di quei posti: ne ho viste, lette e sentite di tutti i colori!

Cosa ti ha insegnato condividere le tue esperienze sulle dating app con altre donne della community?

La mole di storie e opinioni condivise nel gruppo, così ricorrenti nei loro copioni, mi ha dato ulteriore prova di quanto il fenomeno e i sentimenti correlati alle vicissitudini e disavventure da dating app siano un’esperienza trasversale e diffusa. E quanto ci sia bisogno e voglia di parlarne, soprattutto tra donne, dove spesso vige anche del maschilismo interiorizzato che ci porta a giudicarci e suddividerci in “sante e puttane”, col risultato spesso di sentirsi isolate e “sbagliate” anche nel proprio giro di amicizie. Anche se a me non è mai successo – per fortuna le mie amiche non mi hanno mai giudicata ma anzi, pur alcune non apprezzando le dating app né “praticandole”, mi hanno sempre ascoltata e hanno raccolto le mie lacrime negli anni – leggo di donne che non possono sfogarsi con amiche e amici proprio per paura di essere giudicate.

Nuovi progetti?

Voglio organizzare eventi con format inediti e continuare a sviscerare le dinamiche delle dating app, di fatto essendo il mio posizionamento, e continuando a incuriosirmi anche se ora non vi sono immersa fino al collo come anni fa. Ma anche spaziare in campi correlati come la sessualità consapevole ed, ancora, le tematiche e le istanze del femminismo, oggi come non mai urgenti e fondamentali per non perdere terreno sotto ai piedi e difendere e acquisire sempre maggiore parità tra i sessi.

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