Il Vagina Museum sarà chiuso definitivamente, dobbiamo sostenerlo

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Due settimane fa ho fatto visita al Vagina Museum a Bethnal Green, Londra. Il progetto è nato nel 2017 quando Florence Schechter, la fondatrice, ha scoperto che c’era un museo del pene in Islanda, The Icelandic Phallological Museum, ma non ce ne era uno sulla vulva o vagina e ha deciso di porvi rimedio. Dopo una serie di pop up e esposizioni anche al Fringe Festival di Edimburgo, nel 2019 il Vagina Museum ha trovato una prima sede nel Camden Market di Camden Town grazie a una raccolta fondi che guadagnò quasi 50 mila sterline e ottenne lo status di organizzazione benefica. Nel 2021 ha chiuso in questa location per riaprire a marzo 2022 a Bethnal Green (Poyser Street), sotto due archi della ferrovia (altra raccolta soldi da 85 mila sterline). Il museo potrebbe chiudere tra un mese se non raggiunge la quota necessaria nella nuova raccolta fondi fatta non solo per sopravvivere ma per prosperare.

Lo scopo del museo: celebrare la vagina

Il Museo della Vagina è stato fondato con l’intenzione di spazzare via lo stigma dell’anatomia ginecologica e innescare un cambiamento sociale, passando drasticamente dalla vergogna corporea alla celebrazione. Un museo sulla vagina è necessario perché non siamo in grado di riconoscere la nostra stessa anatomia, molte di noi non sanno dove abbiamo l’uretra e la clitoride, non siamo abituate a guardarci e ad esplorarci. L’esposizione al piano superiore fuga ogni dubbio sulla nostra anatomia e igiene intima. Celebra anche il lavoro degli attivisti nel far cadere la vergogna e combattere la repressione dei nostri organi sessuali, e si parte dall’attivismo delle sex workers. Attenzione particolare anche alla comunità trans, i diritti LGBTQIA+, alla povertà mestruale, lo stigma delle mestruazioni e all’atteggiamento medico sbagliato quando si interagisce con professionisti. È sottolineata l’importanza dell’educazione sessuale per conoscere il proprio corpo e non usare eufemismi per indicare la vulva. Infine, c’è una carrellata di foto che mostrano la molteplice diversità esteriore del nostro organo sessuale.

Le tre gallerie dedicate alle madri della ginecologia

Anarcha, Betsy e Lucy sono state le madri della ginecologia a cui sono dedicate le gallerie espositive del Vagina Museum, per riconoscere il razzismo in campo medico. Erano tre donne nere schiave nell’Alabama dell’Ottocento che avevano subito lesioni dopo il parto. Furono sottoposte a molteplici operazioni senza anestesia da un dottore bianco, J. Marion Sims, definito il “Padre della moderna Ginecologia”. Ben dodici donne si sottoposero ai suoi esperimenti senza consenso, senza anestesia e davanti a un pubblico ma furono registrati solo i nomi di Anarcha, Betsy e Lucy. Sims diventò ricco e famoso usando le tecniche che sviluppava con la sperimentazione umana su donne bianche con anestesia.

L’esposizione sulla menopausa

La menopausa è un argomento di cui non si parla mai abbastanza nei discorsi sulla sessualità. È evitato perché associato alla mezza età e alla fine della riproduttività ma i primi sintomi possono apparire a quarant’anni. Il Vagina Museum li elenca tutti nella sua esposizione al piano terra, distinguendo tra menopausa e perimenopausa, e sottolineando che non sono tutte donne quelle che la attraversano. Nel passato, si capiva quando una donna era in menopausa in base alla sua capacità di fare figli. È citato il caso emblematico di Caterina d’Aragona, la prima moglie di Enrico VIII. Concepì sette volte ma solo un figlio sopravvisse all’infanzia. Quando aveva trentacinque anni, non fu più in grado di rimanere incinta e il re iniziò ad andare dietro a Anna Bolena.

In un angolo della mostra c’è un vestito fatto di bustine di HRT (terapia ormonale sostitutiva) intitolato “My Armour” (La Mia Armatura) di Rhubi Worth e in un pannello informativo si sfata lo stigma sugli ormoni. Quelli di oggi hanno una soglia di sicurezza maggiore rispetto a quelli del passato ma non è obbligatorio prenderli e ognuno è libero di scegliere quale sia la strada migliore per sé. Bello sarebbe essere animali allo stato brado privi di menopausa! Sembra infatti che sia rara nelle creature non umane perché la maggior parte muore dopo non essere più capace di riprodursi.

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