Virginia Clemm, la moglie tredicenne di Edgar Allan Poe

Cantava per scaldarsi. Stava sempre vestita dentro casa con guanti, cuffietta e cappotto come se dovesse uscire per una passeggiata. Sembrava che le mancasse il fiato, apriva la bocca ma faceva fatica a respirare, il diaframma le dava delle fitte come se fosse bloccato. Si concentrò sulle note del piano, il sol non suonava mai bene in quel ricordo di strumento musicale dal legno consunto ed i tasti un po’ sgangherati. Un reflusso di saliva le salì alla bocca ed iniziò a sputare. Pensò fosse vomito perché continuava a sgorgare imperterrito, guardò le sue mani ora ferme sulla tastiera e sgranò gli occhi: era sangue. E continuava a scendere. “M-mamma”, mormorò tossendo, si sentiva soffocare. Qualcuno la prese di peso da dietro, un grido di sorpresa mista al terrore e poi Virginia Clemm non vide più nulla.

Virginia Clemm era la giovanissima moglie di Edgar Allan Poe, il famoso scrittore americano conosciuto per i suoi racconti dell’orrore, e sua cugina di primo grado. Si sposarono quando lei aveva quasi quattordici anni (quindi tredici) e lui ventisette il 16 maggio del 1836. Un testimone giurò che la ragazzina avesse ventuno anni e il reverendo presbiteriano li sposò senza domande dentro la pensione di Richmond in cui vivevano assieme alla zia paterna di Poe e madre di Virginia, Maria Clemm. C’è chi dice che Virginia dimostrasse sette anni di più della sua normale età ma era normale sposare un’adolescente all’epoca? No, non era la norma negli Stati Uniti. L’età del consenso oscillava tra i dieci e i sedici anni a seconda dello Stato ma non era detto che le donne si sposassero così presto ed in genere dovevano avere il consenso dei genitori. Normalmente, le femmine si sposavano a vent’anni. Tuttavia, il matrimonio di Poe non era visto di cattivo occhio dai suoi contemporanei, forse perché scrittore e quindi mente artistica, o per il fatto che nel suo stato da marito avrebbe aiutato in maniera più attiva le finanze delle Clemm.

Edgar Allan Poe

Questa era la terza famiglia adottiva per lui e la prima che lo trattava in modo affettuoso. Dopo essere stato abbandonato dal padre a due anni e mezzo e aver perso la madre per tubercolosi a tre anni, fu adottato dai ricchi commercianti John e Francis Allan che gli diedero una colta istruzione in America ed Inghilterra e con i quali in età adulta ruppe i rapporti per il suo temperamento violento, la sua smodata tendenza al bere ed a chiedere continui prestiti per mancanza di denaro. Edgar Allan Poe fu il primo scrittore americano a vivere completamente del suo mestiere ma fu rovinato dall’alcool e dalla sua presunzione. Maria Clemm lo sosteneva e pensava fosse un genio, a differenza di Allan che cercava di allontanarlo dalle sue dipendenze non concedendogli soldi. Purtroppo per Virginia fu un uccello, anzi, un corvo del malaugurio. La sua presenza morbosa impedì alla figlia di Maria di avere un tutore che avrebbe risolto la povertà ad entrambe. Il cugino Neilson Poe, infatti, aveva invitato le due a vivere con la sua famiglia e si era offerto di diventare il suo tutore, educarla ed introdurla alla buona società. Non volendo perdere Virginia, Edgar supplicò le Clemm di non spezzare il suo cuore e si spinse sull’orlo del suicidio perdendo il lavoro al Southern Literary Messenger, un giornale di Richmond. Le donne accolsero la sua proposta di mantenerle più perché impaurite dalla prospettiva che si togliesse la vita e dalla lealtà che nutrivano nei suoi confronti piuttosto che dalla convenienza del suo partito.

Poe fu riassunto dal Southern Literary Messenger e sacrificò una buona parte del suo salario per l’educazione di Virginia, gli insegnò egli stesso diverse materie e la ragazza ben presto si trasformò in una cantante e musicista apprezzata. La piccola donna aveva lineamenti da ragazzina che mantenne fino alla morte: capelli castano scuro, viso tondo dalla carnagione pallida, occhi viola e un parlare leggermente bleso. Era graziosa anche se non dall’intelligenza spigliata e pendeva letteralmente dalle labbra di Poe, il suo cugino-fratello che era diventato suo marito. Molti biografi, in un “puro” modo di pensare post-mortem che ha colpito autori come Lewis Carroll, hanno ritenuto che non ci fossero stati rapporti sessuali tra di loro per via della malattia precoce di Virginia. Non hanno considerato i quattro anni intercorsi tra il raggiungimento dei suoi sedici anni e l’inizio della sua prima emorragia tubercolare. Poe nutriva un amore fraterno nei suoi confronti e fece passare due anni prima di dormire nello stesso letto insieme. Non abbiamo diari o lettere che dimostrino il loro aver fatto sesso ma spesso le opere di Edgar attingevano alla sua vita personale. In particolare in “Eleonora” è descritta una passione fisica tra i due protagonisti: “Fu una sera alla fine del terzo lustro (periodo di cinque anni) della vita di lei, e del quarto del mio, che sedemmo serrati nel nostro reciproco abbraccio…Avevamo ritratto il dio Eros da quell’onda, e adesso sentimmo che lui aveva acceso in noi le anime focose dei nostri antenati. Le passioni che hanno distinto per secoli la nostra razza, arrivarono in massa con i piaceri per i quali sono ugualmente rinomati, ed insieme alitarono una gioia deliziosa sulla Valle”.

La storia di Eleonora prova anche l’angoscia che Poe percepiva per la condizione in cui era Virginia. L’eroina contrae una malattia, si rattrista all’idea che suo marito debba sposare un’altra in seguito alla sua morte, e questi giura che non si risposerà mai. Eleonora muore serena ma il suo consorte si risposa con Ermengarda. Il fantasma della sua prima moglie torna nel silenzio della notte e chiude gli occhi agli sposi per sempre. Il racconto fu scritto quando Virginia era ancora in vita e dimostra il senso di colpa e l’angoscia che tormentavano l’autore. Il 20 gennaio del 1842 (il giorno dopo il compleanno di Poe) Virginia, malnutrita e debilitata, mentre suona al piano e canta incomincia a sgorgare sangue dalla bocca per la rottura di un vaso sanguigno. Era un’emorragia dovuta alla tubercolosi. Questa non era una patologia facile con cui convivere perché faceva morire lentamente e non esisteva un modo per guarire. Poe quando era a casa sussultava ad ogni suo colpo di tosse ed era molto sensibile ad ogni discussione sull’argomento, per lui era impensabile sua moglie potesse morire. Eppure con il suo lavoro saltuario, dovuto alle sue numerose litigate e ad una propensione al bere che rasentava la tossicodipendenza, aveva portato la sua famiglia a vivere di stenti in case fredde e malandate rendendosi indiretto responsabile della tubercolosi di Virginia. Con uno stipendio di ottocento dollari all’anno non riusciva a coprire le sue cure mediche e Maria fu costretta a recuperare i manoscritti rifiutati di Edgar e venderli a sua insaputa.

Frances Sargent Osgood

Virginia non era Eleonora. Conscia dei bisogni, non solo fisici, di suo marito durante il loro stare a New York strinse amicizia sin da subito con l’attraente poetessa Frances “Fanny” Sargent Osgood separata dal marito e con due bambini. La cugina di Poe pensò fosse un’influenza positiva nel preservarlo dal bere e dalla tendenza all’autodistruzione. Immensamente gelosa della loro amicizia era la poetessa Elisabeth Ellet, che inviava lettere di devozione allo scrittore. Ellet trovò una missiva della Osgood molto indiscreta e la manipolò dicendo che per salvare la sua reputazione doveva chiedere a Poe di ridarle tutte le sue lettere. Mandò due sue amiche a prendere la corrispondenza che Edgar restituì sottolineando che Elisabeth doveva essere più preoccupata delle sue lettere. La donna, offesa da questa osservazione, inviò suo fratello, il colonnello William Lummis, a recuperare le sue missive. Lui le aveva già restituite ma Lummis non gli credette e minacciò di ucciderlo se non sarebbero venute fuori. Poe con il suo temperamento irruento, poco ragionevole e autodistruttivo, ebbe la sfortunata idea di far recapitare le sue scuse ad Ellet da parte del suo dottore. Nella sua lettera negò di aver detto che la corrispondenza della poetessa fosse inappropriata e disse che se mai avesse pronunciato un’accusa così avventata doveva aver sofferto di una temporanea follia. Non fu creduto e rovinò la sua reputazione di gentiluomo del Sud nella cerchia delle donne intellettuali di New York. Poe diventò nemico giurato di Elisabeth ed arrivò a dire che le sue lettere anonime avevano accelerato la morte di Virginia che sul letto di morte avrebbe dichiarato: “Mrs. Ellet è stata la mia assassina”.

La Maschera della Morte Rossa

Un’accusa infantile. Virginia era traghettata verso la morte da una malattia all’epoca incurabile. I frequenti cambi di domicilio a cui la costringeva la vita con Poe e la loro povertà non facevano bene alla sua salute compromessa. La tubercolosi polmonare è devastante. I tubercoli formati contenevano batteri che causavano lesioni nei suoi polmoni, poi necrosi e cavità fino all’erosione dei vasi sanguigni e sanguinazione dei polmoni che la mettevano in continuo rischio di una enorme emorragia che l’avrebbe fatta sprofondare nel suo stesso sangue. Questa paura Poe la riflesse nella piaga del famoso racconto La Maschera della Morte Rossa, che scrisse quattro mesi dopo la prima perdita di sangue della moglie. Virginia non aveva coperte con cui riscaldarsi, solo il suo gatto e il suo cappotto distesa su un letto di paglia e quasi ridotta alla fame. Fece promettere alla madre sul suo letto di morte di non lasciare mai suo marito e così morì in pace il 30 gennaio del 1847. Aveva resistito cinque anni alla tubercolosi. L’unico suo ritratto disponibile fu commissionato da Poe qualche ora dopo la sua morte: si era accorto che non ne aveva alcuno.

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