Di recente sono stata in Giappone. Otto giorni in un mondo completamente diverso ma familiare, dato che leggo manga da quando sono in quarta elementare. È stato grazie anche quest’arte se ho trovato perfettamente normali i confini labili tra generi e le stravaganze sessuali. I giapponesi sono repressi nell’espressione delle emozioni ma non nella nudità e nel sesso. Certo, anche lì hanno le loro contraddizioni, come tutti. Ad esempio, esiste una legge che vieta di mostrare peni e vagine (a meno che non siano dei pupazzi fortemente stilizzati) su qualsiasi supporto cartaceo, pubblicità o altro. Ma poi hanno il tanuki (spirito del cane procione) dai testicoli grandi quanto due borracce ad ogni angolo delle strade e il Kanamara Matsuri, una festa del santuario Kanamara dedicata al fallo. Lo stesso vale per gli onsen, i bagni termali pubblici. Una volta erano interamente konyoku, misti, ora invece questi ultimi sono scesi a meno di cinquecento nel Paese, a favore di quelli divisi per genere, degenerando in una visione troppo occidentale.

Quando sono arrivata in Giappone, volevo provare l’esperienza dell’onsen. Non tanto per la nudità, ma per la bellezza di stare immersi in una vasca calda e guardare la natura che ti circonda. Mi immaginavo tra le montagne cespugliose e strette di questa terra. Purtroppo non è stato così per i tempi di viaggio, le mie amiche ed io abbiamo dovuto rimediare su un onsen all’ottavo piano di un edificio di Osaka. I tatuati non possono accedere perché il tatuaggio è sinonimo di criminale appartenente alla yakuza, la mafia giapponese. Per fortuna, di recente i bagni sono diventati flessibili e trovate una lista qui di quelli tattoo friendly: https://tattoo-friendly.jp/.



Appena entri, ti togli le scarpe che riponi dentro una scarpiera col lucchetto. Poi fai il ticket d’ingresso alle macchinette e decidi se vuoi un asciugamano grande o piccolo, sapone, spazzole o altro. Le inservienti ti consegnano l’occorrente ed entri nel reparto donne che è come lo spogliatoio di una piscina però più cool. Ci sono armadietti con lucchetto dove riporre i vestiti, una fila di specchi ciascuno dotato di fono, kleenex, e specchi beauty per sedersi e rifarsi il trucco. Ci si spoglia nude e si entra nell’onsen vero e proprio dotato di diverse vasche a varie temperature (una sola era fredda a diciassette gradi, le altre sempre sui 40), alcune con indicati i minerali specifici. Ci si lava su sgabelli con sapone e doccino davanti a specchi, all’occorrenza si possono sciacquare i capelli con shampoo e balsamo, oppure si legano sopra la testa. Meglio non andarci truccate come ho fatto io, il vapore delle vasche è intenso e fa sudare. Se si ha un’asciugamano, lo si lascia a bordo vasca o lo si pone sopra la testa. Quando si esce da una vasca particolarmente calda, ci si butta dell’acqua fredda sulla schiena. Si può parlare, in genere a voce bassa per non disturbare. L’atmosfera migliore era nelle vasche esterne con piante, rocce e il cielo stellato, schermato da dei grandi gazebi di legno scuro. La nostra vasca preferita è stata una dove ti potevi stendere completamente con l’acqua calda al minimo. Una goduria.

Sì, ma stavi nuda! Chi segue il blog, sa che non mi importa per nulla questo aspetto. Sono pudica solo per rispetto all’occhio dell’altro se ne è turbato. Non mi era ancora mai successo di trovarmi con altre persone nude totalmente estranee ma se tutti sono a proprio agio e non ti fissano, anche tu lo sei. Le giapponesi non ti filano e pensano a se stesse. Lo scopo dell’onsen è rilassarsi e curarsi dalle fatiche quotidiane, se guardano i corpi delle altre, non lo danno proprio a vedere. Siamo noi occidentali che non possiamo fare a meno di guardare. Tuttavia, la prima sensazione che ho provato nell’entrare è stata di calma pacifica e ho subito realizzato che siamo tutti uguali. Sarà una banalità, ma il vestito ci divide, crea differenze e separazioni. La nudità ci unisce. Non esistono difetti. Solo corpi differenti e simili al nostro. Troverete spesso scritto da giornalisti o blogger stranieri maldestri che le giapponesi si depilano, influenzati soprattutto dal porno. Non è vero. Al massimo ai lati. Ho visto mantelli pelosi su tutte, giovani e anziane. Ho fatto una ricerca ed ho scoperto che la brasiliana va molto poco di moda in Giappone. Più del 50% della popolazione la lascia così com’è, depilandola ai lati. Bisognerebbe avere degli onsen pure in Italia, aumentano l’autostima e fanno sentire più sexy. L’acqua calda rigenera il corpo e una volta superato il possibile imbarazzo, scopriamo che nudità è potere e percepiamo la nostra sensualità. Ma chissà se in un bagno misto avrei avuto le stesse impressioni?

In Europa i bagni termali misti non sono una novità in Austria, Germania e Paesi dell’Est (quelli di Budapest sono famosi). Non rientrano nella cultura mediterranea, la divisione termale risale in Italia agli antichi romani, anche se followers di Instagram mi hanno detto che nel nostro Paese ce ne sono misti ad Avella in Campania e a Brunico in Alto Adige. Io fino a qualche settimana fa non lo sapevo perché non mi ero ancora interessata al problema. In Giappone i bagni misti ci sono da secoli, sono nominati nelle prime cronache storiche giapponesi come il Nihon Shoki (seconda metà del primo secolo) e il Kojiki (VII secolo). Il Paese deve le sue tremila sorgenti d’acqua calda all’intensa attività vulcanica, di cui 2.300 riconosciute dal governo. Sono necessari quarant’anni per visitarle tutte. Si ipotizza che gli antichi cacciatori le abbiano scoperte seguendo gli animali feriti. Nel 552 d.C. il Buddismo popolarizzò l’usanza di immergersi in queste pozze per lavarsi dai peccati della carne. I primi cristiani che andarono in missione in Giappone nel 1592 trovarono questa usanza disgustosa. All’epoca gli occidentali non si lavavano e pensavano che farlo ogni giorno danneggiasse la salute. Gli onsen nel passato erano solo separati tra classi. Nel 1709 il medico Goto Konzan iniziò i suoi studi sulle proprietà curative termali e dimostrò i suoi benefici. In particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono sorti ospedali onsen in cui sono stati curati reumatismi, ipertensione, ferite, recupero post-operatorio, riabilitazione. I bagni misti hanno resistito all’occidentalizzazione del periodo Meiji (1868) ma negli anni Cinquanta del Ventesimo secolo, delle parlamentari giapponesi hanno forzato la Dieta a far passare una norma che obbligasse gli onsen a separare bagni maschili e femminili. Dopo l’approvazione della legge anti-prostituzione nel 1956, le regole dei bagni sono diventate più ferree.

Come vi accennavo prima, i bagni misti sono in rapida estinzione in Giappone. Hanno resistito per secoli a divieti di ogni tipo e adesso stanno andando a fondo. Le cause? Prima fra tutte, il fatto che grazie alle leggi sopra descritte, non possono aprire nuovi onsen misti. Se si convertono a generi separati, non possono tornare indietro perché non sono in grado di fare cambiamenti su larga scala come trasferire un bagno. Sembra poi si stiano occidentalizzando in modo negativo. Situazioni promiscue e guardoni. Diversi onsen hanno dovuto chiudere perché venivano girati video porno al loro interno, spesso all’insaputa dei proprietari, come è successo a Shiobara, nella prefettura di Tochigi a fine 2016. Gruppi di gente informata sulla losca attività andava ad assistere allo spettacolo. Le cattive maniere dei bagnanti sono pure sotto accusa. Aumentano i wani (coccodrilli), dei guardoni di professione che aspettano l’avvicinarsi di donne o coppie a mollo nella vasca e le fissano per l’intero tempo senza conversare. Ne esistono pure esemplari femminili. Infine, il senso di comunità sta venendo meno. L’onsen è sempre stato una piazza dove i locali si riunivano per socializzare. Ora la società nipponica è più individualista. Una giornalista, Mina, ha creato una lista degli ultimi onsen misti rimasti: https://www.food-travel.jp/ (potete tradurre la pagina con Google). Sono valutati su soddisfazione e sul livello d’imbarazzo che può provare una donna.
L’onsen, separato o misto, è un’esperienza unica, salutare e benefica che consiglio a ognuno di voi per sentirvi in pace col mondo. Superate le vostre inibizioni e immergetevi come placidi ippopotami in acque benefiche.

bell’articolo, soprattutto per l’excursus storico 🙂
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Grazie mille!
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Prego 🙂
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Difficile pensare che anche una cosa tipica cambi, e che cambi per le novità (filmati) … penso che un certo numero di guardoni e furbi esistesse anche 100 anni fa, però boh? Forse basterebbe più buon senso?
Ps.: molta invidia per il viaggio
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