Libertino si nasce, non si diventa

Le Relazioni Pericolose, Stephen Frears, 1988

 

Il libertino è un genere d’uomo che rimane leggenda finché non lo incontri. In testa hai l’immagine del Vicomte de Valmont interpretato da John Malkovich in Dangerous Liaisons di Stephen Frears, tratto dall’omonimo libro di Choderlos de Laclos. Macchiavellico, narciso, orgoglioso ed egoista fino al midollo. La storia in sè è un grandioso racconto di maschere che riflette la corte della seconda metà del Settecento con una spiccata inclinazione per la farsa. Il romanzo è una critica ad una società in decadenza scritta da un suo esponente, il film è un analisi della falsità e delle apparenze che governano l’uomo. Quindi, Valmont non rappresenta a pieno quello che realmente era (ed è ) un libertino perché ne è un’esasperazione. “Trascende ogni mio controllo”, mi dispiace Valmont e donzelle sue ammiratrici.

I libertini del passato, come quelli moderni, erano persone spensierate. Il minimo comune denominatore della spensieratezza era la condizione economica e la nobiltà era quasi un elemento imprescindibile da questa. Alla corte francese, una delle più spregiudicate a tal riguardo, si conoscevano tutti tra di loro. Le personalità più rilevanti sono descritte in un libro di recente uscita della prof. Benedetta Craveri, Gli Ultimi Libertini.  La seduzione mondana si confondeva con quella erotica. Le madame e i monsieur recitavano continuamente una parte. La teatralità andava a nozze con sotterfugi, tresche e giochi erotici. L’arte della parola tesseva la ragnatela del proprio personaggio. La messinscena era così radicata nella nobiltà, che era frequente la presenza di teatri privati nelle dimore aristocratiche nei quali i proprietari potevano recitare per parenti e amici.

Il Settecento è ricordato come il secolo di codificazione del libertino perché raggiunse un bisogno di piacere egocentrico elevato che solo il nostro secolo sembra ora ben disposto a surclassare. È per questo motivo che l’esemplare non è estinto ma estremamente attuale. Pensate a Kanye West e Kim Kardashian e afferrate subito il concetto volgarizzato.

Il libertino è un uomo innamorato di se stesso. Patrick Bateman (American Psycho) che si guarda allo specchio con soddisfazione mentre si esibisce in un ménage à trois con delle escort è la sua apoteosi. È attirato da ogni tipo di donna. Gli piace la conquista in sé e la femminilità. È profondamente curioso e non si annoia mai. Sorvola in genere sugli umori femminili. Con lui scorre sempre tutto bene dato che non è assolutamente toccato dal lato emotivo della “relazione”, oppure finge di non esserlo, dato che poi si rovinerebbe il gusto dell’avventura. Vi induce a pensare che siete voi la sua favorita e non vi parlerà in maniera diversa da come vi aspettate. Non vi racconterà mai delle “altre”, una mossa considerata di cattivo gusto.

Per essere un “uomo di mondo” occorrono presenza di spirito, arguzia, coraggio, intraprendenza.  Si tratta di una personalità forte che non ha il minimo dubbio su di sé. Qualcuno pone sesso e divertimento in primo piano, qualcun altro in secondo. Dipende dalle priorità della sua vita.

È profondamente odiato e profondamente amato dalle donne. La via di mezzo è l’amicizia. O essere il suo corrispettivo femminile. Non è un uomo che dà problemi a meno che VOI non decidiate di avere un problema con lui. In tal caso, non ne verrete a capo. È difficilmente domabile e incontemplabile per la classica storia seria. A meno che non si innamori, è da pazzi credere che cambi e c’è da rimetterci solo in salute. Le abitudini e le pulsioni sono dure a morire.

AVVERTENZA: SE vi siete innamorate o infatuate del libertino e pensate che non se ne sia accorto, vi sbagliate. Lo capisce prima di voi. Se siete molto fortunate (anche se all’inizio non comprenderete il favore dell’universo), si dileguerà. Se non lo siete, vi inabisserete nel meccanismo della manipolazione psicologica. Il libertino è vanesio e non si lascerà sfuggire il piacere di manovrarvi come un burattino.

 

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