Paul Artemis Paul Artemis, il fotografo che fonde forza e debolezza delle donne in scatti carichi di erotismo
Paul Artemis è un fotografo inglese il cui profilo Instagram è pieno di donne bellissime in pose sensuali, eteree, simili a divinità scese sulla Terra, in perfetto stile nude-fashion. L’immagine è allo stesso tempo patinata ed intima, segno evidente che i soggetti si sentano a loro agio nudi davanti al suo obiettivo. Il suo sguardo rispetta le forme femminili e ne esalta la bellezza senza sfiorare alcun genere di volgarità.
La sottoscritta si è incuriosita al lavoro di Paul ed ha deciso di farci una chiacchierata via chat.
Come hai iniziato a fare fotografie di nudo?
Ho iniziato a fotografare nel 1997 quando ancora il digitale commerciale e Photoshop erano ben di là dal venire. Frequentavo un’amica molto bella che fin da subito condivise con me questa passione. Ricordo che la preoccupazione principale era trovare un laboratorio fotografico discreto, lontano da dove abitavamo, con cui ci davamo un po’ l’aria da artisti per nascondere la sottile vergogna. Non immaginavo, all’epoca, che questo gioco malizioso e innocente mi avrebbe mai portato dove sono ora. Cercavamo di copiare le foto che al Sabato andavo a studiare in libreria sui libri di maestri come Sieff, Newton o Weston che ancora non potevo permettermi di acquistare. Vengo da una formazione classico-umanistica, quindi la bellezza dei corpi greci e romani è sempre stata parte integrante della mia cultura visiva e non ho mai trovato innaturale o volgare il nudo.
Cosa rappresenta per te la nudità?
Rappresenta un ideale estetico ed etico, colto nella sua essenza primitiva, senza filtri. Ma in questo cogliere è insita anche una forma di sacralità e violenza rituale: la nudità di un individuo, per definizione, non è cosa pubblica e, come se io fossi un pontifex maximus, mi viene concesso il privilegio di violare tale sfera privata al fine di esaltarne le virtù, offrendola al mondo quale icona che esalti la Bellezza sulla mediocrità. Questo in fondo è il compito che secondo me l’Arte persegue: la Bellezza, nel suo vasto valore platonico, è l’unica virtù capace di salvarci dal declino.

Qual è la parte che ti piace fotografare di più nel corpo di una donna?
Sono attratto dalla carnalità, ma non nella forma fisica data dall’irrefrenabile istinto animale, bensì da quella volontaria del concedersi: per quanto affascinato dalla carnalità primordiale, violenta e divorante di Francis Bacon, trovo che i miei sentimenti siano più simili alla voluttà di Jack Vettriano o al misterioso erotismo di Klimt o dell’iconografia in voga nella Hollywood degli anni ruggenti. Quello che mi attrae è uno stato erotico della mente, che nasce dall’incontro fra debolezza e forza dei miei soggetti. Entrambi questi opposti emanano un forte senso di attrazione erotica, generando di volta in volta un senso di disponibilità o di esclusività. Basta spesso uno sguardo a fare da ago della bilancia fra l’uno e l’altro stato d’animo, fra i due ruoli, fra la frustrazione dell’impotenza e lo scatenare sogno e fantasia. Quindi, la risposta alla tua domanda potrebbe essere: gli occhi.
Hai dovuto convincere qualche volta le modelle a posare nude per te? Qual è la loro maggiore timidezza?
No, non ho mai dovuto convincere nessuna modella, è una cosa che avviene sempre in modo naturale: una donna, ancor più se consapevole della propria bellezza, ha piacere ad essere ammirata. Io, attraverso la mia arte e il filtro del mio essere uomo, fornisco loro uno strumento per esserlo. La timidezza può esserci all’inizio, quando una donna combatte in lei due pulsioni opposte. Ma dopo pochi minuti, essere nude davanti all’obiettivo diventa la cosa più naturale del mondo e ci si concede senza più timori.

Se tu dovessi posare nudo, ti troveresti a tuo agio?
Non ho mai avuto problemi e mi è capitato in più occasioni. Stare nudi davanti ad una macchina fotografica e ad un occhio artistico può rivelare a noi stessi molte delle nostre fragilità, ma ci aiuta anche a prendere coscienza della nostra forza: quando sei nudo, ti accorgi presto di non avere altre difese che il tuo orgoglio e il tuo sguardo, che coprono qualsiasi corpo molto meglio di qualsiasi vestito. Trovo sia un’esperienza rigenerante, che forse chiunque dovrebbe fare almeno una volta.
Ti è mai capitato di eccitarti davanti al corpo nudo femminile mentre scatti?
Mentre scatto, non capita mai: la concentrazione per realizzare le immagini che ho in mente disconnette completamente il mio cervello da ogni forma di sessualità. Cerco altro e vedo altro rispetto a un bel corpo nudo. Una volta terminato di scattare, quando riguardo le immagini, talora è capitato di venire io stesso invaso da un prorompente erotismo.

L’eccitazione qualche volta è culminata nel sesso?
Se la tua domanda è la classica “Hai mai fatto sesso con le tue modelle?”, ti rispondo che non ho mai avuto rapporti sessuali con le modelle, ma che mi è capitato spesso di fotografare le mie amanti. Trovo divertente l’idea che nessuno possa in fondo capire chi è chi.
E quando solo la modella era eccitata come l’hai gestita?
Ho fatto in modo di stimolare con parole, sguardi, atteggiamenti, la sua eccitazione a vantaggio della sensualità delle foto che volevo realizzare e, finito lo shoot, l’ho ringraziata e le ho chiamato un Uber. Finito di lavorare, tuttavia, è successo che io abbia cucinato per due, aperto una bottiglia di Chablis e, calata la notte, io abbia preparato un bagno caldo con sali, candele e le note di Chet Baker a riempire lo studio.
Ci sono dei casi in cui è finita male?
Sì, certamente. Qualche dettaglio stonato, un passo falso, un ripensamento, semplice stanchezza: qualcosa può aver rotto la magia e allora nel massimo rispetto di ciascuno, si chiama Uber.


Secondo te è possibile fotografare una scena di sesso in maniera interessante e intrigante? L’hai già fatto o lo faresti?
Certamente sì, anzi ci sono molti artisti e fotografi che l’hanno fatto con gusto ed arte, penso ad Antoine D’Agata, Jan Saudek, Robert Mapplethorpe, per citarne solo alcuni. È un argomento che trovo molto interessante e anche molto di mio gusto, sul quale sto lavorando da qualche anno, in maniera parallela, coinvolgendo persone comuni, modelle, escorts, pornostar.
Hai qualche progetto nudo all’orizzonte?
Il nudo, nelle sue numerose sfumature, rappresenta i tre quarti della mia produzione artistica. Lavoro sia per riviste patinate come Playboy ed S Magazine o riviste di moda, sia per clienti commerciali (in fondo le immagini per campagne di gioielli, accessori, lingerie o cosmetici hanno spesso molti punti di contatto con la sensualità). Fra i miei soggetti ci sono splendide modelle professioniste, attrici, ma anche moltissime donne comuni che desiderano celebrare se stesse concedendosi all’occhio di un artista. I progetti di nudo a più breve scadenza hanno per protagonista un membro della famiglia reale inglese, una playmate di Playboy USA e una pornostar. Amo la pornografia in quanto espressione incontaminata, primordiale, pre-morale, delle pulsioni animali di ambo i sessi. Trovo che proprio per questo, superato ormai l’ostracismo moralista (oggigiorno siamo tutti invasi da pornografia di qualsiasi genere ovunque), essa abbia un enorme potenziale artistico, molto post-moderno, che ancora in parte è da elaborare e inserire all’interno di questo nuovo tessuto sociale e morale. In sostanza, io amo ogni sfumatura del mio lavoro e come ogni artista mi nutro di varietà e potenzialità per elaborare il reale e fare i conti con la fantasia. Ogni volto, ogni corpo, per me è una nuova sfida e questo per ora rimane il progetto più difficile. Forse un giorno deciderò di raccogliere in un libro il risultato visivo di queste mie analisi, ma per il momento i tempi non mi sembrano ancora maturi.
