Foto copertina: Alessandro Borghi interpreta Rocco Siffredi in Supersex
Avrei voluto scrivere questo post in un clima diverso da quello delle ultime settimane, ma la cronaca non si può cambiare. Rocco Siffredi, ex pornodivo su cui è uscita di recente la serie Supersex, è stato denunciato per molestie sessuali da una giornalista dell’Adnkronos, Alisa Toaff. L’attore non avrebbe gradito il tono di una sua recente intervista, che lo dipingeva come un depresso cronico e dava la sua opinione del sesso sul set di Alessandro Borghi, troppo cupo rispetto a lui. Quindi, ha tartassato di messaggi offensivi e sessisti l’autrice del pezzo, che si è sentita turbata e l’ha denunciato. Rocco si è scusato prima sui giornali e poi su un servizio de Le Iene, in cui è evidente stia vivendo un disagio, probabilmente di natura depressiva. Di seguito, trovate il mio parere spassionato sulla serie con qualche excursus sulla storia di Rocco attinta a piene mani dalla sua autobiografia “Io, Rocco” (2006), che vi consiglio di recuperare da qualche parte.
Impressioni generali
Premetto che ho visto tutti i reality e i documentari in cui Rocco Siffredi è coinvolto, ma la serie Supersex è il miglior prodotto su di lui. Il telefilm è “liberamente ispirato” alla sua vita perché per motivi di trama c’è stata una drammatizzazione per intrattenimento e, per ammissione dello stesso Borghi che interpreta Rocco Tano, era presente un intimacy coordinator che ha permesso di girare le scene di sesso con serenità. Se pensate di vedere lunghi episodi di porno con Rocco protagonista, andate direttamente su una piattaforma specifica, please.
Borghi ha dato un’interpretazione convincente di Rocco senza fare una mera imitazione, in questo sta la sua bravura. Non è facile immedesimarsi in un personaggio ancora in vita e ottenere la sua collaborazione. Rocco, per fortuna, era già fan di Borghi dai tempi di Suburra e l’intesa è stata subito immediata. Inoltre, a detta dello stesso attore protagonista, gli ha aperto la sua casa, la sua intimità e il suo guardaroba dell’epoca (Versace anni Novanta) per conoscerlo al meglio. Ogni episodio della prima serie riporta una fase di formazione della vita di Rocco, che è romanzata sì, ma si basa sempre su avvenimenti reali.
Tutto iniziato con un fotoromanzo
Un giorno un piccolo Rocco trova per strada una rivista di fotoromanzi pornografici, Supersex. Incuriosito, se ne torna a casa e lo sfoglia ossessivamente in bagno finché la madre non lo scopre e lui si vergogna come un ladro. Rocco vuole diventare Supersex, Gabriel Pontello, attore pornografico attivo tra anni Settanta e Ottanta, che ha una ragazza diversa per ogni pagina e sembra divertirsi un mondo. Da qui incomincia a chiedere ai suoi fratelli: “Dove si fa il pornostar?”
Dopo aver studiato come tecnico montatore di apparecchiature elettroniche per entrare nella Sip (vecchia Telecom) e una brevissima carriera da mozzo, a diciassette anni telefona al fratello Armando a Parigi per andare a lavorare come cameriere nel ristorante di una catena dove era direttore. Lavora per vari ristoranti, va in palestra, rimorchia ragazze a Place du Trocadéro e frequenta un club di scambisti, il 106, che lo porterà nel mondo della pornografia.
Il locale per scambisti
La proprietaria del locale per scambisti era Denise (Linda Hardy), una pornostar degli anni Ottanta, che gli aveva dato come nome il numero civico della via. A vent’anni Rocco (Saul Nanni) ci si fa accompagnare da una quarantenne con cui era uscito perché bisognava essere per forza in coppia per entrare. A Denise piace subito e gli promette l’ingresso anche da solo. Rocco diventa rapidamente la star del 106 dato che, a differenza degli altri, gira subito nudo, pronto ad aprire le danze.
Qui conosce il suo eroe da bambino, Gabriel Pontello (Johann Dionnet), che lo saluta freddamente e gli “cede” le sue ragazze, la pornostar Barbara Dare e la produttrice Patty Rhodes, per constatare cosa sa fare. Dopo aver fatto per due ore sesso con loro, Pontello gli sorride e gli trova il primo ingaggio con l’attrice hard Marylin Jess, conosciuta come Platinette. Grazie a lui gira il suo primo porno, “Belle d’amour”, diretto da Michel Ricaud.
Le difficoltà dell’hard negli anni Ottanta
Una degli elementi che Rocco spesso sottolinea è che il porno è un posto di lavoro come un altro e all’epoca era pieno di invidie ed estremamente competitivo. L’attore di Ortona fu il primo insieme a Roberto Malone, di Torino, a lavorare con buoni risultati in un mondo in cui il monopolio era tenuto dal cosiddetto clan dei francesi cappeggiato da Jean-Pierre Armand. Quest’ultimo usava ogni stratagemma per demolire psicologicamente i nuovi arrivati e farli rinunciare alla professione.
Sul set di Belle d’amour, André Vinus, una grande star dell’epoca dà un consiglio all’apparenza da amico a Rocco per avere un’erezione prolungata: incominciare a farselo succhiare dalle due ragazze con cui doveva fare la scena. Il ragazzo abruzzese viene prima del previsto e manda tutto all’aria. André lo aveva fatto apposta per metterlo ko. Rocco poi si è fatto tre camomille, è riuscito a salvare il salvabile e ha avuto la fortuna di avere una seconda occasione.
L’incontro con Moana Pozzi
La seconda occasione di Pontello si chiamava Moana Pozzi (Gaia Messerkingler), una creatura di Riccardo Schicchi (Vincenzo Nemolato), regista e produttore hard. Moana fa il suo primo film d’esordio con Rocco, “Moana, la bella di giorno”. Secondo il pornoattore, lei era bella, sensuale e intelligente ma non voleva fare quel mestiere e si portava dietro una tristezza latente.
Voleva fare sempre i film con lui, anche negli Stati Uniti, perché si trovava a suo agio e diceva che aveva la “faccia pulita” come lei. L’esperienza oltreoceano, però, le servì per essere più disinibita sul set grazie all’influenza delle star americane. Con Rocco aveva un bel rapporto, parlavano molto delle loro passioni sportive, e per lui come pornoattrice sarà sempre insostituibile.
La differenza tra scuola francese e americana nell’hard degli anni Ottanta
Un elemento molto interessante che è poco percepito nella serie per esigenze narrative, sono le due diverse scuole di pensiero che intercorrono tra la scuola francese e quella americana dell’hard, spiegate da Rocco nella sua autobiografia. La prima era formata da attori come Pontello, André Vinus, Le Gitan, Richard Lemieuvre, Eric Drée, Alban Ceray, e Jean-Pierre Armand. Quella americana da registi come Gerard Damiano, Anthony Spinelli, Henry Pachard, Alex Derenzi.
Nella scuola francese, il porno era incentrato sull’uomo e la donna era un oggetto. Gli attori non avevano bisogno del suo aiuto per erezione e orgasmo. In quella americana uomo e donna erano più coinvolti per far sembrare vera la scena, erano più professionali e spingevano gli atteggiamenti ad un’estrema esagerazione. Rocco afferma che tutte e due le sono stati utili, la prima per affinare la tecnica, la seconda per infondere passionalità emotiva a partner e pubblico.
Quando Rocco stava per giocarsi il pene
Nell’episodio sei “Resurrezione dei corpi” a Rocco succede un incidente splatter col pene circonciso che è molto peggio di quello narrato in tv. I punti gli sono saltati in un’erezione durante il sonno lasciandolo bagnato di sangue. È tornato dal medico che però non aveva tutto il materiale sufficiente e gli ha rimesso i punti senza anestesia. Proprio in quei giorni riceve una telefonata per il film “Chamaleon” di John Leslie da girare a Los Angeles. Quindi, per cercare di far cicatrizzare la ferita ogni giorno va al mare ad Ortona. Quando torna dal medico, si accorge di aver sbagliato tutto e si ritrova con cicatrici e bolle di carne. Dopo aver girato il film, torna in Italia per un intervento di chirurgia plastica all’American Hospital di Roma.
La prescrizione post-operatoria era di prendere del ghiaccio da mettere sul pene e Rocco l’ha seguita alla lettera accostando all’organo nudo una busta di plastica piena di cubetti. Dolore lancinante poi più nulla. La busta si era incollata al pene e ad uno strappo energico del porno attore si lacerano i tessuti con corpo cavernoso e nervi in vista. L’errore era stato non mettere il ghiaccio in un panno. Si era procurato una bella ustione di secondo grado che avrebbe rischiato di diventare di terzo se si fosse infettata. L’ha scampata per un pelo solo con le dovute accortezze.
Amore come simbiosi
Un particolare che mi ha stupito è Rocco che lascia tutto tre anni dopo aver iniziato il suo lavoro per amore di una donna, Tina (Linda Caridi), una modella di nudo, nel quinto episodio “L’isola”. Una violenta relazione amorosa. A lei piaceva essere schiaffeggiata e riusciva a venire solo così. Il problema era che a Tina non andava a genio per nulla il mestiere di Rocco e voleva convincerlo a fare il modello. Il pornodivo ci ha provato ma con scarsi risultati perché aveva un corpo troppo muscoloso e strutturato, a detta sua.
Si sono trasferiti in Grecia completamente al verde e sono andati avanti a spaghetti in bianco per quasi un mese. Rocco ne parla come un periodo felice ma nel 1989 si ritrasferiscono a Roma, lui rinizia a fare foto per Schicchi e fa sesso con una ragazza ungherese. Tina fiuta il tradimento e vanno ad Atene ma lei non si fida più accusandolo di essere capace solo di “abbassarsi i pantaloni e scopare” e di averle rovinato la carriera. Alla fine si lasciano.
Sesso e morte
Nella puntata della morte della madre, deceduta a sessantatre anni per cirrosi epatica dovuta ad un’epatite del dopoguerra, Rocco si fa fare un pompino da un’amica di famiglia che vuole consolarlo il giorno stesso del funerale. Nella realtà, l’episodio è successo il giorno dopo. Un’amica della madre settantenne lo chiama dalla finestra del loro condominio e lo invita a salire in casa. Lo consola dalla tristezza cullandolo con la testa sulle sue gambe e la faccia di traverso. Lei gli ripete di non piangere puntandogli il seno sul naso. Ad un certo punto, Rocco si alza col pene duro, glielo appoggia sulle labbra e le schizza lo sperma in faccia senza farsi fare una fellatio. Lei gli dice subito di non preoccuparsi anche se lui si è vergogna molto, si riveste e se ne va. Sembra un tabù ma la pulsione sessuale è molto forte quando la morte è vicina.
L’amico gay
L’amico gay di Rocco è realmente esistito. Si chiamava Franco Caracciolo (Mario Pirrello), cognome d’arte poi affibbiato a Rozsa Tassi, sua moglie, quando recitava nei suoi film. Franco, di famiglia nobile, era l’unica faccia amica che teneva compagnia al pornodivo nei primi anni di carriera, diventando una figura importante nel suo panorama affettivo. Franco è morto mentre Rocco era a girare negli Stati Uniti. Ignaro, quando torna a casa lo cerca ma la sorella gli dice che è morto di Hiv. Franco aveva sempre avuto paura di dirlo perché pensava di perdere l’amicizia delle persone. Nel film l’Anatomie de l’enfer (Pornocrazia, 2004) di Catherine Breillat, Rocco dice di aver usato il ricordo di Franco per modellare il suo personaggio omosessuale.

L’inseparabile cugino Gabriele
Un personaggio curioso che l’ha accompagnato agli albori del suo successo fino alla sua fine, è il cugino di Rocco, Gabriele Galetta (Enrico Borello), morto nel 2020. Partito con lui per diventare attore porno, è poi passato a fare il suo collaboratore. Gabriele lavorava all’archivio della banca del Credito Italiano a Milano, posto ottenuto perché il padre era invalido di guerra, e aveva una moglie e una figlia di quattro anni. In parallelo, si occupava di occultismo e magia nera in tv. Giunto a sapere del lavoro di Rocco, gli telefona per fissare un incontro e lo tormenta per andare con lui. Il pornodivo cerca di dissuaderlo ma alla fine Gabriele riesce a fare di testa sua e lascia moglie e figlia.
Rocco lo descrive come un compagno inseparabile che ha messo la passione sempre in tutto quello che produceva. Il suo “problema” è essersi creato un’altra vita abbandonando completamente quella precedente. Il pornoattore ha raccontato che quando la figlia è venuta al funerale del padre, gli ha chiesto se Gabriele la amasse. Rocco ci è rimasto di sasso perché gli aveva raccontato che sentiva spesso la figlia. Aveva voluto mentire a lui ma soprattutto a se stesso.





