Auguste Levêque, Bacchanalia
Leggenda vuole che le donne non abbiano fantasie oppure che ne abbiano relativamente poche. Non ci vuole un genio per capire che l’opinione della società pruriginosa abbia fatto di nuovo centro. Ne creiamo di ogni tipo e spesso sono esplicite, senza contorno romantico o atmosfera. Perchè il loro scopo specifico è eccitare.
I want to tell you something but I’m embarassed.
Say it.
Well,I need you…I need you not to judge me,ok? It’s important you not judge me. Promise me you won’t.
Hey, sweetheart, what?
I want you to rape me.
(The Little Death, 2014)
In genere diamo sfogo a queste quando siamo in attesa di un incontro particolarmente gradito, dobbiamo masturbarci o nel mezzo del sesso col nostro partner. Non ci sentiamo inclini a condividerle per non essere giudicate delle puttane. La lettera scarlatta P come “pervertita” brucia ancora sul nostro petto. Il mondo ci ha abituate a tenere gambe e mente chiuse, trasformandoci in esseri asessuati senza desideri. La donna dà ma non chiede, è il vecchio adagio.
Condividere le fantasie con qualcuno non significa per forza attuarle. Sono uno sfogo naturale in cui l’immaginazione della donna può liberarsi nelle forme più gradite. Si può essere sottomesse, dominatrici, uomini, vampiri, animali, piante, fare BDSM, sesso di gruppo, farlo con sconosciuti o donne, essere guardate, esibirsi e così via.
La fantasia può diventare un’esperienza ma tende a perdere il suo potere. A meno che non si trovi un uomo raro come il Principe Azzurro, che chiamerò Cavaliere Nero, con cui abbiate una sintonia invidiabile, la maggior parte dei nostri parti mentali finisce in qualcosa di insipido. A volte può avere degli effetti nocivi, come per una delle protagoniste del film sopra citato. Il fidanzato combina così bene la sua fantasia di stupro che è spedito dritto all’ospedale col viso tumefatto e il collo rotto.
Il fantasticare non deve farci sentire in colpa. Il motivo è che spesso ci immaginiamo di essere o fare cose che sono il contrario del nostro vissuto. Dobbiamo accettare le nostre fantasie come quelle degli altri. Non stigmatizziamoci credendo di essere A-normali. Se la normalità è definita solo dal sesso pene-in-vagina, allora già sappiamo di vivere in una realtà alterata in cui basta proprio poco per andare fuori dal cerchio.
Le fantasie sono un modo di volerci bene, potenziarci scacciando l’insicurezza ed entrare in contatto con ciò che vogliamo in realtà. Trasformiamo le nostre paure in qualcosa di erotico e appetibile. “Domiamo la bestia”, come scriveva Nancy Friday nel suo storico libro del 1973 dedicato alle fantasie delle donne, My Secret Garden.
Ora siete curiose di sapere su cosa le donne fantasticano di più. Inutile affermare che sono ben diverse da quelle arcinote degli uomini, anche queste inflazionate e solo in parte corrispondenti a verità. Al primo posto ci sono quelle col partner, di frequente uno sconosciuto privo di volto. Al secondo, quelle sullo stupro, inteso però più come una dimostrazione di dominio che di violenza vera e propria. Al terzo, new entry, quelle su personaggi paranormali, dovuto all’influenza del genere letterario Urban Fantasy e Dark Romance con corrispettivi film a seguito.
Vi sentite rincuorate? Liberate dunque le vostre fantasie perchè nessun altro vi sta guardando…o forse sì!