Barbie agli operai che le fanno apprezzamenti: “Io non ho una vagina e lui non ha un pene. Non abbiamo genitali“.
Bambina al cinema col padre accanto a me sbotta scandalizzata: “Babbo, è maleducazione, non si dicono queste parole!“
La suddetta bambina mi ha fatto pensare molto durante la visione di Barbie perché era una delle poche presenti in sala occupata da adolescenti in fucsia e rosa e adulti. Al Multiplex dove sono andata hanno dovuto dividere le sale di proiezione per quanta gente si è riversata a vedere il film: vero che è estate e fa caldissimo per il cambiamento climatico, però ieri sera era lunedì, il tipico giorno sfigato al cinema.
Per me Barbie diretto da Greta Gerwig (Piccole Donne, Lady Bird) è stato un’autentica sorpresa. Ero cosciente fosse femminista ma per la prima volta un prodotto approvato dalla Mattel ha un senso di profondità. Il discorso ‘My identity is a superpower’ del personaggio di America Ferrera, una mamma e impiegata di Mattel affezionata alla sua Barbie, contiene di sicuro concetti che abbiamo sempre saputo e che abbiamo spesso condiviso su Instagram ma non abbiamo mai trovato, almeno di recente, in un film del grande schermo. Il monologo che riporto di seguito, inizialmente fatto alla sua Barbie stereotipo (Margot Robbie), servirà poi a far rinsavire ciascuna Barbie che ha subito il lavaggio del cervello dai Ken per istituire il patriarcato a Barbieland.
“È letteralmente impossibile essere una donna. Sei così bella, e così intelligente, e mi uccide che tu non pensi di essere abbastanza brava. Dobbiamo essere sempre straordinarie, ma in qualche modo lo facciamo sempre male. Devi essere magra, ma non troppo sottile. E non puoi mai dire che vuoi essere magra. Devi dire che vuoi essere sana, ma devi anche essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo, ma non puoi essere cattivo. Devi guidare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Dovresti amare essere madre, ma non parlare sempre dei tuoi figli. Devi essere una donna in carriera, ma anche essere sempre preoccupata per le altre persone. Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, che è da pazzi, ma se lo fai notare, sei accusato di lamentarti. Dovresti essere carina per gli uomini, ma non così tanto da tentarli troppo o minacciare altre donne perché dovresti far parte della sorellanza. Ma sempre distinguersi ed essere sempre grati. Ma non dimenticare mai che il sistema è truccato. Quindi, trovare un modo per riconoscerlo, ma anche essere sempre grato. Non devi mai invecchiare, mai essere scortese, mai in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalla linea. È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o dice grazie! E si scopre infatti che non solo stai facendo tutto sbagliato, ma che anche tutto è colpa tua. Sono così stanca di guardare me stessa e tutte le altre donne che si fanno in quattro così che le persone ci apprezzino. E se tutto questo è vero anche per una bambola che rappresenta solo donne, allora non lo so nemmeno”.

“Uffa papà ma che sono tutti questi paroloni, io non ci capisco nulla!” – esclama frustrata la solita bambina accanto a me. Peccato non sia riuscita ad ascoltare la replica del padre. Certo il film non spiega stile enciclopedia cosa sia il patriarcato ma è evidente quando Ken piomba nel Mondo Reale e scopre che sono gli uomini a comandare quando a Barbieland quelli come lui valgono meno di zero. Su questo il film è un po’ ingenuo ma probabilmente perché il format non gli permette di più. Il matriarcato e il patriarcato sono due estremi fatti della stessa sostanza: la dittatura del genere di appartenenza. Ci vorrebbe una società egualitaria anche se alla fine Barbie prende in considerazione la frustrazione di Ken e gli dice di essere se stesso senza aver bisogno di correrle appresso per definire la sua identità. Un bel messaggio di autonomia e indipendenza che la stessa Barbie raccoglie. Invece di vivere felice e contenta con Ken, se ne va nel mondo reale per diventare un essere umano e vivere una nuova avventura.



