Ai tempi di ministri che affermano che il pericolo delle violenze sessuali e dei femminicidi sta negli immigrati stranieri, una serie Netflix come Adorazione è necessaria. Diretto da Stefano Mordini, è liberamente tratto dal romanzo d’esordio omonimo di Alice Urciolo, sceneggiatrice di Skam Italia e Prisma. Elena (Alice Luparelli) è una ragazza solare e un po’ ribelle, amica di Vanessa (Noemi Magagnini), brava a scuola e ricca compagna di scuola. Non è ammessa all’ultimo anno di superiori e pensa di scappare a lavorare a Roma. Il giorno dopo sparisce e nessuno riesce a trovarla. L’ultimo ad averla vista è Giorgio (Giulio Brizzi), con cui ha una relazione segreta, dato che è fidanzata ufficialmente con Enrico (Tommaso Donadoni), all’oscuro di tutto. Quando viene ritrovato il cadavere di Elena nel cortile della scuola, la sorte di Giorgio ha le ore contate. Il pericolo si annida più spesso del solito nelle persone che conosciamo. Ma è stato veramente lui ad ucciderla?

Il gruppo di adolescenti si conosce perché va a scuola insieme tra Pontinia, Sabaudia e Latina, i tre luoghi dove è stato girato il telefilm. Alle loro spalle ci sono famiglie iperprotettive o sconnesse, come quella di Giorgio in cui il padre se ne è scappato con un’altra donna a Milano, ora incinta, lasciando lui, la mamma Enza (Ilenia Pastorelli) e la sorella Vera (Beatrice Puccilli) in una situazione di povertà. Vanessa ha una madre, Manuela (Claudia Potenza), che bada solo alle apparenze: odia Elena perché passa troppo tempo insieme a sua figlia, mentre adora il fidanzato di Vanessa, Gianmarco (Luigi Bruno), per essere ricco sfondato. Enrico, invece, vorrebbe coltivare le sue passioni ma è costretto a seguire la volontà del padre militare che lo ha voluto iscrivere a legge ma il ragazzo, a sua insaputa, non ha dato nemmeno un esame durante il primo anno.
La detective Chiara (Barbara Chichiarelli) è perfettamente consapevole delle statistiche sulla violenza di genere, tanto che all’inizio sospetta subito di Enrico ma non ci sono prove a suo sfavore. Il povero, in tutti i sensi, Giorgio, sembra avere più episodi di condotta scorretta, prima nel club di canottaggio e poi sull’abuso sulla sua ex fidanzata, nipote della poliziotta, Melissa (Federica Bonocore). Emblematico il momento del ritrovamento del corpo di Elena in cui tutto il paese sente le sirene della polizia ma vengono inquadrate solo le donne della serie: perché sanno nel profondo ciò che è successo. È una sensazione animale che abbiamo sviluppato nei secoli: l’intuizione istintiva dell’uccisione di un simile. Bella anche la prova attoriale inedita della cantante Noemi che interpreta Diletta, una mamma ristoratrice agguerrita che ha le ovaie per dirne quattro al trentottenne Claudio Ronchi (Michele Rosiello), con famiglia, che se la intende con la figlia adolescente, Diana (Penelope Raggi).
Nella serie salta molto all’occhio in modo terrificante come gli uomini, sia adulti che giovani, facciano branco per risolvere problemi dalle possibili implicazioni criminali. Ma è tutta una scena: tra di loro ci sono cose non dette e prevaricazioni che li portano a dubitare l’uno dell’altro. Le ragazze sono divise per invidie personali o per il possesso amoroso/sessuale dei ragazzi del loro gruppo e le donne si ritengono superiori o inferiori alle altre in base a quanto sono in alto o in basso nella classe sociale. Non riescono a fare fronte comune quando invece dovrebbero. Elena è considerata una “puttana” perché ha il piede in due scarpe e le piace farsi i fatti i suoi, almeno così la vedono gli altri, troppo abbagliati dalla sua presunta libertà per non vedere che anche lei ha le ali tarpate. Sono tutti troppo presi dai loro personali drammi per accorgersi della verità.
Ho apprezzato l’epilogo educativo per chi denuncia il vero assassino, anche se avrei preferito fosse un altro personaggio (non vi spoilero) ma poi sarebbe stato troppo surreale. Una visione migliore del mondo da cui le persone possano prendere esempio e raccogliere coraggio.




