Le streghe erano bambine, giovani, adulte, anziane: scomode in quanto donne – 2a Parte

Foto copertina: Roberto G.

“Un uomo peloso è un uomo facoltoso, ma una moglie pelosa è una strega”. – detto scozzese

Chi erano le streghe

Le streghe erano sia donne speciali che donne comuni. È inesatto chiamarle “donne sagge”, ovvero detentrici di antichi saperi medici ed erboristici, perché non tutte quelle condannate erano ferrate in materia di guarigione o erbe. Soprattutto quando la caccia entrerà nel vivo tra Cinquecento e Seicento non verrà fatta distinzione di sorta: se eri donna, ad un certo punto diventavi scomoda. La stregoneria è una pratica non una religione. Le streghe potevano essere cristiane che applicavano saperi scientifici o popolari alle persone, fare incantesimi o costruire amuleti sciorinando nomi di santi. Alla fine del Medioevo si pensava che i luoghi di raduno delle streghe fossero santuari pagani. Non per nulla il Concilio di Parigi dell’825 affermava che “streghe, indovine e incantatrici praticavano sicuramente le rimanenze del culto pagano”. Per lungo tempo pagani e streghe sono stati considerati della stessa pasta perché il nuovo potere ecclesiastico aveva interesse ad estirpare le radici di tutto ciò che non fosse cristiano. Per il cristianesimo le streghe erano le discendenti di Eva che era stata sedotta dal male di Satana e gli aveva consegnato il genere umano. L’avversione provata per la donna, sostenuta dai testi dei Padri della Chiesa come Sant’Agostino, San Paolo e San Girolamo, la trasformò nella strega. Quest’ultima diventò presto il capro espiatorio di ogni male dell’epoca, incluse malattie e fenomeni atmosferici.

Sotto la falce dell’inquisizione finirono categorie più a rischio di altre: levatrici, erboriste, guaritrici, sex worker, serve, vedove, nubili, bambine, ragazze, anziane, ebrei, romanì. L’età media delle giustiziate era spesso sotto i quarant’anni, ma vi rientravano anche molte anziane e persino bambine che si diceva venissero portate ai sabba. Il cacciatore di streghe Jean Bodin (1529-1596) giudicò una bimba di sei anni per aver avuto un rapporto sessuale col Diavolo. Erbaria era spesso sinonimo di strega, i preti traducevano di frequente “erborista” con “venefica”, “avvelenatrice”. Soprattutto quando si trattava di far abortire o far usare contraccettivi, compito delle levatrici contro cui si scagliava il Malleus Maleficarum. Si aveva così paura dell’infanticidio volontario o involontario che in Francia nel 1556 una legge obbligava tutte le donne a dichiarare la propria gravidanza e ad avere un testimone durante il parto. Era un crimine che veniva considerato più grave della stregoneria. La professione medica era vietata alle donne nel Medioevo. La guaritrice-erborista conosceva le piante per curare patologie e ferite, preparava bevande curative e unguenti. Uno dei pochi onesti della sua categoria, il medico Paracelso, dichiarò di aver imparato la sua arte dalle guaritrici definite streghe. Ora si capisce bene il motivo per cui il clero vedesse queste come rivali sul piano delle soluzioni religiose e mediche. Tuttavia, il popolo continuò a curarsi con le guaritrici per tutto il Medioevo e oltre perché i dottori potevano permetterseli solo i nobili e i commercianti facoltosi. Il potere maschile si sentiva minacciato dalle streghe perché avrebbe potuto ribaltare la sua posizione di dominio. Chiunque si opponeva allo status quo metteva in pericolo la propria vita. Ricordo inoltre che le donne sposate non avevano capacità giuridica prima dei processi contro le streghe – ironia della sorte – e fino all’Ottocento per il soggetto giuridico donna era attestata l’incapacità sociale. Al contrario di quanto si possa pensare, la categoria femminile nel Medioevo, rispetto ai secoli successivi, aveva accesso a molti lavori: fabbro, macellaio, panettiere, calderaio, cappellaio, birraio, cardatore di lana e commerciante. In Inghilterra nelle corporazioni di mestieri la maggioranza delle persone era di sesso femminile.

I sovrani francesi introdussero l’insulto strega e puttana perché nè la strega nè la sex worker erano mestieri accettati in una società patriarcale. Una significativa percentuale di donne accusate di stregoneria si prostituiva. Altre erano donne sessualmente indipendenti, un concetto inaccettabile per l’epoca. Questi termini erano usati come insulti anche se la donna in questione non era entrambi. Gli epiteti herbaria e meretrix erano spesso abbinati nelle leggi inglesi dopo l’800. L’appellativo strega manterrà un’accezione negativa fino ai giorni nostri.

Levatrice nel Medioevo, Ranworth Antiphoner

L’anziana come depravata sessuale

Già in epoca pagana il conflitto tra “megere” (da Megaira, una delle tre Erinni) e uomini potenti è presente in storie, leggende e mitologia di tutta Europa e continuerà ancora più aspro nei secoli a venire. Questa contrapposizione rifletteva quella reale tra anziane donne sagge e l’aristocrazia militare. Gli archetipi delle donne anziane brutte e cattive sono stati costruiti per svilire la loro forza all’infinito finché il messaggio si è impiantato nell’inconscio collettivo: la vecchia non deve vincere. Se fosse successo, avrebbe minato il potere dell’autorità maschile.

Le donne anziane furono le vittime preferite della caccia alle streghe. Erano considerate pericolose per la loro esperienza e si pensava che in loro albergasse un desiderio sessuale famelico. In questa categoria si trovavano spesso vedove come le beghine, libere, che vivevano insieme in casette col proprio orto per autosostentarsi. Il loro statuto fu smantellato nel XV secolo in Francia, Belgio e Germania. Le donne di una certa età nel Rinascimento perdevano il legittimo diritto ad una vita sessuale. Si riteneva covassero rancore per aver perso la posizione di rispetto del ruolo di madre. Le donne in menopausa e anziane, secondo la mentalità comune, erano talmente ossessionate dal sesso che non potevano essere soddisfatte da semplici mortali.

Una vecchia donna che fila, Michael Sweerts, 1646-48

Stregoni QUASI inesistenti

Gli stregoni furono molto meno perseguitati delle donne. Erano accusati soprattutto di crimini di stregoneria politica colpevoli di ribellione, rivolte popolari, intrighi per eliminare gli avversari. La pena di morte era riservata più agli uomini eretici che a chi praticava gli incantesimi. Nell’800 medievale il vescovo tirolese Remedio di Coira scrisse una serie di ammende per gli stregoni. La prima condanna era eseguita rasando la testa della persona cosparsa di pece per portarla in giro per la campagna su dorso d’asino, consentendo fosse picchiata per l’intero tragitto. Nella seconda gli tagliavano la lingua e il naso, poi veniva consegnata dal vescovo al braccio secolare. Questo non voleva dire necessariamente pena di morte nell’Alto Medioevo ma anche passare allo stato di schiavitù. Nel Fuero de Cuenca (1190) si legge che gli stregoni venivano esiliati dalla città dopo essere stati rasati e frustati. Se negavano il fatto, dovevano affrontare il giudizio per duello. Ogni uomo che si accompagnasse ad una strega, poteva subire la sua stessa fine o una pena severa. Se era ebreo o musulmano poteva essere accusato di fornicare con la strega ed essere bruciato assieme a lei sul rogo.

Malleus Maleficarum, 1487

Malleus Maleficarum

Il Malleus Maleficarum (Martello delle Streghe) dei frati domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprenger (1487) fu stampato fino al 1669 in trentaquattro edizioni. Fu il libro base dell’Inquisizione sino al XVII secolo. Il concetto insindacabile su cui si fondava era: “Si dimostra che affermare che gli stregoni esistono è una proposizione così cattolica che sostenere il contrario è del tutto eretico”. Il leit motiv è la consapevolezza della naturale predisposizione della donna a cedere al Diavolo, accentuata da tre vizi: infedeltà, ambizione e lussuria. “Una donna cattiva per natura, che è più pronta a dubitare della fede, è altrettanto pronta a rinnegarla, ed è questa la caratteristica fondamentale delle streghe”.

Si trattava di un agglomerato di superstizioni misogine senza argomentazioni sulle tesi proposte, solo affermazioni fornite come dati di fatto e descrizioni fantasiose. Era suddiviso in tre parti: natura della stregoneria; pratiche attuate dalla stregoneria e modalità per contrastarle; aspetti giuridici, ecclesiastici e civili per streghe ed eretici (procedure per lo svolgimento dei processi). I domenicani erano convinti che le streghe potessero impedire i rapporti sessuali, procurare la morte della fertilità e dei neonati, colpire il potere generativo dell’uomo asportando il pene in modo illusorio o reale e nascondendoli in nidi di uccelli. Per loro streghe e stregoni erano il risultato del sesso tra streghe e demoni. Le streghe potevano anche trasformarsi in lupi ed altri animali, sbranare bambini e viandanti ai crocevia delle strade. I poteri della strega erano responsabili di fenomeni atmosferici catastrofici, patologie di ogni tipo e malattie mentali. Il castigo previsto era il rogo perché solo le fiamme potevano purificare le loro anime agli occhi di Dio.

Abraham von Kiduna ricevuto dal tenutario di un bordello, 1477

L’origine della sessuofobia nella caccia alle streghe

L’ossessione dei cristiani per il corpo ha le sue radici nella patristica, ovvero la filosofia e predicazione dei Padri della Chiesa. Per Sant’Agostino (354-530), l’anima è asessuata e il corpo è sessuato. Credeva infatti nella concupiscenza, “quel vizio per cui la carne desidera contro lo spirito e diventa matrice di peccato. Si tratta di un male che viene all’uomo per colpa dell’antico peccato di Adamo”. Secondo lui, il peccato originale era legato all’atto sessuale, per questo motivo il sesso andava disciplinato. Il vescovo e teologo romano credeva che la donna fosse inferiore per la sua anima. San Paolo rincarava la dose proibendo alle donne di parlare nelle assemblee perché sono sottomesse ai mariti ed è sconveniente dargli la parola. “Non fu Adamo ad essere ingannato”, diceva, ” ma la donna che ingannata si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia”. Per San Girolamo (347-419) ogni donna è prostituta perché non si accontenta di un solo compagno ma “ambisce a più membri”. Teologi e religiosi sosterranno l’inferiorità della donna gettando i semi per la caccia alle streghe delle epoche successive. Le streghe in quanto discendenti di Eva che aveva sedotto Adamo seducevano gli uomini con l’aiuto dello stesso serpente, che ora si chiamava Satana e aveva aspetto umano. I poteri di queste donne sulla sessualità erano: generare impotenza; alienare la fertilità; causare disturbi fisici; asportare il pene senza staccarlo. Uno dei motivi per cui la Chiesa si concentrava sulla procreazione è perché le grandi epidemie di peste nel Medioevo avevano decimato la popolazione europea, oltre al ruolo della donna che era concepibile soltanto come madre sottomessa e obbediente al marito.

Erano epoche oscure per la sessualità, che si ispirava alla vita monastica. Esisteva il luogo comune che la lussuria è “una prostituta che Satana offre a tutti”. Fino al XII secolo la posizione sessuale del missionario era l’unica consentita perché le altre potevano scatenare l’ira di Dio. Il “cavallo erotico”, ovvero la donna sopra l’uomo, era additato come dannoso per la salute. San Bernardino (1380-1444) consentiva alla donna di disobbedire al marito se questo le chiedeva di “unirsi come gli animali”, ovvero da dietro. Masturbazione e omosessualità erano pari al peccato di magia nera. Gli uomini non potevano vedere donne nude, nemmeno le mogli; il sesso era vietato di domenica, punito con un mese di digiuno, e proibito nei quaranta giorni prima di Pasqua, nei sette giorni prima di Pentecoste e nei quattordici giorni prima di Natale. Non si potevano avere rapporti sessuali durante i giorni di festa, era vietato averli prima e dopo il parto. Per la medicina del tempo più di due orgasmi a settimana potevano accorciare la vita. I teologi condannavano il rifiuto della prestazione coniugale e il coito extra vasum (ovvero fuori dalla vagina) perché non procreativo. I peccati contro natura, tipo l’accoppiamento con gli animali, venivano puniti con pena di morte o rogo. La repressione sessuale alimentava la superstizione. Tuttavia, è bene ricordare che si predicava bene e si razzolava male. Gli stessi ecclesiastici e i Papi avevano concubine con cui convivevano o figliavano. Le prediche medievali erano colorite, piene di gestualità volgari ed imitazioni di atti considerati osceni, e rimasero così fino al XVII secolo. Inoltre, il clero poteva usufruire della Penitenzieria Apostolica: se si confessava il proprio peccato ad alta voce, si era assolti anche da omicidio, eresia e stregoneria. Nei registri della Penitenzieria figuravano frati con prole e concubine, rapporti tra suore e preti, preti che andavano con molte donne, sodomia, suore con figli uccisi da loro e seppelliti dai parenti.

Continua nella terza parte

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