Per quanto Milano si sia data da fare quest’anno nell’essere più appetibile possibile per buyer e clienti, le sfilate più originali e piene di nuove idee si sono svolte a Parigi. A cominciare da Balenciaga passando per Miu Miu e Chloé e per finire con Louis Vuitton. I nomi in realtà sono tantissimi e in questa rubrica mi occupo solo di sexitudine, erotismo, sensualità negli abiti. Però è doveroso riassumervi gli avvenimenti principali. Da Louis Vuitton un’attivista ambientale è irrotta sulla passerella con lo slogan “Overconsumption = Extinction”, prendendo di mira una multinazionale del lusso (fa parte del gruppo LVMH) che non fa nulla di significativo per l’ambiente. Balenciaga ha fatto una sfilata-red carpet con sole celebrities che poteva essere guardata in video all’interno del Théâtre du Châtelet, seguita da un cartone dei Simpson dove tutta la cittadina di Springfield sfila per Demna Gvasalia. Olivier Rousteing, direttore creativo di Balmain, ha festeggiato i suoi dieci anni nella casa di moda aprendo lo show con un discorso di Beyoncé registrato che ha fatto notare come lui sia la prima persona BIPOC (non ha usato questo termine) ad essere a capo di uno storico marchio di moda francese. In AZ Factory 45 stilisti hanno detto addio allo scomparso Alber Elbaz dedicando un abito alla sua memoria, basandosi sul suo motto: “Amore porta Amore”. C’erano Jean Paul Gaultier, Balmain, Rick Owens, Virgil Abloh, Iris van Herpen, Schiaparelli, Valentino, Gucci, Fendi, Lanvin, Louis Vuitton, Burberry, Dior, Maison Margiela e altri.
In generale, come a Milano, c’è stata poca body positivity, age friendliness, attenzione ai diritti LGBTQIA+.
L’assoluta novità è venuta dalle minigonne a vita bassa di Miu Miu, brand di Miuccia Prada. Anche se è più corretto ma più lungo dire “pantaloni da ufficio tagliati da sotto l’inguine fino alle caviglie” perché è quello che sono. In pratica è il cavallo dei pantaloni da ufficio con tanto di cinta di pelle in vita e sotto agli orli si vedono i bordi sfilacciati di camicie bianche. Sembra siano piaciute anche al famigerato account Instagram di Diet Prada. Miuccia ha pure accorciato maglioncini e camicie aziendali così sopra all’ombelico che si vede parte del petto o del reggiseno dei modelli. Una collezione da “ritorno a lavoro” stramba e sexy allo stesso tempo, leggermente più estrema del suo lavoro con Raf Simons a Prada.
Anthony Vaccarello per Saint Laurent ha preso come riferimento per il suo glamour Paloma Picasso, figlia di Pablo e disegnatrice dei gioielli di Tiffany&Co. Collaborò con l’amico Yves Saint Laurent che spinse a scrollarsi di dosso l’immobilità dell’haute couture, era cliente fissa dello Studio 54 di New York e impersonò la “terribile” contessa Erzsébet Bathory nel film erotico Racconti Immorali. L’abbigliamento P/E 2022 riflette una donna forte, decisa con giacche strutturate, tutine d’assalto e top a rete a maglie grandi che hanno bisogno di carattere per essere portati.
Vibe anni Settanta e tanto latex da Kwaidan Editions. Il lavoro della coppia (marito e moglie) Hung La e Léa Dickely è molto interessante perché sono gli unici nel prêt-à-porter a sventolare la bandiera kinky. Fanno incontrare il latex con la funzionalità di ogni giorno in un grembiule, dei pantaloni a zampa e una camicia.
Ottolinger è sin dall’inizio sulla stessa lunghezza d’onda della Gen Z con innumerevoli tagli sui vestiti che lasciano scoperta la pelle con lacci che sbucano e si avvolgono dappertutto.

Dries Van Noten per questa stagione Primavera/Estate 2022 è andato completamente fuori di testa come se si trovasse al festival Tomorrowland in Belgio, al quale si è ispirato, con glitter, sete, jacquard, tessuti soffici per un effetto gioioso, pieno di vita ma allo stesso tempo sensuale e glamour.

Balmain è stato uno dei pochi show parigini ad includere qualche modella plus size, come Precious Lee e Alva Claire. Oltre ad essere una sfilata celebrativa con una capsule collection aperta da Naomi Campbell alla fine sui look disegnati dal 2011 al 2021 da Olivier Rousteing, è stata anche una celebrazione del corpo della donna che viene valorizzato in tenute sexy e provocanti senza essere mai volgari. Nota di merito per reggiseni-corsetto neri, body supersgambati, top e pantaloni stretti tagliati in più punti. Ci sono stati anche alcuni look da dune color sabbia.
L’interpretazione di Courrèges di Nicolas Di Felice è più vicina allo streetwear e cerca di spazzare l’immagine del trend Space Age dal nome del designer degli anni Sessanta. Il risultato è più sexy di quanto si sperasse con stivali lucidi neri, top a fasce incrociate, leggings di maglia fino a sotto la suola delle scarpe e cappellini da baseball che danno al tutto un tocco giovane e contemporaneo.
Olivier Theyskens, oltre a risparmiare sui modelli dato che i suoi vestiti erano indossati da manichini, ha usato ritagli o campioni di tessuto tagliati per sbieco che ha unito in patchwork e trasformato in indumenti. Sono molto stretch e possono essere messi da tutti (anche da donne incinte, dice lui).
Segnalo i top a fascia X con maniche di Coperni nella loro collezione intitolata Spring/Summer 2033 per tagliare la testa al toro, portarsi avanti e divertirsi con tagli quasi improponibili pure su giacche da ufficio in una giungla di steli di canapa. Belli anche i vestiti con underwire sottoseno dorato di Lanvin. Chic la camicia nera trasparente senza maniche di Dior.
Matthew M. Williams ha presentato la sua prima collezione haute couture per Givenchy. Ha creato una silhouette anni Quaranta con spalle larghe e vita stretta. Williams ha collaborato con l’artista newyorchese Josh Smith per i motivi brillanti di jeans, leggings, maglioni e felpe. Diet Prada ha criticato come inopportuna una collana d’argento corta aperta sul davanti che assomiglia ad un cappio al collo per la decapitazione.
Nicolas Guesquière a Louis Vuitton ha imbastito tra candelabri la sfilata del Grande Ballo del Tempo al Louvre. Il fashion designer si è immaginato un vampiro che attraversa le varie epoche adattandosi ad esse. Storia e moda contemporanea si sono intrecciate creando interessanti ibridi tra passato e presente.
Mutandine, costumi da bagno e reggiseni sportivi da Chanel. Virginie Viard non solo si è ispirata a Karl Lagerfeld che nel 1993 usò l’intimo come abbigliamento per esterno, ma anche a quando assisteva agli show tra anni Ottanta e Novanta, ricreando l’atmosfera degli scatti dei fotografi tutti ammassati sulla passerella per catturare i look delle modelle. Bella l’adozione dell’idea dei costumi da bagno indossati come parte di un outfit, trend molto in voga in questi ultimi anni.