Questa è una rubrica nata ad Halloween sulle relazioni tossiche. Si tratta di rapporti disturbati che nel peggiore dei casi possono portare a gravi conseguenze. L’idea è nata perché sia io che le persone che mi stanno accanto ne hanno almeno vissuto uno nella vita. A volte in modo seriale. Perché sia mai andassimo dallo psicologo per queste sciocchezze (autoironia)! Ma non lo sono. Possono affliggere la nostra intera esistenza senza che riusciamo a uscirne. È importante raccontare per diffondere consapevolezza del problema.
Se volete inviarmi le vostre storie, potete farlo a fioreavvelenato913@gmail.com . Oppure potete scrivermi sul mio profilo Instagram @iamfioreavvelenato . Nomi di persone o luoghi non verranno fatti, se non da voi espressamente indicato.
Il racconto dell’orrore III.
Era la sua prima intervista dal vivo ad una persona mediamente famosa. Era molto emozionata perché si trattava del suo idolo comico del momento. Era arguto e dissacrante, come piaceva a lei, ed era anche un bell’uomo. Le aveva detto di raggiungerlo dietro le quinte dopo lo spettacolo per una breve intervista. Finito lo show, aveva lasciato in un angolo della platea l’amica che l’aveva accompagnata e si era diretta nel suo camerino. Nulla l’aveva preparata a quello che successe da lì a pochi istanti. Quando si era girato e i loro sguardi si erano incontrati, era stata travolta da un’irrefrenabile voglia di fare sesso con lui e aveva percepito che la sensazione era reciproca. All’epoca la prese per attrazione fatale e solo qualche anno più tardi avrebbe capito che quello che era successo tra loro due era stato un forte richiamo alla riproduzione sessuale: i rispettivi organismi avevano riconosciuto di essere compatibili per fare un figlio insieme. Bello! Peccato che qualche mese dopo avrebbe scoperto che la riproduzione di lui non era stato affatto programmata con lei. Continuarono a chiacchierare come se niente fosse e l’attore gli disse che era meglio fare un’intervista al telefono perché non aveva tempo di restare.
Quando il giorno seguente terminarono l’intervista al cellulare, lui passò al contrattacco chiedendole di vedersi. Ci riuscirono soltanto qualche mese più tardi, lei andò a trovarlo in hotel e finalmente poterono sfogare gli istinti che si erano liberati quella sera. Per lei era tutto nuovo, dal sapore adrenalinico. Un uomo più grande che si esibiva in tv la notava e la trattava come una persona intelligente e sexy. Non le sembrava vero. Tuttavia un mese dopo arrivò il primo pugno allo stomaco. La sua compagna era incinta di una bambina che aveva deciso di tenere, malgrado lui nutrisse un’autentica avversione per i bimbi.
Continuarono a messaggiarsi e vedersi ogni quanto lei potesse. Perché era sempre lei che si spendeva per lui, non il contrario. Lo andava a trovare, si interessava della sua vita e della sua arte. Lui parlava di se stesso in terza persona, si sentiva grandioso e importante. Piano piano iniziò ad ingrassare e ogni volta che lo incontrava era sempre più gonfio. Un giorno sniffò cocaina davanti ai suoi occhi e lei capì perché era sempre accelerato, su di giri, con la mente sempre in corsa.
Si accorse che ormai gli scriveva e lo cercava solo lei, era diventato la sua droga. Una dipendenza pericolosa che la portava alle stelle per poi farla sprofondare in abissi di nero sconforto. Pensava che ce l’avesse con lei se non gli scriveva. Pensava che non la volesse più se non gli scriveva. Invece quando lo incontrava era sempre al massimo della forma. Anche quando si erano presi a parole via sms. Ormai aveva compreso da un po’ che era affetto da narcisismo. Il narcisista sta benissimo con se stesso ma provoca continuo dolore agli altri con cui si relaziona.
Fu fortunata quando il suo essersi stufata dei continui filmini della sua mente coincise con la sera in cui lui le diede una botta alla schiena. Voleva per forza fare sesso in auto come voleva lui. Ad un certo punto decise che la sua schiena non era inarcata come doveva essere e le diede un colpo per inarcarla come si deve. La rabbia e l’umiliazione per la molestia appena subita (di cui non si acquisisce subito piena consapevolezza se di lieve entità) fecero sì che lei decidesse di non vederlo più.
Si trattò di una violenza su se stessa il non scrivergli più. Ormai era abituata alla sua droga quotidiana. Ma si accorse che la faceva stare bene, serena, tranquilla interrompere le comunicazioni. Quando qualche mese più tardi, lui la contattò via Facebook – come se si fosse scordato il suo numero di cellulare – per farle un complimento sfacciatamente uguale a quello che le aveva rivolto quando si erano conosciuti, capì una volta di più che non valeva nulla come persona. Rispose semplicemente “grazie” senza continuare il discorso.
Un anno dopo rise molto nel trovare un messaggio sul medesimo social in cui le diceva che sarebbe venuto per uno show nella sua città e se potessero vedersi. Non gli rispose. I narcisisti non hanno la dimensione della realtà e nel momento in cui l’altro capisce la loro vera natura, fanno sempre un’assoluta tristezza come i clown di un circo. Addio Joker.


